Sarà un 25 aprile particolare quello che ci attende. A livello nazionale una circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, precisa che a causa "dei provvedimenti restrittivi legati all’emergenza sanitaria per la diffusione del coronavirus Covid – 19, quest’anno non si terrà la tradizionale deposizione all’Altare della Patria da parte del Presidente della Repubblica, né sono previste cerimonie coordinate dai prefetti. A livello locale, invece, la circolare chiarisce che a "eventuali iniziative di deposizione di corone presso i monumenti ai caduti" potrà prendere parte la "sola Autorità deponente, evitando il coinvolgimento di altre autorità o formazioni militari e comunque escludendo qualsiasi forma di assembramento della popolazione".

Anche la celebrazione della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, dunque, sarà soprattutto via social: sono previste dirette streaming, flash mob canori, collegamenti sui canali Facebook e Youtube con il racconto delle iniziative di commemorazione, testimonianze di partigiani, spunti di riflessione, contributi di artisti e personaggi del mondo dello spettacolo. L’invito è quello di posizionare le casse sui poggioli, sui balconi, sui terrazzi, alle finestre per coinvolgere e rendere partecipe la città in una giornata che in Italia ha sempre rappresentato una ricorrenza fondamentale della storia del paese. Sarà dunque la canzone "Bella ciao" a diventare il messaggio fondamentale della Festa della Liberazione, nella sua settantacinquesima edizione.

"Oggi questo canto è un inno mondiale alla libertà, alla dignità di interi popoli oppressi che trovano nella parola "partigiano" il coraggio di ribellarsi a ogni tipo di invasore. È per noi un dovere dare spessore alla memoria storica, trasmetterla alle nuove generazioni, spiegare che la libertà di oggi è il frutto del sangue di ieri" scrivono l’Anpi e l’Associazione delle Sardine. L’origine di questo canto resta ancora incerta. Alcuni storici hanno trovato molte assonanze con i canti di lavoro delle mondine in Piemonte, altri la fanno addirittura risalire al Cinquecento francese, altri ancora intravedono nelle sue melodie alcune influenze yiddish, la musica ebraica.

Per la maggioranza degli esperti le origini sarebbero da rintracciare in "Fior di tomba", un canto popolare del nord Italia, con alcune varianti tratte da altri canti popolari. Di certo "Bella ciao" è frutto di un mix meticcio che si sparge dall’Italia alla Russia, che viaggia tra i soldati e i gitani, i rivoluzionari e i rivoltosi. Essendo un canto popolare non conosce confini, a parte quelli imposti dalla censura. In occasione del 25 aprile è uscito il volume "Bella ciao - Storia e fortuna di una canzone dalla resistenza italiana all'universalità delle resistenze" di Cesare Bermani, novarese, 83 anni, studioso della cultura popolare, creatore dell'archivio di Orta San Giulio e tra i fondatori dell’Istituto Ernesto de Martino. Il volume, edito da Interlinea, racconta gli intrecci delle donne, degli uomini, della storia che l'hanno creata.

Raccoglie testimonianze, fonti, percorsi musicali prima e dopo la seconda guerra e soprattutto nella Resistenza. Una canzone che ha ritrovato la sua attualità grazie al fatto di essere la colonna sonora della serie televisiva spagnola "La casa di carta" su Netflix. "Bella ciao" ha così avuto un successo mondiale. Così scrive Bermani: "Bella ciao è stata fatta conoscere al mondo da grandi cantanti quali Yves Montand e Pete Seeger, Manu Chao, i Chumbawamba. E anche nell’America di Trump ‘Bella ciao’ è stata ripresa in chiave resistenziale. E così Tom Waits, uno dei più importanti artisti rock e non solo, la sceglie e la reinterpreta, con il suo inconfondibile stile, nel disco ‘Songs of Resistance’ del chitarrista Marc Ribot. Ho sempre pensato che la capacità di un canto di suscitare adesione, emozione e coinvolgimento sia la prova provata dell’universalità della condizione umana al di là di confini, nazioni, sistemi di governo e persino delle differenze culturali e delle lingue che pure rappresentano l’espressione della bellezza e del genio molteplice di una comune appartenenza antropologica e di un solo destino: il destino condiviso per la passione della libertà. Per questo motivo ‘Bella ciao’ è universale anche nel fastidio che provoca in quei sedicenti moderati che non vogliono essere messi di fronte a certe scelte fondamentali".

Anche secondo l’autore il riferimento più preciso è la trasformazione di "Fior di tomba", canto già diffuso nell'Ottocento: protagonisti una ragazza, un promesso sposo condannato a morte, mentre nel testo già appare il fiore che spunterà sulla sua tomba. A Torino si cantava all'inizio degli anni Venti una canzone sull'aria di "Bella ciao" di cui la madre di Bermani ricordava i primi versi: "Alla mattina appena alzata / ho incontrato il mio amor". La partigiana Maria Giulia Cardini ascoltava una canzone sull'aria di "Bella ciao" nel giugno 1944, mentre si trovava in prigione alle Nuove di Torino. I partigiani della brigata Maiella cantano un inno sulla stessa melodia, con parole diverse; negli inverni del 1943 e 1944, risalendo la penisola con l'VIII Armata britannica, si incontrano con partigiani emiliani che intonano il testo oggi considerato ufficiale. Poi ci sono le assonanze con la musica della tradizione yiddish come "Di silberne khasene" o gitana come "Koilen", eseguita all'inizio del Novecento da Mishka Ziganoff, fisarmonicista zingaro cristiano, nato a Odessa, che aprì un ristorante a New York.

Dal dopoguerra ad oggi "Bella ciao" non ha mai smesso di accompagnare cortei e manifestazioni. Oggi viene cantata da italiani, spagnoli, francesi, statunitensi, portoghesi, cubani, argentini e curdi. L'inizio del canto un uomo si sveglia, sente che il nemico è alle porte, decide di unirsi a una formazione militare, pensa alla donna che ama, la immagina mentre porta un fiore sulla sua tomba; lui verrà ucciso, lei lo seppellirà, in montagna. Il cavaliere, la donna, le armi, l'amore: la canzone appartiene al genere epico, nell'incedere dei versi brevi e fluidi. Anche questo 25 aprile risuonerà di cortile in condominio, nonostante la destra abbia proposto, senza successo, di ricordare i caduti di tutte le guerre e del Covid 19 con la canzone del Piave al posto di "Bella ciao".

di MARCO FERRARI