Loro chi? “Loro 1”,  il film su Silvio Berlusconi che “racconta fatti verosimili o inventati sull’Italia tra il 2000 e il 2010”. La firma è del regista da Oscar del cinema, Paolo Sorrentino. Interpretato da Toni Servillo, l’attore e artista non solo de “La grande bellezza”, l’ex premier appare sullo schermo brevemente e solo nella parte finale.

Giovanni Esposito firma la regia del film da ieri nelle sale italiane. Berlusconi ha assistito alla prima nella villa di Arcore, circondato dai fedelissimi della politica. Fugati i timori, Sorrentino è stato molto soft con lui. La pellicola non è dissacrante. Al limite è definibile addirittura tenera nei confronti del cavaliere.

Immaginato e rappresentato come “mistero inavvicinabile, formidabile cantore di se stesso”, identificato da Sorrentino con un’espressione molto cara a Ernest Hemingway. “Non c’è nessuno che vive la propria vita fino in fondo eccetto i toreri”. L’immagine-compendio può essere infatti in una frase di Paolo Sorrentino. “La visione compendiaria che si può avere di Berlusconi è quella di un torero”.

L’opera propone l’esatto contrario del “Divo”. Dove la figura immobile di Giulio Andreotti era assecondata con uno sguardo scatenante. Servillo, impeccabile e magnifico, nei panni di Berlusconi truccato da Berlusconi, irrompe sulla scena vestito da odalisca. Abbigliato così nel tentativo di riconquistare e di far ridere Veronica Lario, persa nella lettura dei libri di Josè Saramago, interpretata da Elena Sofia Ricci. Il volto a Mike Bongiorno lo dà Ugo Pagliai.

“Loro 1” è il primo di due film, il secondo uscirà il 10 maggio. Paolo Sorrentino ha ambientato la storia tra la Roma dei Fori Imperiali e Villa Certosa in Sardegna. Dove una pecorella spinta dalla necessità di trovare frescura entra nel salotto deserto della villa. Finisce stecchita, congelata dal condizionare acceso a palla. Il film ha richiesto un’attesa di dodici mesi, consumati tra polemiche, ammonimenti, minacce.

In un’ora e dieci minuti il corpo è rappresentato come seduzione del potere. Berlusconi evocato e truccato nel film appare più umano e al tempo stesso più detestabile. Truccato vistosamente da donna, rivela l’aspetto transessuale della sua personalità. Mike Bongiorno è un nome vero, come pure quello di Noemi Letizia, ricordate, vero? Riccardo Scamarcio interpreta l’imprenditore barese Morra, che ricorda il faccendiere Tarantini. Giovanni Esposito, il cantante e chitarrista Apicella. Lo chansonnier
voce e suono delle feste a Villa Certosa e ad Arcore.

L’idea forte di Lele Mora è Fabrizio Sala, impersonato da Roberto De Francesco. Ma le donne dell’ex premier, presenze abituali, scabrose, chiacchierate ai festini organizzati dagli uomini di Berlusconi? Due su tutte: Kasia Smutniak, bella e tosta, ricorda la Began, l’ape regine dei convegni a base di tutto, l’albanese Kira. Pasqualina Sanna, la ex dello show “La Pupa e il secchione”, fa Noemi Letizia. Silvio Berlusconi, nel film, guarda il circo del sesso solo da lontano. La politica viene liquidata in poche battute. Il racconto dei fatti non segue il principio della rilevanza.

Un abile trucco cinematografico che si propone, spiega Sorrentino, come unico fine “di provare a scavare a tentoni nella coscienza dell’uomo”. In esposizione nella macelleria del sesso molti corpi femminili. In bella vista il sesso ambito e praticato, spesso pecoreccio, però niente fellatio. Il ministro Santino nella parte del traditore. Sergio Morra, ovvero Tarantini, corruttore e puttaniere. Servillo Berlusconi fa per scherzo l’odalisca. Sedurre la moglie Veronica è lo scopo, ma l’obiettivo non viene raggiunto dal corteggiatore di ritorno.

Il film presenta Berlusconi come una sorta di lubrificante in grado di far girare da solo il mondo. Intorno a lui, la corte degli accoliti in un caos inverosimile. I prati all’inglese di Villa Certosa rasati da robot e sorvegliati da camerieri e attendenti. Un angolo in palese contraddizione con la giostra di corpi femminili e maschili presenti nella prima parte del film.

Sorrentino riesce in pieno nell’esercizio che gli viene meglio. La capacità di rendere umani i suoi personaggi attraverso il mondo il modo visionario che ha di raccontarli. Il corpo di Berlusconi viene presentato come lo conosciamo e lo rivediamo ogni giorno, da due decenni almeno a questa parte: denti bianchissimi, la fronte alta, i capelli formato moquette. E l’arma della seduzione, la migliore delle sue prerogative. Sguardi e parole, il potere che esercita, l’avidità del mondo che lo circonda, propenso a regalargli l’ovazione.

Paolo Sorrentino condensa e sintetizza i concetti. “Il mio racconto, nella prima parte del
film, riferisce di un momento storico definitivamente chiuso”. L’eclisse di Silvio Berlusconi è presente nel racconto cinematografico. Come pure l’umanità, che è la stessa dalla corte di Re Sole alle stanze di Mussolini, fino ai sotterranei squallidi del sottopotere. Interpretato da Riccardo Scamarcio, l’imprenditore Sergio Morra, corruttore e intimamente corrotto pure lui, impersona l’eterno italiano. L’incarnazione di un farabutto dell’età post moderna, infantile e guascone, privo di ogni remora. Il classico pericoloso bastardo dalla faccia d’angelo, pronto a tutto per evadere dalla propria provincia.

“Loro 1” è il fotoromanzo dell’eterno Paese dei Balocchi, la nostra Italia, presente in ciascuno di noi. Chi si ritiene innocente scagli la prima pietra. Intanto, il film. Sul filo dell’autoironia e forse dell’autoparodia. Quelle di Sorrentino