Crollano le certezze e cambiano le abitudini nell’era del coronavirus che cresce a macchia d’olio anche in Uruguay portando con sé la grande paura. Nel paese dalla straordinaria tradizione italiana e dall’amore incondizionato per il bel Paese mai ci saremo aspettati di vivere episodi paradossali come quelli che si stanno susseguendo in questi giorni ai danni di quelli che vengono considerati come gli untori della terribile pandemia partita dalla Cina e diffusasi quasi ovunque.

L’Uruguay sta diventando improvvisamente razzista con gli italiani o ci sono solo pochi casi isolati? Gente d’Italia ha raccolto alcune testimonianze di cui sono stati protagonisti i nostri lettori per provare a capire il clima che si respira oggi in un paese in cui metà della popolazione ha origini italiane. Per paura delle conseguenze lavorative alcuni di loro hanno chiesto di restare anonimi.

A POCITOS I VICINI CHIAMANO I MEDICI

Anthony Monsorno si è trasferito recentemente con la famiglia dal Trentino per aprire un’attività commerciale a Montevideo nella zona di Pocitos. È arrivato il 29 febbraio e da allora dice di avere problemi con i vicini nel palazzo dove vive. "Stiamo vivendo episodi spiacevoli. La gente ci sente parlare, ci guarda male e si allontana. Una signora ci ha chiesto se avessimo il tampone che dimostrava la negatività al coronavirus perché non credeva a quello che dicevamo. Da quando siamo arrivati abbiamo preso tutte le precauzioni, non abbiamo avuto nessun sintomo. Abbiamo consultato anche un medico che ci ha detto che sono passati i 15 giorni e che quindi non c’era nessun pericolo. L’altro giorno ha bussato alla porta di casa un medico venuto per fare il test perché era arrivata una segnalazione anonima. Crediamo che siano stati i vicini a chiamare perché hanno sentito le bambine tossire un po’ dopo una notte passata con l’aria condizionata. Io capisco la paura ma queste emergenze vanno affrontate con spirito di solidarietà. Tra l’altro sono rimasto davvero molto sorpreso da questi atteggiamenti. Ero stato qui a gennaio e avevo trovato accoglienza e ospitalità. Adesso è tutto diverso".

DOMANDE INSISTENTI E PAURA AL SUPERMERCATO

Anche Luca, calabrese da 5 anni a Montevideo, vive nella zona di Pocitos. A lui di recente è capitato un episodio spiacevole al supermercato: "La gente mi sentiva parlare e mi guardava male, con sospetto, e si allontanava. Al momento di pagare, alla cassa, un signore poi mi ha chiesto con insistenza di dov’ero e da quanto tempo ero in Uruguay. Episodi del genere ormai purtroppo ce ne sono tanti e non solo contro gli italiani ma contro gli europei in generale. Adesso è cambiata totalmente la percezione verso di noi che siamo diventati i mostri. È una psicosi, forse comprensibile, ma è strano". Una scena molto simile a quella vissuta dal milanese Luca Molina, sempre a Pocitos: "Ero insieme a mio figlio e notavo gli sguardi terrorizzati delle persone che facevano un certo effetto. Ecco, io mi chiedo qui ancora la gente continua ad uscire tranquillamente e poi hanno paura di noi? Il virus non ha nazionalità e qui per fortuna gli episodi di razzismo per fortuna sono isolati. Il problema è l’ignoranza di qualche cretino che bisogna combattere con l’informazione vera".

LA GOGNA SUI SOCIAL A CANELONES

Immancabile in casi come questi è la gogna che si scatena sui social come il caso che denuncia un cittadino toscano che vive dipartimento di Canelones. Preferisce mantenersi anonimo per possibili conseguenze nel campo lavorativo. "Non è una caccia all’italiano ma posso dire che a me e alla mia famiglia ci hanno additato, ci guardano male. Su Facebook e sui social stiamo riceviamo continuamente accuse false. Per esempio sono stato 15 giorni fuori casa perché per lavoro mi sono recato nell’interno e questo ha generato forti sospetti contro di me. Credo che sia un problema generale in tutto l’Uruguay e non solo nella mia zona: pochi giorni fa a Cerro Colorado (dipartimento di Florida), qualcuno storceva il naso sentendo l’accento italiano. È un problema di ignoranza ma è molto brutto. Ci sentiamo come si sentivano i cinesi in Italia quando è iniziato a circolare il virus".

A TACUAREMBÓ SPRUZZANO IL DISINFETTANTE

Gli episodi contro gli italiani si registrano anche a Tacuarembó come racconta il siciliano Alessandro Giaconia: "Pochi giorni fa sono andato in un negozio di ricambi di auto. Al momento della mia uscita ho notato che spruzzavano il disinfettante, cosa che invece non veniva fatta negli altri casi. Il giorno dopo sono tornato al negozio andando a chiedere informazioni: ultimamente non sono stato in Italia e non ho avuto nessun sintomo di allerta. Non so è stato fatto per razzismo o voleva essere uno scherzo ma mi hanno chiesto scusa perché fortunatamente hanno capito che è stato un gesto sgradevole". Il presidente del Comites Maggi: "Episodi isolati dettati dall’ignoranza" - "Non sono a conoscenza di episodi razzisti ma se ci sono stati posso dire che si tratta di casi isolati dettati solo dall’ignoranza". Questo il commento a Gente d’Italia del presidente del Comites Alessandro Maggi che preferisce ignorare questi segnali: "Purtroppo casi come questi ci sono ovunque e non meritano di ricevere neanche un commento.

Qui l’Italia è dappertutto e anche nelle origini della metà della popolazione per questo credo che possano essere solo pochi casi. La realtà è che stiamo assistendo a una situazione inedita, un problema per l’intera umanità che segnerà un prima e dopo. Bisogna avere coscienza della gravità della situazione ed essere solidali. Per me che sono lombardo, vedere le scene terribile che arrivano dalla mia regione è ancora più triste". "Il mio messaggio in un momento così difficile" -conclude il presidente del Comites- "è quello di mantenere la calma, informarsi correttamente e seguire le indicazioni delle autorità". E speriamo che si trattino di casi isolati...

Matteo Forciniti