Non solo in Uruguay, ma anche in Argentina c’è un tema che da oramai più di due mesi non si riesce a sviluppare come si dovrebbe: quello degli italiani bloccati all’estero che non riescono dunque a tornare in Patria. Un grande problema che anche noi, come quotidiano, abbiamo seguito sin dall’inizio, anche con un reportage che ha riportato tutta la rabbia, ma soprattutto la delusione, di centinaia di connazionali (circa 1.000 tra Buenos Aires e Montevideo) ‘costretti’ a restare in Sud-America: persone che sono rimaste sconfortate dalla Farnesina e dai rappresentanti locali che poco o nulla hanno fatto. Un grido di dolore che viene da tutta l’Argentina, compresa la Patagonia. Sull’argomento ieri è intervenuto (dopo i vari interventi anche della politica italiana) anche Daniele Marconcini, presidente dei Mantovani nel mondo, che ha scritto alla Regione Lombardia chiedendo di intervenire quanto prima, considerando il fatto che lo stesso Sud-America sta diventando il nuovo focolaio della pandemia. Nella missiva Marconcini spiega di aver ricevuto mail di tanti conterranei in questo momento in Argentina che denunciano di essere stati in pratica abbandonati e di trovarsi senza soldi (c’è chi addirittura è costretto a mangiare ciò che resta del fruttivendolo), laddove di denari ne servirebbero tantissimi per poter cercare di salire su un aereo. Altro problema è appunto il mezzo di trasporto: in pratica gli aeroporti sono bloccati, come quello di Buenos Aires che resterà tale per almeno altri due mesi. Insomma, regna una disorganizzazione niente male (anche tra consolati e consolati, per fortuna non troppi) dove a farne le spese sono appunto questi italiani. E Marconcini dunque chiede alla Lombardia di interessarsi direttamente della situazione con una certa urgenza, anche per via del fatto che appunto dal governo non ci sono state particolari risposte. Parole tante, fatti pochi. Secondo il presidente, il sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo "dovrebbe essere convocato urgentemente per un’audizione parlamentare sulla situazione dei rientri e soprattutto occorrerebbe una verifica ufficiale sulla gestione dei rientri da parte delle Commissioni Esteri di Camera e Senato per verificare l’attività delle reti consolari e di chi istituzionalmente e politicamente doveva agire". Appunto, doveva agire. Perché la sensazione che si è avuta è che in Argentina, così come in Uruguay, le urgenze potessero essere altre. Come la costruzione del nuovo consolato a Montevideo, fortemente voluto proprio da Merlo. Buon senso avrebbe voluto che il sottosegretario (nativo proprio di Buenos Aires) in questo momento storico sospendesse qualsiasi idea di ‘edificare’ qualcosa che non avesse a che fare con il Coronavirus e destinasse questi fondi a chi ne ha bisogno ora come non mai: gli italiani bloccati all’estero, come quelli che ora si trovano in Argentina e Uruguay. Ripetiamo: una volta finita la pandemia, si tornasse a parlare di questa nuova area consolare.