Tempo fa, battendomi per la ripresa del campionato (è andata bene, no?) avevo chiesto che il grande calcio professionistico dedicasse un pensiero – concreto – alle serie minori, quelle in cui sono cresciuto cronista e anche apprendista: un "bocia" di bottega, come usava un tempo. Nelle rovine create dal Coronavirus ci sono anche decine di club e centinaia di calciatori "minori" che vanno ad aggiungersi alla lunga lista di piccole aziende fallite e di disoccupati cui non basta offrire umana e poco costosa solidarietà.

Ci vuole di più: un aiuto economico, tanto per cominciare. Siccome i governanti del calcio non somigliano ad altri governanti spacciatori di promesse, voilà, ecco cosa ha deciso di fare la Federcalcio presieduta da quel Gravina ch’è stato bollato d’infamia per aver pronunciato la parolaccia del giorno, algoritmo: è nato il Fondo Salva Calcio, vale a dire un intervento economico diretto di 21 milioni e 700.000 euro a favore di club, calciatori, calciatrici e tecnici di serie B, C, Lega Dilettanti e Calcio femminile.

Così suddivisi: 5 milioni per i club di B, 5 per i club di Lega Pro, 5 per le società della Lega Dilettanti, 700.000 per il calcio femminile; e ancora 3 milioni ai calciatori, 3 ai tecnici e preparatori attraverso il Fondo Solidarietà. Di solidarietà avevo parlato, segno distintivo dello sport. Un bel gol. Alla faccia dei disfattisti, degli egoisti, degli avventuristi appassionati del "tanto peggio tanto meglio" che peraltro resistono sulla scena maggiore dove già si registrano le inquietudini prodotte dalla povertà e dalla fame che in questo Paese costituiscono storicamente le vere spinte rivoluzionarie.

A questo spesso infamato calcio – in tutte le sue componenti – chiederei un altro gesto, ancor più impegnativo ma sacrosanto. Il Demagogo dilettante ch’è in me – ormai ci conosciamo – ha colto nelle parole di un demagogo professionista, il politico ministro dello sport Spadafora, una richiesta che vale la pena sostenere: la trasmissione in chiaro delle partite di campionato dopo che ci saremo rifatti la bocca con le trasmissioni già previste in chiaro delle partite di Coppa Italia a cura della Rai. C’è già chi, al proposito, sta preparando la nota dolente dei danni che questo gesto procurerebbe alle tivù e ai club; non solo non abbondano i coraggiosi, nel mondo della pedata, mancano anche i fantasiosi capaci di valutare le prospettive di questa scelta generosa: un immenso spot a favore del calcio (e di Sky e DAZN) unica importante impresa nazionale capace di intervenire a favore dei propri "clienti", degli appassionati, della gente fottuta dal virus. Sperando di avere un riscontro positivo dall’alto – sarebbe anche il modo di far pace con Spadafora – e dai comunicatori impegnati, io ci metto la mia firma.

Italo Cucci