Di Maio l’ha detta chiara dopo non averla mai nascosta: basta con alleanze elettorali con il Pd, una è bastata e avanzata pure per dire mai più. Non è solo l’Umbria, qui Di Maio raccontano abbia avuto sondaggio analisi del voto very fast che dicono uno su due degli ex elettori M5S astenuti per non dare il voto anche al Pd alleato di M5S. Ma non è solo l’Umbria nella testa di Di Maio a dire che è il Pd la malattia, la fonte di contagio/sconfitta da cui tenersi lontani. Di Maio con il Pd non ci voleva fare neanche il governo nazionale, non l’aveva nascosto. Ora pronuncia una sorta di: l’avevo detto io…

Di Maio coerente con se stesso (con la sua cultura e formazione del tutto avversa e allergica a ogni tematica di sinistra anche tenue, con il suo collocarsi individuale in una zona d’opinione e pensiero molto più alla grossa definibile di centro destra). Ma Di Maio non perfettamente in linea con i fatti. E i fatti dicono che M5S non ha solo dimezzato i suoi voti in Umbria quando è andato in alleanza col Pd. M5S ha perso, aveva già perso in Abruzzo dove doveva vincere e arrivò terzo. Poi M5S ha perso in Sardegna e in Piemonte. In tutti e tre i casi molti voti persi e percentuali tagliate di netto: 20%, 11%, 13%. E quando perdeva le elezioni in Abruzzo, Sardegna e Piemonte M5S e Di Maio non stavano col Pd, stavano al governo con Salvini.

Per non dire della madre di tutte (finora) le sconfitte M5S: le elezioni europee dove M5S assume la dimensione del 17 per cento a livello nazionale. Quella che poi si riflette nelle elezioni locali. Da tempo, da molte prove elettorali M5S subisce un taglio dei suoi consensi che arriva alla metà circa di quelli che raccoglieva quando… Quando raccoglieva consensi e voti pari a un italiano su tre? Quando M5S non perdeva ma aspirava voti? Quando non stava al governo. Quando non stava al governo con nessuno, né con Salvini né con il Pd. È il governo, lo stare al governo la malattia che toglie aria, respiro e porta M5S a soffocare. È il governare la kriptonite del MoVimento Superman quando sta contro tutti e tutti i governi.

La cosa non deve sorprendere, anzi è perfino ovvia. Un sentire anti istituzioni, anti casta e caste tutte e sempre, anti governi e Parlamenti quali che siano, un sentire nato e cresciuto sul valore supremo e liberatorio del "vaffa", un MoVimento forte della voglia di punire tutto ciò che non è se stesso, un MoVimento così quando vince le elezioni comincia a perdere voti. Se fa governo M5S perde voti. Sia che faccia buono o cattivo governo, sia che governi con il Pd o con Salvini. Salvini, la Lega, la destra dura e pura, l’estrema destra della Meloni, la Destra autoritaria, illiberale, pur demagogica e populista, non sono nella testa e nella percezione e nella domanda dell’elettorato incompatibili con la pratica e il concetto di governo. Anzi, chi vota Salvini e Meloni vuole un governo tosto su tutto (tranne che sulle tasse). M5S ha invece cantato la favola che i governi in fondo non servono, che per tutto e ogni cosa esiste una soluzione su cui basta chiedere ai cittadini.

Poi ovviamente si scopre che i cittadini in quanto tali non hanno e non vogliono "una" soluzione. Che vari e diversi gruppi di cittadini hanno e vogliono soluzioni diverse e contrastanti. E allora M5S di governo per così dire geneticamente si sfarina. M5S alle elezioni può andare con successo solo andando da solo contro il governo degli altri, chiunque siano gli altri. Forse Grillo l’ha intuito, di qui, forse, la sua ricorrente disperazione criptica. Forse Casaleggio arriverà prima o poi a questa conclusione tangibile anche fuori dal cloud, se mai saprà leggerla in forma di algoritmo. Di Maio, lui il capo politico, forse lo comprende. Sembra più sì che no. ma che può fare il capo politico di un Movimento che se vince e poi diventa governo dimezza i suoi voti? Che può fare M5S se ha un Dna politico, sociale e culturale per cui governare è per M5S virus senza cura e vaccino?

Lucio Fero