A due anni dalla sorprendente vittoria alle presidenziali del 2023, il leader ultraliberista argentino Javier Milei arriva alle elezioni legislative di medio-termine del 26 ottobre con un livello di consenso sceso ai minimi dall'inizio del mandato e in un'Argentina sfiancata dalle politiche di tagli e aggiustamenti della spesa.
In vista della tornata in cui si rinnovano la metà dei seggi alla Camera e un terzo al Senato, Milei può esibire sul fronte economico un indubbio risultato nel contenimento dell'inflazione, passata dal 200 al 31%.

Un successo ottenuto tuttavia a costo di un chiaro rallentamento dell'attività economica e da forti pressioni svalutative che lo hanno costretto a ricorrere all'aiuto del Fondo Monetario Internazionale e degli Stati Uniti.
Il presidente ha chiuso giovedì la campagna elettorale accusando l'opposizione di portare avanti in Parlamento un "ostruzionismo" per destituirlo e agitando il fantasma di un ritorno del "comunismo castro-chavista" nel Paese.
Il principale partito all'opposizione, la coalizione peronista Fuerza Patria (Fp), sembra invece voler scommettere più sulla stanchezza dell'elettorato per la politica di aggiustamento e austerità di Javier Milei che su proposte proprie.

Senza poter contare sulla figura di Cristina Kirchner - costretta agli arresti domiciliari da una condanna a sei anni per corruzione - il peronismo si aggrappa adesso alla figura del governatore della provincia di Buenos Aires, Axel Kicillof, ma appare ancora alla ricerca di un vero e proprio leader carismatico.
Gli ultimi sondaggi indicano in vista di domenica un risultato incerto, con un testa a testa tra il partito di Milei, La Libertà Avanza, che raccoglie una media attorno al 36%, e Fuerza Patria, rilevata attorno al 34%.