Taglio del 15% degli stipendi se la Serie A riparte, quota raddoppiata fino al 30% se il campionato verrà dichiarato concluso in anticipo a causa dell’emergenza Coronavirus. È questa la linea emersa nel corso dell’Assemblea di Lega che si è svolta ieri mattina, 6 aprile. Una delibera che, applicata su base annua lorda, nel primo caso limiterà a due le mensilità alle quali calciatori dovranno rinunciare mentre nel secondo (quello di sospensione definitiva) saranno quattro quelle da tagliare. Quale sarà il risparmio? La stima va da un minimo di 260 milioni a un massimo di 520 milioni circa. Fissato il criterio generale, viene anche specificato che adesso toccherà alle singole società raggiungere gli accordi con i rispettivi tesserati.

"Questo intervento – si legge nella nota ufficiale -, necessario per salvaguardare il futuro dell’intero sistema calcistico italiano, prevede una riduzione pari a 1/3 della retribuzione annua lorda totale (ovvero 4 mensilità medie onnicomprensive) nel caso non si possa riprendere l’attività sportiva, e una riduzione di 1/6 della retribuzione totale annua lorda (ovvero 2 mensilità medie onnicomprensive) qualora si possano disputare nei prossimi mesi le restanti partite della stagione 2019/2020. Resta inteso che i Club definiranno direttamente gli accordi con i propri tesserati".

Altro tema: la ripresa del campionato. Nonostante le previsioni ottimistiche, ovvero, la possibilità che l’attività riparta nella seconda metà di maggio, al massimo entro giugno, i club hanno preferito tenere un profilo basso. "La Lega Serie A sta seguendo l’evoluzione dello scenario in stretto coordinamento con la UEFA, la FIGC e l’ECA – si legge ancora nel comunicato -. È stata confermata la volontà di portare a termine la stagione e di tornare a giocare, senza correre rischi, solo quando le condizioni sanitarie e le decisioni governative lo consentiranno".