La fine del lockdown diventa terreno di scontro. Anche politico. Da una parte governo e sindacati, che invitano alla cautela. Dall'altra, il fronte delle Regioni del Nord, con Veneto, Piemonte e Lombardia (ma anche la Sicilia si è unita al gruppo) che spingono per il "rompete le righe" subito dopo la "dead line" del 4 maggio. "Se ci sono i presupposti di natura sanitaria dal mondo scientifico, dal 4 maggio o anche prima si può aprire con tutto" ha detto ieri il governatore veneto, Luca Zaia. "Parlare di normalità sarebbe imprudente, ma credo che il 4 maggio si possa iniziare una nuova normalità" gli ha fatto eco il presidente della giunta piemontese, Alberto Cirio. Sulla stessa falsariga anche il presidente lombardo Attilio Fontana il quale, parlando della "Fase 2", ha consigliato, per una ripartenza "in sicurezza", di "spalmare il lavoro non su cinque ma su sette giorni, con orari di inizio diversi per evitare l'utilizzo eccessivo dei mezzi pubblici in determinate fasce". Una presa di posizione, quella dei governatori, che ha però fatto storcere il muso al mondo sindacale. È "fondamentale che venga mantenuto un forte presidio e una regia nazionale sulla sicurezza e tutela massima della salute per tutti i lavoratori e le lavoratrici" hanno affermato, in coro, Cgil, Cisl e Uil, dopo aver chiesto un incontro al premier Conte, dicendosi "preoccupati delle iniziative di singole regioni o realtà territoriali" perché, è stato il loro pensiero, "crediamo che in tal modo si possano pregiudicare gli sforzi che tutto il Paese ha messo in campo". "Non è il momento delle fughe in avanti o dei protagonismi. Occorrono linee guida omogenee" e "condivise" hanno concluso le tre sigle. Infine ecco arrivare il no dall'area di governo. "L'uscita dal lockdown deve avvenire, ma avvenga dentro tempi e regole nazionali da individuare in fretta senza furbizie" ha sbottato su Facebook Nicola Zingaretti. "Cos'altro deve accadere per capire che i nostri destini di italiani e di europei sono legati? E che ciò che accade a una Regione condiziona pesantemente ciò che accade su tutto il resto del Paese? Errare è umano, perseverare è diabolico" ha concluso il leader del Pd. Di tutt'altro parere (allineato a quello dei governatori del Nord) il leader della Lega, Matteo Salvini, secondo il quale "il Paese deve ripartire".