Sembra arrivata a una svolta l'indagine sull'omicidio dei coniugi macedoni, da anni residenti a Sacile (Pordenone) uccisi nel sonno a colpi di pistola assieme alla figlia quattordicenne, la notte tra il 25 e il 26 agosto mentre erano in vacanza nel loro paese d'origine a Debar. La Polizia di quel paese ha fermato - come riporta il Tgr del Friuli Venezia Giulia - due persone che sarebbero state identificate grazie all'esame del dna effettuate su campioni prelevati nel luogo del delitto, ma nel massacro sarebbe coinvolta anche una terza persona, una giovane donna. Maggiore indiziata della strage la figlia maggiore Blerta Pocesta.

LA RIVELAZIONE DEL CUGINO: "E' STATA LA FIGLIA MAGGIORE"
Secondo suo cugino Amir - contattato dal Tgr - la ragazza avrebbe confessato il triplice delitto e da ieri sera si trova in carcere. "Ci sono prove che la incastrano" ha detto. Tra queste alcune foto che la ritraggono in Macedonia nelle ore del dramma. La notizia dell'arresto è stata pubblicata anche su alcuni siti macedoni. In particolare i portali in lingua macedone Zhurnal e Infoskip, citando fonti in lingua albanese, affermano che, a ideare e compiere il triplice omicidio sarebbe stata proprio la giovane Blerta (25 anni) che per mascherare il suo gesto, sempre secondo i media macedoni, dopo la diffusione della notizia della strage si sarebbe recata a Debar, la località di residenza della famiglia Pocesta nell'ovest della Macedonia al confine con l'Albania, dove poi sarebbe stata poi arrestata.

CON LEI ARRESTATI ANCHE DUE MACEDONI
Con Blerta Pocesta - proseguono i media locali - sarebbero finiti in manette altri due uomini macedoni, uno dei quali avrebbe procurato alla donna la pistola del delitto, mentre l'altro avrebbe collaborato all'organizzazione della strage offrendo supporto logistico. Anche le due figlie superstiti di Amit e Nazmie Pocesta sono state sottoposte a fermo di polizia in Macedonia e da ieri sono a disposizione dell'autorità giudiziaria macedone.

RICOSTRUITE LE FASI DEL TRIPLICE DELITTO
Blerta Pocesta non era rientrata in Italia due giorni prima del delitto, come credevano invece i parenti. Il 26 agosto sarebbe stata ancora in Macedonia. Ricostruite anche le fasi del triplice delitto: la 14enne Anila sarebbe stata svegliata dai colpi di pistola, poi avrebbe iniziato a gridare e forse a chiamare la madre. A quel punto sarebbe stata raggiunta dall'assassino nella stanza dove si trovava. L'omicida, per zittirla, le avrebbe messo la mano sul volto e poi le avrebbe sparato. Così come poco prima aveva fatto con Amit (55 anni) e Nazmie (53) Pocesta, i genitori giustiziati.

INDAGINI ANCHE IN ITALIA
Ma gli inquirenti continuano a lavorare anche in Italia con la Squadra Mobile di Pordenone guidata dalla dirigente Brunella Marziani: sabato gli agenti, con i colleghi della Scientifica, del Gabinetto interregionale di Padova e della Postale hanno perquisito l'abitazione di Cornadella di Sacile dove viveva la famiglia Pocesta. Un sopralluogo durato tre ore al termine del quale la casa e' stata posta sotto sequestro. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Monica Carraturo, a oggi non sembrano aver accantonato alcuna pista, a parte quella della rapina, visto che dall'abitazione di Debar nulla era stato prelevato.