di Matteo Forciniti

Si è svolta sabato pomeriggio a Montevideo la “bicicleteada” organizzata dall’Ambasciata d'Italia in Uruguay, una “passeggiata in bici a ritmo lento” tra i monumenti italiani della città. L’iniziativa ha fatto da chiusura al progetto “Montevideo. Una capitale di cultura italiana” avviata nel giugno dello scorso anno e sviluppatasi attraverso diversi eventi.

“L’idea di oggi è quella di condividere con i partecipanti i monumenti della città relazionati all’Italia” ha spiegato il fotografo Ramiro Rodríguez Barilari al momento della partenza in Plaza Matriz, cuore della Ciudad Vieja. Proprio qui si trova una delle opere più significative dell’ingegnere piemontese Luigi Andreoni, il Club Uruguay, elegante edificio inaugurato nel 1888, un periodo di grande crescita per una città che allora aveva una fortissima presenza straniera.

La passeggiata in bicicletta è proseguita poi all’insegna di altri luoghi simbolici legati all’Italia dove sono state realizzate diverse fermate a partire dal Palacio Salvo, opera del milanese Mario Palanti del 1923, e poi ancora: il Monumento al David, una replica della scultura di Michelangelo che si trova presso la Intendencia di Montevideo, il Monumento a Dante Alighieri situato tra la Biblioteca Nazionale e la Facoltà di Diritto dell’Udelar, l’Ospedale Italiano, altro gioiello di Andreoni del 1890 finito oggi in degrado e infine la Placita Anita Garibaldi che ospita un busto e una targa in memoria della moglie dell’eroe dei due mondi.

Fin qui tanta cultura dunque. Un po’ diversa è stata invece la celebrazione finale che ha visto la “bicicleteada” concludersi nella residenza dell’Ambasciata italiana con tanto di pasta e brindisi.

“Iniziative come queste credo che siano molto positive perché mostrano lo straordinario patrimonio italiano che abbiamo qui” spiega Rafael Capano, uno dei membri storici dell’Associazione Calabrese che puntualizza: “Mi aspettavo più gente ma forse la minaccia della pioggia è stato un fattore determinante. La cosa che mi ha sorpreso di più è stata però la parte conclusiva dell’evento perché, onestamente, la pasta con la cultura della città non c’entra niente. Per carità, non voglio sembrare critico e disfattista ma credo che sarebbe stato più opportuno qualcosa di più semplice dopo un’attività fisica”.