di Luca Bianco

"No a un presidente omofobo e pro-Putin" recita uno striscione dispiegato a Montecitorio, ieri mattina da alcuni deputati Pd, tra cui i veneti Alessandro Zan e Rachele Scarpa. Ancora prima di eleggerlo, già è partita la contestazione. Sarà difficile per Lorenzo Fontana, nuovo presidente della Camera dei Deputati, terza carica dello Stato, essere "il presidente di tutti". La cosa non sorprende, soprattutto se si vanno a ripescare vecchie dichiarazioni e prese di posizione del vicesegretario di Matteo Salvini.

Fontana passione sovranismo. Dopo l'exploit nel 2017 di Alternative für Deutschland in Germania, partito considerato da più osservatori come neo-nazista, Fontana esulta: "In Germania grande risultato dei nostri alleati dell'Afd. Forte e diffusa è l'esigenza di un ideale identitario, unica salvezza per questa Europa che ha dimenticato se stessa". Sulla Brexit: "Con l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona – cioè la richiesta ufficiale del Regno Unito di uscire dall'Unione Europea – si apre l'inizio di una nuova epoca. Speriamo che sia l'avvio di un cambiamento che possa tramutare l'attuale incubo dell'Unione Europea in un sogno per tutti i cittadini". L'elogio per Donald Trump appena insediatosi alla Casa Bianca: "Il 20 gennaio 2017 è una data spartiacque della storia. Trump ha sdoganato termini che i neoliberisti avevano affossato: confini, difesa delle genti e delle produzioni, sicurezza, interessi nazionali. La globalizzazione è fallita". Per poi aggiungere: "Da Trump l'Ue ha tanto da imparare. I nemici d'Europa non sono i populisti, ma chi non crede nei nostri valori e nella nostra identità".

Ma quali sono, secondo Lorenzo Fontana, i "nostri valori e la nostra identità"? Qui, quanto detto dal diretto interessato è una vasta selezione. Cerchiamo di individuare i passaggi principali. In un convegno dell'associazione Pro Vita Onlus disse che i matrimoni gay e la teoria del gender, da un lato, e l'immigrazione di massa dall'altro, "mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni" paventando il rischio di "cancellazione del nostro popolo". È la teoria della Grande Sostituzione, un invito a nozze per l'alleata Giorgia Meloni, già in perfetta sintonia con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, altro punto di riferimento di Fontana, su questi temi. Nel 2017, stesso giorno dell'insediamento di Trump, il neo-presidente di Montecitorio aderisce alla petizione lanciata da Generazione Famiglia per bloccare la partecipazione di alcuni ragazzi ad uno spettacolo teatrale: "No allo spettacolo Fa'fafine, è indottrinamento gender tra i banchi di scuola. Un'iniziativa imbarazzante e piuttosto grave: in scena un bambino vive problemi identitari che lo portano a credersi in un giorno femmina e l'altro maschio. L'identità sessuale non è un orientamento creativo".

La lotta contro l'aborto: "Siamo a fianco dei tanti in marcia per la vita a Roma. Non si può parlare dei diritti dei bambini se non si parte da quello fondamentale: il diritto di nascere. La sinistra si ostina a colmare il vuoto demografico importando immigrati, noi invece diciamo che per tornare a crescere bisogna tornare a fare figli". L'ex ministro della Famiglia nel primo governo Conte è passato alle cronache anche per aver contribuito a organizzare nel 2019 il congresso mondiale della Famiglia, un'iniziativa conservatrice di origine cristiano-americana. "La famiglia che riconosciamo e che sosterremo, anche economicamente, è quella sancita e tutelata dalla Costituzione". Nessuno spazio per famiglie con coppie omosessuali. "Ci hanno detto che siamo retrogradi, clericali. Come ha detto San Pio X, quando vi dicono queste cose statene fieri. E noi siamo fieri di dire che ci devono essere una mamma e un papà". E ancora: "Ritengo l'utero in affitto qualcosa che non fa parte del futuro che ho in testa. Lo Stato non deve entrare nelle camere da letto".

Fontana passione Putin. Scorrendo tweet e dichiarazioni del passato, prima del 24 febbraio di quest'anno, sembra di scorrere un manuale di propaganda del Cremlino. Dopo l'annessione della Crimea, nel 2014: "La schiacciante vittoria del partito di Vladimir Putin nelle elezioni regionali in Crimea è l'attestazione di come il popolo della Crimea sente di essere tornato alla casa madre. La Ue dovrebbe fare un passo indietro sulle sanzioni alla Russia. Non si tratta – prosegue Fontana – di essere pro o contro Putin, ma pro o contro la volontà di un popolo. E Bruxelles non conosce e non rispetta i popolo". Una presa di posizione che allo stesso eurodeputato leghista (all'epoca) vale persino un 'premio' da Mosca: Russia Unita, il partito di Putin e a lungo alleato della Lega di Salvini, invita ufficialmente esponenti del Carroccio in Crimea come 'osservatori indipendenti' alle elezioni successive.

Nel 2016, il vicesegretario della Lega, parlamentare europeo, se la prende ancora una volta con l'Unione Europea. "Il Parlamento europeo gioca alla guerra e c'è ancora qualcuno che non ha capito che la Russia deve essere un partner fondamentale e non un nemico, ma ormai il mondo sta cambiando, nonostante questa Ue, per fortuna" afferma Fontana commentando la risoluzione approvata dalla plenaria contro la "propaganda anti-Ue" della Russia e di altri paesi. 6 anni dopo, sarà Putin stesso a "giocare alla guerra" in Ucraina. "Il governo italiano – rilancia Fontana – fomenta la guerra. La scelta di schierare militari al confine russo è schizofrenica e gravissima: le forze mondialiste combattono la Russia identitaria invece di occuparsi del terrorismo islamico". Anche qui, secondo il nuovo presidente della Camera, la guerra viene vista come un gioco fuori dalla storia: "L'esercito lo si schieri per fermare l'immigrazione incontrollata, invece di giocare alla guerra fredda". Nel 2018, con l'arrivo al potere del Carroccio, la battaglia di Fontana si intensifica: "Via le sanzioni alla Russia. "L'Italia governata da M5s e Lega – si chiede, retorico, alla vigilia del primo governo guidato da Giuseppe Conte – continuerà a sostenere le sanzioni alla Russia? Io mi auguro di no. Sono contro i nostri interessi. La Russia ha sempre fatto parte dell'Europa".

Un occhio al suo profilo Twitter. Rubrica fissa: il santo del giorno. Da come ne twitta, per Fontana il 7 ottobre dovrebbe avere pari dignità con il 25 aprile, il 1° maggio o il 2 giugno. È il giorno in cui si ricorda la Madonna del Rosario, in omaggio alla vittoria nella Battaglia di Lepanto ottenuta lo stesso giorno di 451 anni fa dalla Lega Santa (sotto la guida di papa Pio V) contro l'avanzata musulmana. "L'Europa cristiana, fiera della sua identità, otteneva una straordinaria vittoria". Grande passione per i papi conservatori. Il giorno di San Francesco, il 4 ottobre: "Un caro augurio a tutti i Francesco". Ma nessun riferimento al papa attuale, omonimo del santo di Assisi. La maggior parte dei suoi twitt è dedicata, santi a parte, all'Islam. O meglio: "Contro il fanatismo islamico". E allora via con un post dedicato a Oriana Fallaci, "vittima del politicamente corretto". La denuncia, ogni volta che ne accade una, della "ennesima strage" contro i cristiani al grido di #Stopcristianofobia. A Venezia vogliono fare un museo dedicato al mondo islamico? "Ostruiremo i lavori. Ci piazzeremo giorno e notte davanti al cantiere. Dormiremo e mangeremo lì, dovranno portarci via con la forza". E il nuovo presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana afferma: "Il Veneto vuole l'indipendenza, non musei islamici".