Bagarini no, non sarebbe appropriato definirli tali. “Saltafila” sì. Mestiere, lavoro, professione in voga a Firenze, abitata in questi tempi da file interminabili di visitatori martellati da un sole implacabile.

L’esercizio del saltafila rende abbastanza, nella città d’arte impegnata a delocalizzare i turisti, anche in previsione della golden horde, l’onda d'oro.  Traducibile facilmente nella massa di turisti che affolla le città d’arte, sempre più numerosi giorno dopo giorno. Relative a Firenze, le stime parlano di sedici milioni di presenze nel 2030: sei in più rispetto a quelli del 2018. Delocalizzare sarà quindi un’impresa.  Il numero non sarebbe di per sé proibitivo, ma Firenze, al contrario delle grandi città d’arte europee, deve concentrare l’onda d’oro del turismo in un fazzoletto di pochi kilometri quadrati.

Saltafila, chi era costui? Semplicemente il praticante di un curioso mestiere. A Firenze lo esercitano i venditori di biglietti che consentono di saltare la fila di turisti sotto il sole, in attesa disciplinata di poter entrare agli Uffizi o in Duomo. Un mestiere, un’attività illegale, questa esercitata dai saltafila?  Nessuna forma di illegalità, come peraltro confermato dall’esito di un’inchiesta della Procura di Firenze di qualche anno fa. Però è comunque una bella impressione vedere ventisette promoter che si muovono su e giù a lato della fila infinita di turisti in attesa di entrare nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. Il Duomo di Firenze. I saltafila propongono l’accesso diretto tra la Cupola del Brunelleschi e il Campanile di Giotto.

Una combriccola di furbetti? Ma no: operano con tanto di budge a tracolla, in camicia bianca e cravatta rossa, il logo della loro agenzia sulla parte sinistra del petto. Vendono ingressi per evitare la fila, i prezzi sono comunque salati. Il biglietto cumulativo costa diciotto euro, i saltafila delle agenzie lo vendono a quarantacinque, guida inclusa. Ovvero, con la formula all inclusive. I saltafila, di questi tempi, riescono a tirare su buoni affari. Anzi ottimi: non sono pochi ventisette euro in più per ogni biglietto cumulativo.

Non chiamateli bagarini, per carità di Dio. Quelli sono perseguibili, loro no. Agli Uffizi un grande stendardo, lo scritto su pannello rosso, mette i turisti in guardia dai bagarini.   Quattrocento metri di coda martedì sotto mezzogiorno, i turisti boccheggianti, ed eccoli apparire, i saltafila. Predatori in servizio presso agenzie private e tour operator, offrono comodi passe-portout per venti-venticinque persone, con tanto di guida turistica in lingua inglese. Ragazzi giovani e giovanissimi, quasi tutti stranieri, prendono di mira i turisti più accaldati e impazienti. In concorrenza fra loro, si dedicano anche ai visitatori in possesso di ingressi prenotati ad orari prefissati. Sono in fila sotto il sole anche loro, e lì che scatta l’abbordaggio.

Vi conviene fare il biglietto con noi, altrimenti dovete sciropparvi due ore di coda per entrare al Duomo e starci giusto dieci minuti. Intanto, potete andare a visitare il Battistero, basta scannerizzare il biglietto su un dispositivo e siete dentro”.  I direttori dei musei fiorentini hanno dichiarato guerra da subito ai saltafila. Ma le code agli Uffizi ci sono sempre, più lunghe di prima in questo periodo. È stato istituito un vicino punto d’informazione, allo scopo di evitare che i turisti finiscano nelle trappole dei bagarini e dei saltafila. Che cominciano a essere tanti, troppi. E spesso diventano aggressivi, cercano di superare i cordoni, infilandosi nei musei. Custodi e controlli non ne possono più. Ne consegue l’impossibilità di prenotare biglietti online per il giorno stesso: le agenzie facevano man bassa di ticket ogni mattina.

Risultato: i visitatori restano a bocca asciutta. Accadeva gli Uffizi, ora è la volta del Duomo. In realtà i saltafila sono ovunque, con le loro offerte da quarantacinque euro per evitare le attese anche alla Galleria dell’Accademia, alla basilica di Santa Croce, al giardino di Boboli.  Il loro curioso lavoro si ispira e rispecchia fedelmente un adagio antico: il tempo è denaro. Il motto degli Una specie implacabili saltafila in servizio permanente tra le  interminabili file di turisti accaldati e sfiniti in attesa dell’incontro con le meraviglie artistiche di Firenze.