Il Partito democratico porta la via della seta in Parlamento. Approfittando delle divisioni che sono deflgrate all'interno della maggioranza nelle ultime quarantott'ore sulla fima della "Belt and Road Initiative", il programma di investimenti al quale il governo gialloverde vorrebbe apporre la firma, gli uomini di Nicola Zingaretti vogliono che il ministro degli Esteri Enzo Moavero si presenti in Senato a spiegare cosa diamine stia succedendo.

Perché sia Luigi Di Maio, con l'intero Movimento 5 stelle, sia il sottosegretario leghista allo Sviluppo Economico Michele Geraci si sono dati un gran da fare per la messa a punto dell'intesa, che dovrebbe essere siglata la prossima settimana. Ma ieri Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti hanno tirato il freno a mano. L'interrogazione urgente appena depositata si configura come un atto pesante, perché al primo firmatario, il capogruppo in commissione Esteri Alessandro Alfieri, si sono unite le sottoscrizioni dell'intero gruppo democratico a Palazzo Madama.

"Secondo diversi analisti – sono le preoccupazioni avanzate nel testo - la Bri è un progetto attraverso il quale la Cina sta provando ad assicurarsi influenza sull'economia mondiale per i prossimi decenni, legando a sé moltissimi paesi tramite prestiti, finanziamenti e il controllo diretto di grosse infrastrutture commerciali". Il Pd sottolinea come già nel settembre dell'anno scorso Di Maio si era detto pronto a sottoscrivere un memorandum di adesione, e che, una volta apposta la firma del governo, l'Italia sarebbe l'unico paese del G7 e dell'Europa occidentale ad sottoscrivere l'accordo. Tocca quindi il tasto sul quale, secondo le indiscrezioni, sarebbe mutata anche l'opinione di Salvini: "Secondo quanto fatto trapelare dall'amministrazione statunitense tale scelta minerebbe la collaborazione tra le aziende americane e italiane, nonché l'interoperatività della Nato, mettendo in sostanza a rischio la nostra funzionalità nell'Alleanza Atlantica".

Aggiungendo poi che nell'aprile del 2018 un report di tutti gli ambasciatori Ue aveva sancito la criticità del progetto. E proprio sulle parole del segretario leghista ("Se si tratta di colonizzare l'Italia e le sue imprese da parte di potenze straniere, non ci stiamo") e di Giorgetti ("non potrà contenere impegni che possano creare interferenze di ordine strategico") Alfieri e i suoi fanno leva per incunearsi nelle contraddizioni del governo. Moavero dovrà dunque spiegare se "non ritenga doveroso e urgente chiarire quali siano gli indirizzi del governo in materia di politica economica internazionale". Insomma: cosa diamine sta succedendo?