Giorgia Meloni (Depositphotos)

Undici ore. Tanto è durata la seduta della commissione Bilancio della Camera sulla manovra: un "tour de force" al termine del quale, però, non è stato approvato alcun emendamento. In particolare finora sono stati messi ai voti circa cento emendamenti dell'opposizione: tutti rispediti al mittente.

Oltre 420 sono stati invece accantonati, una decina ritirati e ne restano teoricamente da trattare poco più di 800, oltre al pacchetto di “correttivi” presentati dal governo, quelli dei relatori ed eventuali riformulazioni. Al momento, dunque, nessun testo è stato ancora ufficialmente approvato. Morale della favola: i tempi si allungano con i lavori per la limatura della legge di Bilancio che si sono aggiornati nuovamente nel pomeriggio di ieri, con le trattative tra governo e gruppi (di maggioranza e opposizione) durate fino a tarda serata. L'obiettivo dichiarato della commissione? Chiudere l'esame del dispositivo quanto prima, così da consentirne l'approdo in Aula (inizialmente previsto alle ore 13 di oggi oppure nel pomeriggio) per poi dare il via alla discussione generale entro il 23 sera (non è esclusa la richiesta di un'ulteriore seduta notturna in Aula a Montecitorio fra giovedì e venerdì o addirittura sabato mattina).

Probabile, a questo punto, che il governo possa mettere il voto di fiducia. Anche perché, in caso di mancata approvazione, potrebbe scattare il tanto temuto esercizio provvisorio. Circostanza, quest'ultima, seccamente smentita dalla premier Giorgia Meloni e dal vicepremier Matteo Salvini ("siamo pronti a correre per approvare la Manovra entro il 31"). In ogni caso, qualora “il Parlamento ritenesse di non modificare la manovra”, per il Mef il testo già approvato in Cdm “andrebbe benissimo” e sarebbe poi quello presentato in Aula e “sul quale si porrà la fiducia, con l'eccezione della riformulazione sul Pos" è trapelato da fonti del ministero. Intanto emergono le prime indiscrezioni sui contenuti della norma. Ci sarà l'indicizzazione delle pensioni con la rivalutazione di quelle tra 4 e 5 volte il minimo che sale dall'80 all'85% e anche la possibilità di rinegoziare il mutuo passando dal tasso variabile al fisso. Tutto ok anche per la misura "salva calcio" che vale quasi 900 milioni.

Cambia il bonus cultura che diventa CartaG e si potrà ottenere con un Isee familiare fino a 35mila euro o il massimo dei voti all'esame di maturità. "Azzerare 18App? E' uno schiaffo a giovani e cultura. Recuperano 230 milioni di euro e dove li mettono? Per le società di Serie A" ha commentato, piccato, Matteo Renzi "padre" del bonus. Salta la proposta di uno "scudo fiscale" per gli evasori totali, come ha reso noto il deputato di FI Roberto Pella, uno dei relatori. E le opposizioni - dalla Serracchiani (Pd) a Conte (M5S) - hanno cantato vittoria. "Sorveglieremo affinché non torni l'intenzione di ripresentarlo" ha commentato Conte.