Alla faccia dei catastrofisti, una rara buona notizia: il Derby è finito senza incidenti, anzi dando una rarissima lezione di sport da un pulpito - quello del calcio - raramente all'uopo abilitato. In uno stadio che può essere "abolito" solo per interessi privati di qualche magnate (ehm ehm) coreografie bellissime e 94 minuti di gioco sono stati esibiti per registrare le ambizioni non più cittadine di Lazio e Roma, naturalmente dispari dopo l’1-1 che conforta i giallorossi mentre galvanizza i laziali ormai addosso all’Inter.

Va da sè che la Beneamata è al vertice dei pensieri di Simone Inzaghi: anche Tare, al solito prudente, non esclude il diritto della Lazio a pensare allo scudetto o almeno a farsi sfidante della Juventus. I commentatori dell'etere hanno applaudito la prestazione della squadra di Fonseca, criticato l'attendismo di Inzaghi: e dire che basterebbe la classifica per capire chi ha ragione. In tempi di estetismo fallito per l'abiura di Sarri, felicemente approdato alla riva dei risultatisti, il calcio "all'italiana" di Simone eccita preventivamente certa critica che farebbe bene - opino - a dedicare maggiore attenzione al pre-fallimento dell'Inter che non ha modulo ma neppure gioco nonostante abbia speso un patrimonio.

Conte l'Intenso è diventato Conte l'Inquieto, raccogliendo il sesto pareggio della stagione. Ma mentre di Parma, Fiorentina, Roma e Atalanta s'interessa soprattutto l'archivio, i pareggi di Lecce e di San Siro con il Cagliari rivelano l'inconsistenza di certi orgogliosi disegni del tecnico nonostante l'Inter occupi stabilmente le prime pagine di gennaio per il mercato fatto e sognato. Marotta ha convinto Zhang a spendere nonostante i 170 milioni investiti l'estate scorsa; arrivano Young, Moses ed Eriksen ma l'Inter non cambia e delude il tecnico a priori, visto che mentre i nuovi festeggiavano il nerazzurro lui ironizzava sul Real che resta a Madrid e non si sposta a Milano: non è un incoraggiamento per chi deve scendere in campo, neanche per Lukaku e Lautaro; el Toro, oltretutto, con una esibizione di rabbia davanti all'arbitro, ha assunto lo stesso atteggiamento di Conte nel finale che ha ignorato il dettaglio più importante del match: il gol di Nainggolan, dell'esiliato che proprio in questo momento fa pensare all'altro ripudiato, Maurito Icardi, il parigino ormai destinato all'Arco di Trionfo.

Colpisce, di questa Inter, il vittimismo arbitrale. Cosa penserà Suning dopo avere speso cifre folli senza riuscire a impensierire la Juventus che i problemi, quando li ha, se li crea da sola?

di ITALO CUCCI