Con una decisione storica, Moody's promuove il rating sovrano dell'Italia dopo quasi un quarto di secolo riflettendo una crescente fiducia nelle finanze pubbliche della terza economia dell'eurozona e premiando cosi' la stabilita' del governo Meloni, insieme ai suoi sforzi per ridurre il deficit.L'agenzia americana eleva il suo giudizio da Baa3, il livello più basso dell'investment grade, a Baa2, mentre l'outlook del Paese passa da positivo a stabile.
"Siamo soddisfatti della promozione di Moody's, la prima dopo 23 anni.
Un'ulteriore conferma della ritrovata fiducia in questo governo e dunque nell'Italia", ha commentato il ministro dell'economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. Negli ultimi mesi il governo di Giorgia Meloni ha ridotto l'obiettivo di deficit di bilancio per il 2025 al 3% del pil, puntando a scendere anche sotto questa soglia per uscire con un anno di anticipo dalla procedura di infrazione, grazie a entrate fiscali più solide e a minori costi di servizio del debito. Moody's non ha migliorato il rating dell'Italia dal maggio 2002, quando passò da Aa3 ad Aa2, e il giudizio era rimasto inchiodato a Baa3 dal declassamento deciso nell'ottobre 2018.
"L'upgrade - spiega l'agenzia - riflette un solido e costante andamento della stabilità politica e delle politiche economiche, che rafforza l'efficacia delle riforme economiche e fiscali e degli investimenti realizzati nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Indica inoltre la prospettiva di ulteriori interventi di policy a sostegno della crescita e del consolidamento fiscale oltre la scadenza del piano, prevista per agosto 2026. Di conseguenza, prevediamo che l'elevato onere del debito pubblico dell'Italia inizierà a diminuire gradualmente dal 2027 in avanti". Quanto al Pnrr, "l'Italia sta facendo buoni progressi nel conseguimento delle milestone e dei target del Pnrr, collocandosi tra tutti i Paesi dell'Ue come leader per numero di richieste di pagamento e di erogazioni".
L'outlook stabile bilancia i punti di forza e le sfide del profilo creditizio dell'Italia. Da un lato, osserva Moody's, "le riforme volte a migliorare l'efficienza del settore pubblico e l'ambiente imprenditoriale più in generale potrebbero portare a un miglioramento più sostanziale delle prospettive di crescita, con effetti positivi sui conti pubblici". Dall'altro, prosegue, "la riduzione dell'elevato debito italiano dipende da una crescita del Pil relativamente robusta e dall' aumento degli avanzi primari. Ciò significa che una crescita più lenta o un consolidamento fiscale meno marcato rispetto alle nostre attese comprometterebbe le nostre proiezioni di una riduzione del debito". "Il solido settore bancario, la solidità dei bilanci del settore privato e la buona posizione esterna costituiscono ulteriori fattori a sostegno della stabilità economica", aggiunge l'agenzia di rating, secondo cui "questi elementi positivi mitigano — ma difficilmente compenseranno del tutto — l'impatto negativo sull'economia potenziale derivante dall'invecchiamento della popolazione".
La decisione di Moody's, che potrebbe comportare tassi di interesse più bassi sul debito, corona una serie di miglioramenti di rating per l'Italia partito ad aprile e arrivato ora nel ciclo di revisioni autunnali. La prima agenzia ad aprire la strada è stata S&P che ad aprile ha alzato il rating dell'Italia a BBB+ da BBB con outlook stabile, confermando questo giudizio nell'ultima revisione. L'ultima a modificarlo e' stata Fitch, che il 19 settembre scorso ha promosso il rating del Paese, alzato da BBB a BBB+, con outlook passato a "positivo" a "stabile". A meta'ottobre invece Dbrs aveva alzato il rating dell'Italia ad A, mentre l'agenzia Dbrs Morningstar lo aveva elevato ad A (low) da BBB (High), con trend stabile da positivo. A fine ottobre, poi, Scope aveva portato da stabile a positivo l'outlook, a fianco del BBB+ attribuito ai Btp.















