Di certo le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, leghista, non avranno fatto piacere all’altra metà del governo italiano, composto dalla galassia pentastellata. Un affondo vero e proprio contro il punto di forza della campagna elettorale di Luigi Di Maio e compagnia bella. Nel mirino, le promesse del MoVimento 5 Stelle: "Purtroppo il programma elettorale di M5S al Sud ha registrato larghi consensi probabilmente anche perché era previsto il reddito di cittadinanza. Credo che abbia orientato pochissimi elettori della mie zone. Magari è l'Italia che non ci piace, ma con cui dobbiamo confrontarci e governare".

Insomma, una bella stoccata questa da parte di Giorgetti che in qualche maniera ha anche cercato di mandare un messaggio al Nord di chiaro stampo leghista, quel Nord che ha fatto intendere di non apprezzare l’appoggio del Carroccio verso quello che viene definito come puro assistenzialismo. Il sottosegretario poi nel corso del convegno "Sovranismo vs populismo" tenutosi a Palazzo Giustiniani, a Roma, è intervenuto ovviamente anche sulla difficile negoziazione tra l’esecutivo e l’Unione europea per quel che riguarda la manovra: "Dietro i decimali" della trattativa Italia-Ue sulla manovra "si sta consumando uno scontro tra una Commissione in scadenza di mandato e un governo cosiddetto populista-sovranista. Un governo al quale, piaccia o non piaccia, gli italiani hanno dato il consenso. Più le elite in Europa e in Italia osteggiano questo governo, tanto più il popolo simpatizzerà con lui".

Giorgetti si è detto poi abbastanza convinto sulla bontà del lavoro portato a termine fino a oggi da Lega e M5S: "Questo esecutivo è l'unico governo che può governare, e io dico bene, e che tiene unito il Paese". "Può durare nella misura in cui quello che sta scritto nel contratto di governo, che è una miscela dei due programmi elettorali, può essere realizzato. Dura – ha aggiunto - finché questo tipo di tensione è in grado di resistere alla volontà che proviene da fattori esterni a questo Paese che vogliono di mettere fine a questo governo populista e sovranista che governa un grande Paese e che rischia di far saltare gli equilibri consolidati dell'Europa. Quando non sarà possibile finirà, ma allora la parola torni al popolo perché senza il suo consenso un governo non può esistere".

Il sottosegretario poi ha rispedito al mittente le accuse di un improvviso dietrofront dell’esecutivo che si sarebbe genuflesso alla volontà dell’Ue di rivedere al ribasso la manovra: "Nessuna retromarcia, le marce si mettono per andare avanti e per fare il bene del Paese. Abbiamo presentato una proposta che ci sembra faccia il bene dell'Italia, speriamo la capiscano anche in Europa. Non andiamo allo scontro per lo scontro. Difendiamo gli interessi degli italiani". Comunque la trattativa con l'Europa sulla manovra "prosegue, dobbiamo aspettare ancora qualche ora. Forse anche sabato, o addirittura domenica, ma il fatto che vada avanti significa che tutte le parti vogliono trovare una soluzione".