"4 maggio, ma che è 'stu quatt' 'e maggio?" Nella lingua napoletana equivale a chiedere "come mai tanta confusione?". Da noi a Napoli e in tutta la Campania questo giorno è associato allo 'sfratto', inteso in termini dialettali: al trasloco. Le famiglie napoletane cambiavano casa in questo fatidico giorno, che dunque era chiassoso e polveroso, un giorno in cui - chi cambiava casa - doveva spostare mobilia e arredamenti in un altro appartamento, talvolta in altre città... Il primo a fissare la norma, nel 1587, fu il vicerè Juan de Zunica conte di Morales, che stabilì al primo di maggio la data dei traslochi. Ma il primo maggio era la festa dei santi Filippo e Giacomo, così il viceré Pedro Fernandez de Castro, conte di Lemos, nel 1611 fissò la data del 4 maggio. Entro le ore 18 di quella data un inquilino doveva uscire e un altro subentrare. "In quell'ora lo scompiglio e il disordine regnavano ovunque; un tal don Ranunzio era già nel cortile della nuova casa con i suoi undici figli. [...] Di sopra c'era ancora l'inquilino uscente, don Rosario... - racconta Carlo Dalbon - Durante il 4 maggio Napoli pullulava di carrette trainate da asini, buoi e cavalli... " E proprio oggi, 4 maggio, il governatore-sceriffo della Regione Campania Vincenzo De Luca ha dato lo sfratto. A tutti i napoletani. "Uscite, spostatevi, andate in giro - ha sentenziato - su carrette trainate da asini, buoi e cavalli ...e senza autocertificazioni, riaprite i ristoranti, le pizzerie, i pub... Uscite!!!" E così Napoli potrà riprendere riprende la vita di sempre sfrattando finalmente 'o coronavirus.. micidiale sconosciuto, settimo e più aggressivo agente della perniciosa famiglia dei coronavirus, un cosino piccolo un ottantamiliardesimo di un metro e anche meno.... Spostato, sfrattato questo maledetto killer che fino a ieri, domenica, aveva risucchiato il caos di Napoli sparirà... Fuaaahh. Eppure per giorni e giorni il virus maledetto aveva cambiato la città: Napoli si era trasformata, non era più la stessa...il caos non c’era più. Non c’era più la Napoli in terza fila, non c’era più Napoli impaziente e numerosa alle fermate degli autobus, non c’era più Napoli nei bar e nei ristoranti, non c’era più Napoli sul lungomare, non c’era più Napoli che spara e che spaccia. Non c’era più Napoli. Il coronavirus aveva inventato la città perfetta. Napoli senza napoletani. Sì, la ricetta dei benpensanti: Napoli bellissima senza i suoi abitanti ammuinatori, ferlocchi, contrabbandieri, avvocati, posteggiatori abusivi, strascinafacenne, putipù, triccheballacche, mandolinisti, pizzaioli e Maria Marì. Lo stereotipo mondiale. "Un paradiso abitato da diavoli", il libro scritto da Benedetto Croce nel 1923 che però annotava: "Un proverbio che non ha più corso". Quell’illuminato lucchese cinquecentesco di Bernardino Daniello, commentatore di Dante, scrisse ai suoi tempi: "Io pur venni a Napoli gentile e per bene dove la natura propone fra se stessa di dare questo paradiso ad habitare a diavoli". E Piovano Arlotto, sacerdote fiorentino burlone e boccaccesco, già un secolo prima aveva scritto: "L’aria di Napoli opera bene in tutte le cose e male negli uomini senza i quali Napoli sarebbe un Paradiso". Allora il coronavirus aveva fatto il miracolo: il paradiso senza più i suoi diavoli. I droni hanno sorvolato per settimane la città ritraendo immagini di vie e piazze deserte: via Roma e via Chiaia le strade dello shopping, piazza Dante con le librerie chiuse, negozi e pizzerie sbarrati, monumenti ancora più maestosi nella loro solitudine, il Maschio Angioino, Castel Sant’Elmo, la bocca vuota del San Paolo. Sì, forse c’è stata un po' di gente alla Pignasecca, il più popolare, variopinto e frequentato mercato di Napoli, nel cuore della città, però, avevano la mascherina e si muovevano svelti. Tra i giardinetti di Piazza Nazionale, verso Poggioreale, hanno giocato per lunghe giornate, rincorrendosi alcuni bambini. E anche Piazza Garibaldi, davanti alla Stazione centrale, non è stata poi così deserta, però risultava molto scremata la sua popolazione multi-etnica, neri d’Africa e occhi a mandorla. Due vigili urbani nei giorni scorsi erano stati aggrediti dopo avere fermato un giovane spacciatore al lavoro, però con regolare mascherina. La polizia ferroviaria aveva fermato un viaggiatore sceso da un treno e privo di autocertificazione. E quando gli avevano chiesto il motivo del suo arrivo a Napoli. lui ha risposto: "Sono venuto a trovare lavoro...". I furbetti del coronavirus però non sono mancati. In via Caracciolo, un venticinquenne di Montecalvario, che faceva la sua corsa salutista, alla vista del posto di blocco ha finto inutilmente un malore. Denunciato per la sua libera uscita vietata. Ad Ercolano, fuori città, un uomo di 44 anni di straordinaria nobiltà deambulatoria ha passeggiato addirittura in calesse. Fermato e denunciato dai carabinieri: il "coprifuoco" da coronavirus non consente amenità in calesse. Giovedì due ventenni, in via Toledo, erano alla ricerca di un negozio per comprare un joystick, rimedio ineludibile alla loro quarantena: fermati dai carabinieri e consigliati a farsi un solitario con carte napoletane. Ci sono state anche file, udite, udite, "ordinate", come al nord davanti ai supermercati e ai bancomat, mascherine e distanze rispettate. Hanno circolato - giurano - duecento autobus che sembravano tanti, pochi passeggeri alle fermate. E sono state sempre accese le luci di Palazzo San Giacomo: il sindaco De Magistris e la sua giunta rivoluzionata e traballante lavoravano, avevano ben altri virus nella maggioranza. Vincenzo De Luca, il presidente della Regione per definizione "lo sceriffo" che, in ogni apparizione, non riesce a liberarsi dalla imitazione di Crozza, ha emanato per settimane ordinanze severissime. . Ha detto e ripetuto a più riprese: "Dobbiamo fare come i cinesi, quelli sì che sanno chiudere tutto". Contestato da avvocati e giuristi perché i suoi "provvedimenti cinesi" sono incostituzionali ecco la sua ultima stoccata proprio sabato scorso:" Ho trovato a fare footing vecchi cinghialoni della mia età... andavano a correre senza mascherine con una tuta che arrivava alla caviglia, con una seconda tuta alla zuava alle ginocchia, con un terzo pantaloncino sopra. Questi andrebbero arrestati a vista per oltraggio al pudore. " L’immensa Piazza del Plebiscito è stata per settimane un vuoto di 25mila metri quadrati fra la basilica di San Francesco di Paola e Palazzo reale. Ma è così dal 1994 quando Bassolino, sindaco di belle vedute, la pedonalizzò sottraendola alla distesa di automobili che resisteva dal 1963 quando fu destinata a parcheggio autorizzato. Negli Ospedali dei Colli si è lavorato sempre contro la pandemia. E Paolo Ascierto, primario del Pascale dove sono curati i pazienti affetti da tumore, ha continuato e continua imperterrito a somministrare ai contagiati dal coronavirus un farmaco anti-artrite che rallenterebbe l’infezione. Continua a stare in contatto con ospedali cinesi 'o prufessore ma anche con ni colleghi dell Roswell Park Institute, l’ospedale oncologico di Bufalo nello Stato di New York. Non è stato però come nei giorni del colera del 1973, assassine le cozze crude, personaggio indimenticabile il vibrione, tanta paura al ritorno dalle ferie estive, un milione di napoletani vaccinati in una settimana, le navi della Sesta Flotta americana regalarono le siringhe a pistola, la ballerina inglese Linda Heyckeey, prima vittima, era stata ricoverata per una banale enterocolite. Non è stato nemmeno come ai tempi dell’ultima guerra, tanta gente per strada, scompariva al suono dell’allarme aereo, più di cento bombardamenti sulla città. Furono battaglie contro nemici conosciuti, il vibrione, le bombe. Ma da oggi è diverso. "Sì, perchè De Luca, con i napoletani, ha sfrattato anche il coronavirus, questa schifezza di nemico invisibile e sconosciuto...ciao ciao scurnacchiat!!!!," spiega Raffaele Esposito, portiere-tutto fare e memoria storica della Napoli festaiola dei circoli marinari, , intervistato per anni da giornali e Tv nello stabile più antico di via Caracciolo... Non si sa ancora nulla però del misterioso uovo che Virgilio avrebbe posto in una caraffa piena d’acqua protetta da una gabbia di ferro e appesa a una trave di quercia nei sotterranei del castello omonimo, Castel dell’Ovo, sulla propaggine di via Partenope, oltre il porticciolo di Santa Lucia. La leggenda recita: "Da quell’ovo pendono tutti li facti e la fortuna del Castel Marino". Per estensione, se l’uovo si rompe, non va in rovina solo il Castello, ma tutta Napoli. Dove si gioca sempre al Lotto, e vengono suggeriti questi numeri: 48 morto che parla che è diventato ‘o cinese, 73 l’ospedale, 90 la paura, 67 la corona, 47 il virus. Ai quali sono stati aggiunti, da stamattina 20 lo Sfratto intimato e 39 lo Sfratto ricevuto...Finora, in ordine sparso, sono usciti il 90 a Cagliari e il 48 a Napoli. Sfrattati: da oggi a Napoli e in Campania si potrà passeggiare senza fasce orarie, ok alla corsa senza mascherina e all'asporto. Potrà tornare ad allenarsi anche la squadra del Napoli. "Per la Regione Campania ci sono tutte le condizioni per consentire la ripresa degli allenamenti della squadra di De Lauren bis" ha detto "lo sceriffo". Finite le vacanze sul terrazzino a mare della sua originale abitazione a Palazzo Donn’Anna, il calciatore azzurro Dries Mertens per giorni ha detto che si allenava con un bottiglione di vino. Scrivendo su Instagram: "Un po’ di vino è la soluzione a tanti problemi". E Lorenzo Insigne dalla sua nuova casa in via Petrarca, sulla collina di Posillipo, ha donato centomila euro agli ospedali napoletani. Dal suo balcone oggi appare e canta: "Un giorno all’improvviso". 4 maggio: Napoli torna il "Paradiso abitato da diavoli".

Voi che ne dite?

Meglio così. O no???

di ANONIMO NAPOLETANO