
di ENZO GHIONNI
La puntata di Report sui Commissari del Garante della privacy ha dato ad ognuno la possibilità di valutare il comportamento degli stessi. Ad esempio, è possibile, ma poco probabile, che il Presidente dell’Autorità, Pasquale Stanzione, abbia acquistato la carne per portarla a casa facendosi rimborsare il costo dall’Istituzione che presiede. È probabile, invece, che abbia ritenuto che rendicontare il conto del macellaio con quello del ristorante sia la stessa cosa. Così come è certo che abbia rapporti di grande confidenza con i legali di Sangiuliano, come credo con centinaia di altri professionisti, essendo un giurista di grande corso. Potrebbe darsi che, come sostenuto nel corso della trasmissione, gli stessi legali di Sangiuliano abbiano esercitato pressioni nella meravigliosa vicenda della sua amante, ma questo ipotizzato in ogni rapporto tra giudicante e collegio difensivo, o più genericamente, tra controllante e controllore. È certo che il vicepresidente dell’Autorità, Ginevra Cerrini Feroni, abbia un nome che ricorda i film di Paolo Villaggio e che ricordi la contessa Servelloni Vien Dal Mare o come si chiamava. Ed è certo che ha viaggiato in business, come credo sia normale per un alto rappresentante di un’istituzione per una missione internazionale. È probabile che abbia posto il rischio di danno erariale per la riduzione e poi l’annullamento della multa di 44 milioni di euro a Facebook, prima ridotta e poi annullata. È certo che nonostante ciò il Collegio abbia deciso di annullare la multa ed è molto probabile che dopo la puntata di Report la Corte dei Conti avvii un’inchiesta. È certo che Agostino Ghiglia, componente del Collegio, informava i vertici del suo partito sulle attività del Collegio ed è possibile che gli stessi vertici gli abbiano fornito indicazioni che lui potrebbe aver seguito. È certo che l’ultimo componente del Collegio, Guido Scorza, prima della nomina, si occupava a livello professionale di privacy. Così come è certo che la moglie continua a lavorare presso lo stesso studio legale e che lo stesso, come è normale che sia, abbia seguito dei procedimenti presso il Garante, di cui Scorza è componente. E’ probabile che Scorza si sia pronunciato rispetto a procedimenti seguiti dal suo ex studio legale ed è possibile che ne sia stato influenzato. E’ certo che Scorza ha indossato pubblicamente gli occhiali di Meta e che ha organizzato una serie di eventi del Garante con il patrocinio di Google. Ed è certo che Google e Meta dovrebbero essere l’altra parte del Garante della privacy, gestendo gran parte dei dati che ci riguardano. Le certezze, le possibilità e le probabilità sono mia opinione e bisogna dare atto a Report di averci consentito di farci un’opinione sull’operato dei Componenti del Collegio. Ad esempio, io penso che si dovrebbero dimettere, non perché abbiano commesso qualcosa di illegittimo, ma semplicemente perché hanno perso la qualità essenziale per fare parte di un’Autorità, ossia l’autorevolezza. La riflessione, però, dovrebbe essere più generale e investire la funzione e il ruolo delle Autorità. Nel caso di quella della privacy tre dei quattro componenti hanno sicuramente tutti i titoli per ricoprire quella carica. Il Presidente è un fine giurista, la vicepresidente un professore universitario e Scorza un avvocato affermato. Sono stati nominati dai partiti, ma qualcuno deve nominare i componenti delle Autorità, la nomina parlamentare è, comunque, il mezzo che rappresenta la maggiore garanzia per tutti. E infelici sono le dichiarazioni degli esponenti del Governo e dell’opposizione che richiedono, per ragioni diverse le dimissioni. In primis perché le stesse possono essere rassegnate solo dai componenti del Collegio e poi perché, comunque, li hanno nominati loro e sono loro che si devono assumere la responsabilità dei soggetti che individuano per le alte cariche istituzionali. Le Autorità curano interessi importanti, economicamente molto rilevanti, la puntata di è occupata dalla carne del macellaio e del volo in business class, ha rimarcato il costo per la gestione del Garante, 50 mni di euro, ma una sola sanzione comminata ad un solo operatore può coprire l’intero costo. Quindi sarebbe più opportuno occuparsi dei rapporti tra le Autorità e i soggetti che controllano, che sul costo delle cialde di caffè. Anche i compensi dei componenti del Collegi appaino faraonici se rapportati a quelli di un operaio. Ma sono ben cosa se rapportati ai redditi dei maggiori professionisti che assistono le grandi imprese italiane.
Infine, due parole su Report. Come detto, la puntata ha alimentato dubbi e ha consentito di aprire un dibattito sulla funzione delle Autorità. Bene, benissimo. Ma il tutto viene compromesse dal conflitto di interessi tra un programma che da controllato da un’istituzione, si è immediatamente trasformato in controllore della stessa. Con l’atteggiamento del cerbero. Cosa farà l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni nell’ipotesi in cui gli arrivi una segnalazione per violazione della par condicio da parte di Report? L’informazione deve essere autonoma, indipendente ed obiettiva. E mai come in questo caso Report non lo è stato.














