A tre mesi dalla tragedia del ponte Morandi, il decreto Genova, è diventato legge. Tra polemiche, grida di giubilo e contestazioni, il Senato ha infatti "detto si" al provvedimento licenziato dal governo a fine settembre, per avviare la ricostruzione del viadotto. Nel testo sono contenuti anche riferimenti relativi ad altre emergenze. Il via libera è arrivato con 167 voti favorevoli, 49 contrari e 53 astensioni. A favore hanno votato i due partiti di maggioranza (Lega e M5s) più Fratelli d'Italia, contro il Pd e Leu, mentre Forza Italia ha optato per l'astensione. Tra quanti hanno scelto di non votare figurano anche dieci dissidenti del M5s capitanati da Gregorio De Falco.

A dispetto dei numeri agevoli per la maggioranza, quello appena archiviato è stato un iter costellato da polemiche e colpi di scena, culminati nel voto di martedì sera delle commissioni riunite Ambiente e Lavori Pubblici sull'emendamento relativo al condono a Ischia, su cui il governo è stato battuto. Proprio sull'articolo 25 e sul condono per le abitazioni colpite dal sisma nell'isola campana, anche ieri si è concentrata la tensione tra maggioranza e opposizioni, che si è trasformata in vera e propria bagarre al momento del voto finale.

Che si sarebbe trattato di una seduta ad alta tensione lo si era facilmente capito dall'inizio, quando ha preso la parola l'ex-premier Matteo Renzi per attaccare il M5s colpevole, a suo dire, di aver "cancellato la parola onestà in nome del condono a Ischia". Ma il punto più alto della tensione si è avuto quando il ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli ha platealmente esultato facendo il gesto del pugno. I parlamentari dell'opposizione hanno fortemente contestato tale atteggiamento, rivolgendosi alla presidente Elisabetti Casellati che, a sua volta, ha parlato di "gesto poco commendevole". La stessa presidente, al culmine delle contestazioni, ha pesantemente stigmatizzato il comportamento dei colleghi, ricordando le 43 vittime del crollo del ponte Morandi e confessando di aver "immaginato un'aula diversa", dopo aver parlato di "asilo infantile" e di "brutto segnale per la democrazia parlamentare". Toninelli, dal canto suo, ha spiegato di aver esultato per "la città e la gente di Genova".

 

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