di SALVO CATALDO

PALERMO – Sequestrato denaro per oltre un milione e seicentomila euro all’ex rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea. Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale, è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Messina. L’indagine ha consentito di svelare un sofisticato meccanismo, attraverso il quale l’ex rettore si sarebbe appropriato, indebitamente, di fondi destinati alla ricerca scientifica dell’Università. Al momento vengono contestate plurime ipotesi di peculato: Cuzzocrea, infatti, in qualità di pubblico ufficiale e responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca affidati da enti privati o finanziati da enti pubblici al dipartimento ChiBioFaram dell’Ateneo, “si sarebbe appropriato di ingenti somme di denaro utilizzando, a fini di rimborso spese, documentazione contabile artefatta – ricostruiscono le fiamme gialle -, gonfiata o non inerente ai medesimi progetti di ricerca scientifica formalmente condotti nel quadriennio 2019-2023”.

La procura di Messina, inoltre, ha poi sequestrato, con un provvedimento separato adottato preventivamente in via d’urgenza, oltre 860.000 euro, “con riferimento a ulteriori somme di denaro di cui lo stesso ex rettore si sarebbe appropriato, in ragione del proprio ufficio, avendo distratto a vantaggio di un’azienda agricola a lui riferibile, beni e servizi, in realtà destinati all’Università, ed acquisiti con procedure di affidamento diretto gestite dall’Ateneo”. Anche in relazione a questo sequestro, sono state contestate svariate ipotesi di peculato.

I FATTI

Le indagini, coordinate dai magistrati del dipartimento specializzato in reati contro la pubblica amministrazione e delegate al Nucleo di polizia economico-finanziaria di Messina, avevano preso il via dopo diversi esposti presentati da un membro del Senato accademico riferiti a presunte irregolarità in sede di rimborsi spese nell’ambito dell’attività di ricerca svolta da Cuzzocrea. La lente d’ingrandimento degli investigatori si è soffermata su una copiosa documentazione: giustificativi di spesa, domande di rimborso e mandati di pagamento effettuati dal dipartimento di ChiBioFarAm a favore dell’ex rettore per gli anni che vanno dal 2019 al 2023, distribuiti su circa venti progetti di ricerca dei quali lo stesso era il responsabile scientifico.

Fra le presunte irregolarità riscontrate: la presentazione di scontrini fiscali relativi ad acquisti effettuati, prevalentemente, per spese personali; la richiesta di rimborso di missioni effettuate per attività di ricerca “ma risultate coincidenti con la presenza dell’ex rettore ad eventi ippici”. È emerso, quanto ai rimborsi giustificati tramite la presentazione di scontrini fiscali, che “gli acquisti riguardavano materiali non afferenti alle attività di ricerca (ad esempio materiale elettrico, idraulico ed edile)”. Gli approfondimenti condotti presso i fornitori hanno svelato “la reale destinazione dei materiali”: secondo la guardia di finanza “non erano a beneficio dell’Ateneo, bensì dell’azienda agricola riconducibile all’ex rettore”.

L’indagine ha previsto anche l’attivazione di strumenti di cooperazione giudiziaria internazionale, dal momento che sono stati necessari approfondimenti su fatture provenienti da aziende estere. Sono state quindi avanzate richieste di rogatoria internazionale alle autorità svizzere, statunitensi e inglesi. Istanze che hanno consentito di documentare “gli artifici contabili- ancora le fiamme gialle – operati sulle fatture, essendo stata rilevata, persino, l’alterazione di alcuni documenti, consentendo così di dimostrare l’avvenuto pagamento, in taluni casi, effettuato da soggetti diversi dal richiedente”.

LE MISSIONI DI CUZZOCREA

Un’altra voce consistente di spesa era connessa ad autodichiarate missioni per conto dell’Ateneo. Anche in questo caso, secondo gli investigatori, è emerso che “una quota significativa dei rimborsi richiesti, a fronte di missioni, riguardava spese di viaggio, vitto e alloggio, sostenute dall’ex rettore e, in alcuni casi, da ulteriori suoi ospiti, in località coincidenti con quelle presso cui erano stati disputati concorsi ippici”. Concorsi ai quali lo stesso Cuzzocrea “è risultato aver preso parte”. In questo contesto sono state, inoltre, ricostruite le richieste di rimborso. Istanze puntualmente fatturate, aventi per oggetto “l’effettuazione di servizi fotografici, riguardanti, contrariamente a quanto rappresentato, documentazione fotografica di eventi ippici, dunque non inerenti all’attività di ricerca”.

LE INDAGINI SUL CONTO CORRENTE

Dai movimenti di conto corrente, infine, sono emersi “insoliti accreditamenti, derivanti da bonifici bancari aventi quale beneficiario l’ex rettore, per un totale di ben 210.000 euro, ordinati da numerosi ricercatori facenti parte del gruppo di ricerca del dipartimento di ChioBioFarAm dell’Università di Messina, con varie causali, quali, fra le altre, il rimborso per acquisto di materiale di laboratorio e manutenzione impianti, ovvero di anticipo spese di laboratorio”.

Le indagini, secondo quanto riferisce la guardia di finanza, hanno permesso, allo stato, di “escludere che vi sia stata l’anticipazione di spese per l’acquisto di materiali utili alla ricerca, da parte dei ricercatori, a causa della non riferibilità, ai medesimi ricercatori, delle firme di presentazione delle istanze di rimborso, nonostante fossero state avanzate a loro nome”. Un secondo e complementare filone investigativo, che attiene al sequestro preventivo di urgenza disposto dal pm, scaturisce dalla trasmissione alla Procura, da parte degli attuali vertici dell’Università di Messina, degli esiti della verifica ordinata dalla Commissione audit straordinaria incaricata dal direttore generale dell’Ateneo di effettuare le verifiche relative alla legittimità di 61 decreti di pagamento emessi dal dipartimento ChioBioFarAm.

L’AZIENDA AGRICOLA DI CUZZOCREA

Il controllo interno era volto a verificare la conformità delle procedure di affidamento diretto da parte del dipartimento, tra il 24 gennaio 2023 e l’11 ottobre 2023, a società private o a imprenditori individuali di contratti di fornitura di beni e servizi. Anche in questo caso beni e servizi sarebbero stati forniti “solo formalmente” all’Università per finanziare progetti di ricerca, “essendo stati, in realtà distratti, ad opera dell’ex rettore a beneficio dell’azienda agricola a lui riferibile: la Divaga Società agricola srl. Per gli investigatori i fondi destinati a finanziare progetti di ricerca universitari di cui era il responsabile scientifico Cuzzocrea sarebbero stati “distratti” per fini privati e destinati prevalentemente alla costruzione di una struttura per attività equestri (numerosi campi da equitazione e box ricovero di cavalli) facente capo alla società agricola riferibile all’ex rettore.