Mercado Modelo Montevideo
L'ingresso al Mercado Modelo di Montevideo

Alle 7:30 di lunedì mattina sulla calle Cadiz c’è un via vai di camion e di gente. Il traffico è caotico e irregolare dovuto al transito dei camion riempiti di frutta e verdura.  Siamo nei pressi del Mercado Modelo di Montevideo e da qui oggi partiranno centinaia di camion che porteranno carichi di prodotti ortofrutticoli in tutto l’Uruguay.

La porta d’entrata del mercato all’ingrosso più grande del paese è a pochi metri ma sulle vie adiacenti già dalle prime ore dell’alba è cominciata una frenetica circolazione.

 

La storia e il presente del Mercado Modelo

Inaugurato nel 1937, questo mercato è uno dei luoghi più italiani nella storia di Montevideo. Ma lo sarà ancora per poco dato che presto chiuderà i battenti: nei giorni scorsi sono stati inaugurati i lavori per la costruzione della Unidad Alimentaria di Montevideo, una struttura più grande e confortevole che dal 2020 accoglierà produttori e intermediari.

Mercado Modelo Montevideo
L'interno caotico di una nomale mattina al Mercado Modelo

La chiusura imminente del Mercado Modelo

Sarà la fine di un’epoca, simbolo di una realtà in crescita che si avvia verso la modernizzazione. Nonostante il trascorso degli anni e il cambio di generazioni, la presenza italiana all’interno del Mercado Modelo continua ad essere fortissima. La si può trovare ovunque, in ogni angolo tra le cassette di mele, pomodori, patate e quant’altro: Guarino, Moizo, Calcetto, Bertolotti, Caporale, Langone, Monzillo, Marino, Pepe, Pizzorno, Gentile, Yorio...

Si fa fatica a camminare pochi metri senza alzare gli occhi e incontrare cognomi familiari, tracce evidenti di un’identità mai del tutto persa. Furono prevalentemente gli emigrati italiani infatti ha prendere il controllo dell’intero settore della frutta e la verdura in un paese dalla scarsa cultura della coltivazione dove regna incontrastato l’allevamento intensivo e la potente industria della carne.

Le prospettive di un emigrato italiano

“Da qui ho visto passare migliaia di connazionali, paesani, amici e conoscenti. Soprattutto gente del sud ma non solo. Forse un giorno potrei scrivere un libro su questa storia”.  Parla con calma e con una leggera malinconia Cono Vallone, uno dei pochi italiani rimasti in prima linea da queste parti.

Cono Vallone al Mercado Modelo
Cono Vallone, un emigrato salernitano nel suo locale all'interno del Mercado Modelo

Tra pompelmi e limoni, arance e mandarini, scorrono i frammenti di una vita intera dedicata al lavoro, un destino comune a quello di tanti emigrati con il sogno di fare l’America.  A Cono Vallone lo conoscono in tanti all’interno della comunità italiana per la musica, la sua grande passione che lo accompagna fin da bambino e che lo ha portato a cantare in diversi spettacoli e feste di associazioni: “La passione è nata grazie a mio fratello che studiava musica e da bambino mi faceva ascoltare tante cose, soprattutto la lirica e le canzoni napoletane”.

Il Futuro della Unidad Alimentaria

Uno dei ricordi che custodisce con più affetto è l’esibizione per la festa degli ottant’anni del Mercado Modelo che si è svolta lo scorso dicembre dove, su richiesta del pubblico, ha cantato ‘O sole mio.  “È stato uno dei momenti più belli in quarant’anni di presenza al mercato”.  È stato quasi un degno arrivederci dopo una lunga carriera dato che lui non si trasferirà all’interno della nuova struttura che si sta costruendo.

Bertolotti
Un discedente della famiglia Bertolotti

“Sarà sicuramente un mercato più bello, accogliente e moderno. Però per noi aumenteranno i costi, lanciarsi in questo nuovo progetto è un grande interrogativo. Occorrerà fare un investimento importante ma io non ho più l’età e non me la sento. Con l’entusiasmo giovanile sarebbe stato diverso. Comunque credo che tutto si aggiusterà con il tempo, anche questo mercato nei suoi primi anni aveva poca gente ma poi è cresciuto”. Tali preoccupazioni vengono condivise anche da molte altre persone qui. Per produttori e intermediari aumenterà il prezzo dell’affitto del loro spazio.  Questa cifra oggi è di 18 dollari al metro quadrato ma si prevede che possa raggiungere i 25 dollari all’interno della nuova Unidad Alimentaria.

L'impronta ancora presente delle famiglie italiane

“Il rischio è che possano trasferirsi solo i grandi gruppi. Per i più piccoli ci sono tanti rischi. Molti hanno paura”. Antonio Caporale, figlio di un emigrato di Atena Lucana, dice che “molto probabilmente” non si trasferiranno per via degli alti costi.  “Già il settore di per sé ha delle grosse problematiche. Se si aggiungono ulteriori costi la situazione sarà ancora più negativa. La tentazione di lasciare tutto è molto forte” afferma durante una breve pausa.

Antonio Caporale da Atena Lucana
Antonio Caporale da Atena Lucana
L'impatto della chiusura sulle famiglie italiane

I cugini Moizo originari di Acqui Terme (Alessandria) invocano prudenza: “Certo, siamo preoccupati come lo sono quasi tutti qui ma prima bisognerà capire bene come andranno le cose”. All’interno del bar adiacente al mercato, sorseggiando un caffè, si dibatte su ciò che provocherà questo grande cambiamento, annunciato fin dagli anni novanta e che dovrebbe concretizzarsi per il 2020.

I cugini Moizo
I cugini Moizo originari di Acqui Terme (Alessandria)

Seduti al tavolo, insieme a Vallone, ci sono anche Giuseppe Del Negro e Ricardo Guarino. Il primo, originario di Atena Lucana, è un ex produttore che oggi è in pensione ma viene a farsi spesso una passeggiata qui.  La sua visione è abbastanza pessimista: “Questo mercato l’ho visto crescere in cinquant’anni di attività. Credo che adesso con la nuova sede i piccoli non potranno andare per via degli alti costi dell’affitto. Si dovrebbe cercare un modo per venire incontro alle loro esigenze”.

Guarino
L'azienda Guarino fu fondata da un emigrato lombardo a fine ottocento

Ricardo Guarino rappresenta invece un caso diverso.  È il titolare dell’azienda che porta il suo cognome, una grossa impresa radicata a Salto che commercializza agrumi. Una tradizione iniziata nel 1896 con le prime coltivazioni curate dal nonno di Pavia: “Inizialmente aveva solo patate e cipolle ma poi riuscì a comprare un terreno di 17 ettari. Per quell’epoca era un’enormità. Nel tempo siamo cresciuti. Adesso siamo la terza generazione e produciamo soprattutto arance e mandarini che esportiamo in Europa e anche in Italia. Dall’Italia importiamo anche kiwi e pere per il consumo locale”.  Sul nuovo mercato che sorgerà sulla ruta 5, Guarino non ha dubbi e crede che sia “assolutamente necessario” avere a disposizione una “struttura più moderna in grado di assicurare le ultime tecnologie. I limiti della struttura attuale costruita negli anni trenta sono molto evidenti”.

(di Matteo Forciniti)