di FILIPPO LIMONCELLI
Le estati sono sempre più roventi e, con esse, cresce anche la frequenza delle docce. Ma se lavarsi più volte al giorno può sembrare una scelta naturale — per rinfrescarsi e sentirsi puliti — non è sempre un bene per la salute della pelle. Secondo dermatologi ed esperti, l’eccesso di lavaggi, soprattutto se effettuati con acqua troppo calda o con detergenti aggressivi, compromette l’equilibrio naturale dell’epidermide.
Farsi troppe docce può alterare il pH cutaneo, eliminare oli protettivi e batteri buoni, e rendere la pelle più secca, irritata e soggetta a squilibri. A peggiorare il quadro c’è anche la qualità dell’acqua: il calcare, presente in grandi quantità in molte regioni italiane, accentua la secchezza e favorisce micro-lesioni. Anche usando acqua tiepida, la pelle può risentire dell’eccesso di detersione quotidiana, specialmente in estate quando il numero delle docce giornaliere aumenta esponenzialmente.
Gli italiani i più puliti d’Europa — con qualche rischio
Non sorprende che il problema coinvolga in modo particolare l’Italia. Secondo l’Osservatorio Europeo dell’Igiene, il 95% degli italiani fa almeno una doccia al giorno su base annua, un dato che li pone nettamente al primo posto in Europa. Un’abitudine che si intensifica durante l’estate, facendo crescere i rischi legati alla salute della pelle.
A seguire, tra i Paesi europei più attenti alla cura quotidiana del corpo, troviamo il Portogallo (85-94%), e subito dopo Spagna e Grecia (75-84%). Il resto del continente è invece molto più “parsimonioso”: in molte nazioni del nord e centro Europa (come la Francia), meno del 65% della popolazione si fa la doccia ogni giorno. Il Regno Unito e la Germania, ad esempio, mostrano una frequenza notevolmente inferiore, che riflette un approccio culturale e climatico differente.
Nei Paesi più freddi, la scarsa sudorazione rende meno percepita la necessità di lavarsi quotidianamente, e la cura del corpo assume un ruolo meno centrale rispetto alle culture del sud. Tuttavia, il caso italiano dimostra come, al di là del clima, sia soprattutto la cultura dell’igiene a dettare i comportamenti.
Il bidet, simbolo culturale dell’igiene italiana
A rendere ancora più distintiva l’abitudine italiana alla pulizia è la presenza del bidet, un sanitario diffuso capillarmente nelle case italiane ma praticamente assente nel resto d’Europa. Questo elemento, spesso considerato un dettaglio architettonico, ha in realtà influenzato in profondità le pratiche igieniche italiane, contribuendo a radicare comportamenti più attenti e frequenti.
Il bidet, insieme a una forte attenzione alla cura personale tramandata di generazione in generazione, ha trasformato l’igiene in un rito culturale più che in una semplice necessità fisiologica. Secondo l’Osservatorio Europeo dell’Igiene, gli italiani eccellono anche in altri comportamenti virtuosi: sono più diligenti nel lavarsi le mani, nel cambiarsi gli abiti sudati e nell’evitare la trascuratezza corporea, anche nei periodi di freddo.
Questo tratto culturale, che affonda le radici nella tradizione domestica e nella concezione del benessere, continua a distinguere l’Italia rispetto al resto d’Europa, facendo della pulizia quotidiana non solo una questione igienica, ma anche identitaria.