Come si costruisce una perfetta teoria del complotto finalizzata a distorcere la realtà e a infarcire il dibattito pubblico di balle e fake news? È abbastanza semplice ed è un meccanismo rodato dalle parti di Salvini & C. Primo. Si prende un argomento supertecnico e di scarsa comprensibilità ai non addetti ai lavori (il Fondo Salvastati, i cui natali peraltro si debbono a Tremonti nel 2011 e non a un estremista di sinistra tutti i pomeriggi in piazza con le Sardine), lo si sposta su un piano squisitamente politico e ci si costruisce sopra di punto in bianco uno scontro infuocato a toni e suoni crescenti come se fosse una questione di vita o di morte per tutti noi.

Secondo. Si ipersemplificano le conseguenze di un procedimento molto complesso con slogan semplici, ripetuti in maniera martellante, di sicuro impatto sull’opinione pubblica. Qualche esempio: con la firma del Mes diamo i soldi degli italiani alla Germania; il Mes è la longa manus dell’ottusa tecnocrazia europea che decide della vita dei cittadini senza legittimazione e democratica. Terzo. Ci si concentra sul dito e si nasconde la luna, cioè il vero obiettivo perseguito dalla Lega nel dibattito sul Mes, che rimane, come teorizzato da numerosi suoi esponenti, l’uscita dall’Euro e lo smantellamento del progetto europeo. L’Europa è brutta e cattiva, occorre rovesciarla.

Peccato che le cose stiano in modo assolutamente opposto a quanto ci sentiamo raccontare dai complottisti di casa nostra. La situazione è paradossale, perché più che portarci alla rovina il Meccanismo europeo di stabilità ci protegge da situazioni potenzialmente drammatiche. Se un paese perde entra in crisi, è bene che ci siano meccanismi seri e condivisi da un lato di solidarietà verso chi è in difficoltà e dall’altro di protezione degli altri, in modo che non ci siano effetti devastanti per l’intera area dell’Euro. Il Fondo Salvastati è un prestatore di ultima istanza che si basa, come detta il buon senso, su garanzie minime e prefissate per i partecipanti. Funziona esattamente come il Fondo monetario internazionale, nato nel dopoguerra, e che nessuno ha mai inteso mettere in discussione.

Se si chiede un prestito è evidente che devono esistere standard minimi per poter garantire la restituzione, tramite politiche sensate di rientro, ben lontane da quelle lacrime e sangue richieste in prima istanza alla Grecia. Il Trattato poi non è un’espressione stolta e tecnocratica di organismi sterili nati dal nulla. Come ha specificato Gualtieri, il MES siamo noi. È un Trattato intergovernativo che vede nel Comitato direttivo la presenza dei ministri dell’Economia nazionali, non inserito nel diritto comunitario. È uno strumento che rispecchia la volontà degli Stati nazionali e saranno gli Stati nazionali insieme alla Commissione (a sua volta composta non da marziani ma da Commissari eletti dal parlamento europeo) a trovare le condizioni per raggiungere di volta in volta accordi ragionevoli.

Certo, il Mes non è il migliore dei mondi possibili e sicuramente ha spazi di miglioramento e vedremo entro febbraio quali modifiche potranno essere apportate a una impalcatura che comunque, sia chiaro, anche senza firma, rimarrebbe in piedi in modo non troppo diverso dal passato. Bisogna però decidersi. Se si vuole un’Europa forte che possa competere a livello mondiale con le grandi super potenze, e che possa finalmente investire su altre politiche (sicurezza, difesa, lavoro) o se si vuole un’Europa debole, schiacciata e colonizzata da altri e in cui gli stipendi degli italiani non valgono più nulla. Il Movimento 5 Stelle dovrà a tal proposito schiarirsi in fretta le idee.

ELISABETTA GUALMINI