E' un ragazzo di 13 anni il più grave degli intossicati nell'incendio che si è sviluppato questa mattina in un palazzo di via Cogne, periferia nord di Milano. Oltre a lui, altre 12 persone hanno respirato i fumi del rogo e sono state soccorse dai vigili del fuoco. Tutto lo stabile, che ha 13 piani, è stato immediatamente evacuato, anche se al momento dell'incendio erano molti gli inquilini che per lavoro non vi si trovavano a casa.

RAGAZZINO IN CONDIZIONI GRAVISSIME
Il ragazzino è stato ricoverato in rianimazione e la sua vita è attaccata all'Ecmo, la macchina per la respirazione extracorporea. Il 13enne ha origini straniere (è nordafricano) ma ha la cittadinanza italiana. Rimane in prognosi riservata ma le sue condizioni, secondo quanto appreso, appaiono ancora gravissime. Al momento dell'arrivo all'ospedale Sacco, dove è stato ricoverato, era già in arresto cardiaco.

FIAMME PARTITE DAL 10MO PIANO
Secondo quanto appreso, quando dei pompieri sono arrivati sul posto, le fiamme, sembra partite dal 10mo piano dell'edificio, erano già molto alte e coinvolgevano anche il piano superiore, quello in cui i soccorritori sono entrati salvando il ragazzo. Il fumo molto fitto ha reso particolarmente difficile l'intervento per la mancanza di visibilità.

IL ROGO SCATENATO DA UN'ESPLOSIONE
Delle persone intossicate, 3 sono state portate in codice giallo all'ospedale San Carlo, e dieci in codice verde smistate tra le strutture ospedaliere del Sacco, ma anche a Rho e al Fatebenefratelli. Il palazzo dove si è sviluppato l'incendio ha 13 piani, e secondo quanto appreso, sembra verosimile che a scatenare le fiamme sia stata un'esplosione.

NELLO STESSO PALAZZO L'OMICIDIO DELL'EX CALCIATORE
L'indirizzo dello stabile è lo stesso in cui, a fine novembre, fu prima attirato e poi ucciso l'ex calciatore Andrea La Rosa. In un garage della palazzina, La Rosa fu ammazzato con una coltellata alla gola e poi messo in un fusto da gasolio, come rilevato dalle indagini condotte dai carabinieri di Milano. Fu un debito da 38mila euro a spingere la 59enne Antonietta Biancaniello e il figlio Raffaele Rullo ad architettare la morte dell'uomo, uccidendolo, occultando il cadavere e poi tentando di sciogliere il corpo nell'acido.