Il teatro Ariston di Sanremo (Depositphotos)

Scandalo a Sanremo. Di più, scandali in serie, e mai più sito del festival della canzone italiana. L'edizione numero 73 è sfuggita di mano alla Rai, La maratona della canzonetta trasformata in sfoghi di rapper violenti, in esibizione di fasulli predicatori di libertà e quant'altro. L'anarchia totale sul palco del teatro Ariston. Le canzoni finora elevate solo a livello di pretesto, fatta eccezione, ovviamente, per Morandi, Ranieri e Al Bano. Di tutto di più sul fronte dello sconcio, escluso la buona musica o il verso da apprezzare, gustare, godere. 

Il pademonio al festival della canzone. É tutto un susseguirsi di episodi disgustosi. L'Ariston è diventato una tribuna aperta, spalancata a beneficio di chi è in grado di pronunciare insulti o rivendicazioni. Il palcoscenico anche di manifestazioni violente: tale Blanco cantante, ha sfasciato metà scenografia in diretta tv. Lo scandalo è ormai palese, e la Rai organizzatore dell'evento che dovrebbe rappresentare la migliore espressione della canzone in Italia? Abbiate pazienza e saprete. 

Intanto, Blanco mette a soqquadro il palcoscenico; Matteo Salvini dice che il festival è "uno schifo e a me non piace, la costituzione non si fa con le canzoni". Gli risponde il conduttore Amadeus, molto bravo nel suo lavoro, ma che in coscienza, dovrebbe convenire che qualche peccatuccio lo ha commesso. In nome dell'audience, evidentemente. E meno male che ci hanno risparmiato l'esibizione del premier ucraino Zelensky. Facciamoci il segno della croce: evitata l'esplosione di un caro internazionale. 

Lo sconcio è serale, all'Ariston. Finora nessuna tappa festivaliera si è conclusa senza discutibili esibizioni. Blanco, poi il rapper Fedez, lui sì parimenti scandaloso: strappata in diretta una vecchia foto del vice ministro delle infrastrutture Galeazzo Bignami travestito da nazista. Come se non fosse sufficiente come rappresentazione del disgusto, il rapper ha condito la personale esibizione con attacchi alla ministra Roccella. La destra è insorta. "Trasformare un evento di musica in una deinigrazione sistematica del Paese è sbagliato", firmato Maurizio Gasparri vice presidente del Senato. 

Tragica la terza serata della rassegna ormai sempre meno canora. A margine il commento del ministro della Cultura, leghista pure lui, comunque di destra. Gennaro Sangiuliano si fa carico di un rimbrotto. "Il Festival dovrebbe dedicare un ricordo a tutti gli italiani e le italiane che persero la vita nelle Foibe". Appunto, già che ci siamo. "Pure rispettosissimo dell'autonomia dell'arte e del lavoro culturale degli artisti". 

E la Rai? "Per l'azienda la libertà è un diritto sacrosanto", afferma il direttore dell'Intrattenimento, Stefano Colletta. Libertà diventa una parola grossa, non appropriata, al cospetto dell'uscita scomposta del rapper e del freestyle di Fedez. "Il servizio pubblico non può ammettere". Ma l'ottimo presentatore come si pone? Amadeus tira un colpo al cerchio e un altro alla botte. "Sul palco dell'Ariston c'è totale libertà di parola, però è importante che ognuno si assuma la responsabilità di ciò che dice". 

Provvedimenti a carico di artisti e personaggi che fanno del linguaggio scomposto il loro momentaneo cavallo di battaglia? Zero assoluto. Ma c'è anche chi si indigna, vivaddio. Il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa. "Siamo davanti a un'autentica e costante ricerca del clamore". Grande sponsor di tutto ciò, la Rai a caccia dei record di audience. 

Cancellato Zelensky, qualche apprensione era legata a Pala Egonu, Si interrogavano un poì tutti: chissà cosa dirà di scabroso la più forte pallavolista al mondo? Italiana figlia di africani, portabandiera italiana alle olimpiadi di Tokyo 2021, è molto impegnata sul fronte del razzismo. Proprio il motivo che l'ha indotta a lasciare la nazionale italiana, dopo aver scelto di andare a giocare in Turchia, ovviamente per soldi. Come è giusto e corretto per una professionista di tale alto livello. 

Paola Egonu, elegantissima all'Ariston, ha tirato uno smash dei suoi. Una botta di quelle che fanno male, salvo poi addolcire il colpo. "L'Italia è un  Paese razzista", e qui un po' di gente, in Rai, sarà sbiancata di brutto. Paolo ha interpretato un monologo. "Vasco Rossi perdente di successo, io ho pià vinto che perso, ma questo non fa di me una perdente". Tracce di veleno, poi gli zuccherini finali. "Amo la maglia azzurra. L'Italia è razzista, ma sta migliorando".   

A modesto, modestissimo avviso di questo giornale, la Rai è passata finora di gaffe in gaffe. Addirittura una collezione a Sanremo, al punto di costringere i vertici aziendali ad indire una riunione. La presidente Soldi e l'ad Ca Fuortes hanno discusso sulla possibilità di "intervenire a termini di legge, oltre il modo doblamente censorico adottato, rispetto a quanto detto e fatto da Fedez nel corso del suo intervento show". 

L'ultima gaffe Rai in ordine di tempo, a Sanremo. Dove va in scena la tragicommedia dell'azienda di Stato. Situazioni increciose una dopo l'altra, si rischia di perdere il conto. Non vi saranno però – questo è certo – riflessi negativi sui dati d'ascolto, come pure nelle entrate pubblicitarie, già oltre i cinquanta milioni. Ma al di là di queste valutazioni, comunque si importanti, resta la Caporetto gestionale della Rai. 

In riferimento al festival che ha smarrito la propria identità e gli scopi che dovrebbero caratterizzarlo. Senza contare il tentativo di spallata da parte di un concorrente che mira a strappare alla Rai l'organizzazione, La cordata dell'agente Presta – potente manager delle star dello spettacolo – ha già inviato una lettera al Comune di Sanremo. Il gruppo sarebbe pronto a subentrare, anche in ragione del fatto che la convenzione Sanremo-Rai scade quest'anno. 

La risposta del sindaco Alberto Biancheri della Lista Civica il Centro? "Vedremo". Ovvero, all'italiana.