In prigione dallo scorso marzo, prima a Dubai e poi ad Abu Dhabi, l’italiano Massimo Sacco torna a far sentire la sua voce attraverso il disperato appello via radio della compagna Monia Moscatelli.

Intervenuta ai microfoni de "I Lunatici" su Rai Radio2, ha fatto mandare in onda la registrazione di una telefonata avuta con Sacco dal carcere. “Mi hanno sottoposto a torture di ogni tipo, scosse elettriche ai genitali, il mio testicolo sinistro è grande come un'arancia. Ho tre costole incrinate. Aiutami, ho i giorni contati, sto morendo” dice l’uomo.

Ammanettato con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti, Sacco ha sempre negato ogni addebito: “Al momento dell'arresto ero titolare unico di una società di ristrutturazione negli Emirati con appalti milionari. Dopo il mio arresto, con accusa di traffico internazionale di stupefacenti, per 10 grammi di cocaina, senza nessuna prova oggettiva, hanno fatto di tutto per farmi confessare”.

Poi aggiunge che il suo “stato di salute è al collasso” e che ha “perso 13 chili in 15 giorni”, in quanto affetto da una “devastante microcitemia" che "rischio a breve si trasformi in leucemia". In un ospedale dove è stato portato "vorrebbero curarmi dandomi del ferro, ma questo equivarrebbe a condannarmi a morte e proprio per il rifiuto di prendere le medicine prescritte”.

Fonti della Farnesina fanno sapere che “il caso del connazionale Massimo Sacco, detenuto negli Emirati Arabi Uniti, è seguito dal principio con la massima attenzione dall'Ambasciata d'Italia ad Abu Dhabi, in stretto raccordo con la Farnesina. La Rappresentanza è in costante contatto con il connazionale, i suoi legali e i suoi familiari per prestare ogni assistenza necessaria, oltre che con le autorità del carcere e i medici che lo hanno in cura”.