(Foto d'archivio)

Nell'attesa, davanti al tappeto rosso di Palazzo Chigi, è un continuo flash di fotografi.

"E' il parterre delle grandi occasioni, c'è molto interesse per questo bilaterale" scherza Giorgia Meloni rivolta al "plotone" di fotografi poco prima di accogliere a Palazzo Chigi Emmanuel Macron. Con grandi sorrisi, le mani strette a lungo, baci sulle guance e qualche parola sussurrata all'orecchio. A dividerli ci sono le garanzie di sicurezza per l'Ucraina, i formati con cui approcciare a livello internazionale il cammino verso la pace e pure l'atteggiamento da tenere con Donald Trump sui dazi, per citare solo gli ultimi dossier su cui sono state macroscopiche le distanze tra Roma e Parigi. Ma ora è il momento del disgelo.

E proprio per appianare divergenze finora complicate da ricomporre, e verificare che si possa "procedere insieme sulle questioni essenziali", come ha fatto sapere alla vigilia l'Eliseo, il presidente francese ha promosso la sua visita in Italia. Dedicata esclusivamente al bilaterale con la premier - che dura a lungo, oltre due ore - seguito da una cena di lavoro.

Una tappa romana necessaria, aveva spiegato sempre l'Eliseo, per dare il tempo a Macron e Meloni di "parlare e approfondire" le materie più urgenti (c'è anche il Medio Oriente, tra l'altro, a vedere i due governi su posizioni non proprio allineate). Tra i due il colloquio sarà franco, e la premier, stando ai meloniani, chiederà al capo di una nazione che ha definito "amica", oltre che alleata, di evitare di incorrere ancora in episodi, come l'oramai famigerata foto di Tirana, che hanno reso plastico lo scontro. "Pari dignità" se si vuole andare d'accordo, il messaggio recapitato al presidente francese, che si intrattiene a Palazzo Chigi fino a sera. Poi la ripartenza per Parigi, senza dichiarazioni alla stampa, e senza passaggi al Quirinale, che certo non può che approvare il riavvicinamento tra i due e che anzi, secondo alcuni avrebbe favorito l'incontro.

Poco prima di ricevere il francese, Meloni aveva avuto uno scambio di circa un'ora con Robert Fico. Su Gaza e della necessità di un "cessate il fuoco" che vale altrettanto per Kiev. E che non tutti i Paesi europei, nella visione del primo ministro slovacco, sembrano volere davvero, convinti che "continuare la guerra sia il modo per danneggiare la Russia".

Col leader nazionalista di Bratislava la premier aveva parlato anche della Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina - che si terrà a Roma a luglio - per la quale confida in una nutrita presenza internazionale. Magari anche dello stesso Macron.

Vanno poste "le basi" per un "rafforzamento delle relazioni" tra due nazioni "fondatrici dell'Unione", avevano fatto sapere anche fonti italiane, sottolineando i "profondi rapporti bilaterali" e la "collaborazione economica "di livello strategico" - magari sbloccando quel Trattato del Quirinale che, al di là dei contenuti, ben rappresenta la sintonia politica tra due paesi cugini. Sul tavolo anche nuove integrazioni tra le due economie con un focus su ricerca e tecnologie d'avanguardia. Ma si guarda anche alle comuni sfide europee, a partire dall'automotive, capitolo su cui Roma confida in una triangolazione con Parigi e Berlino.

Alla premier italiana, oltre alla competitività, stanno a cuore anche i dossier difesa e migranti, senza scordare il "rafforzamento delle relazioni transatlantiche". Il tutto, viene spiegato, con l'obiettivo di costruire "un'Europa più sovrana, più forte e più prospera". Sul tavolo anche le modalità per reperire "le ingenti risorse" necessarie a finanziare le priorità strategiche europee. Con un "mix" che secondo Roma deve prevedere investimenti privati e fondi comuni.