Avevano organizzato una manifestazione in strada. Poi però, anche visti i tempi, l'idea di Italian American Alliance (IAA) è stata accantonata. Ma non la protesta, che continuerà in altri modi, ma sempre ferma, e soprattutto civile. Allora il prossimo passo sarà un colloquio con il sindaco Martin J. Walsh, già richiesto. Il motivo? Gli italo-americani di Boston, in questo caso rappresentati da Italian American Alliance, rivogliono la statua di Cristoforo Colombo al suo posto, in Columbus Plaza. È stata decapitata e, per questo motivo, rimossa dalle autorità della città. Inaugurato nel 1979, non è la prima volta che il monumento viene attaccato. Nel 2015, sempre i Black Lives Matter la imbrattarono, con vernice rossa. Ma andando indietro nel tempo, si risale al 2006, anche allora i vandali staccarono la testa di Colombo e per ritrovarla ci vollero giorni. "È davvero difficile separare Colombo dagli italo-americani - ha spiegato Frank Mazzaglia, presidente del consiglio di amministrazione della IAA che in questo caso funge anche da portavoce dell'organizzazione - grazie a Colombo milioni di persone hanno trovato delle opportunità economiche in questo Paese. È stato il primo immigrato, ma fu anche il primo missionario". Difendere Colombo rappresenta una delle tante missioni di IAA. Nata nel 2017 a Boston, Italian American Alliance ha come primo punto nel proprio statuto, l'opposizione a qualsiasi tipo di discriminazione, nei confronti di ogni razza, etnia e in particolare ovviamente gli italo-americani. In questo momento, critico per la comunità in tutti gli Stati Uniti, IAA si è posta l'obiettivo di riportare Cristoforo Colombo dov'era, a North End, lo storico quartiere italiano di Boston, la Little Italy, dove ancora oggi si parla la nostra lingua. L'altra settimana, dopo la decapitazione da parte della folla, il monumento senza testa è stato trasportato in un magazzino della City Hall in attesa di vedere cosa succederà nel futuro immediato. "Questa particolare statua - ha spiegato in un comunicato il sindaco Martin J. Walsh - è stata oggetto di ripetuti atti vandalici a Boston. Viste le conversazioni che sicuramente avremo, nella nostra città, ma che ci saranno anche in tutto il Paese, ci prenderemo del tempo per valutare il significato storico del monumento stesso". Un 'vedremo' che almeno non è una chiusura al dialogo come invece successo in altre parti degli Stati Uniti ( in particolare poi a Columbus, nell'Ohio, dove si vuole anche cambiare il nome alla città) anche se, con l'atmosfera che si respira, appare alquanto improbabile che il primo cittadino possa accettare le richieste degli italo-americani. Tutto ciò nonostante la storia di Boston parli fortemente italiano. I primi arrivi sono fatti risalire alla fine dell'800, da Genova e Parma soprattutto. Ma nel 1905, North End il quartiere che prima era degli irlandesi, su 27.000 abitanti ne contava 22.000 italiani, provenivano in particolare dall'Abruzzo e dalla Campania, specialmente dalla provincia di Avellino. Nel 1917 erano 50.000 gli italiani a Boston, 8.000 dei quali poi combatterono nella Prima Guerra Mondiale con l'esercito degli Stati Uniti. Poi tra le tante storie italiane della città, quella di Clementina Poto Langone, attivista che ebbe un ruolo importante anche nel 1927, per i funerali di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, gli anarchici italiani condannati a morte dopo essere stati falsamente accusati di omicidio, per poi essere riabilitati a cinquant'anni dalla loro morte dal governatore del Massachusetts Michael Dukakis. Ma non c'è dubbio che l'italo-americano più celebre di Boston sia stato Thomas Menino (scomparso il 30 ottobre 2014) il sindaco che più a lungo ha mantenuto la carica nella storia della città: dal 12 luglio 1994 al 6 gennaio 2014. E dopo di lui è arrivato proprio Martin Joseph 'Marty' Walsh. Ma anche nel New Jersey, a East Hanover, una iniziativa simile è stata lanciata da Italian American One Voice Coalition, con una petizione online su Change.org. "Noi - si legge - abitanti di East Hanover riconosciamo il monumento a Colombo come simbolo di espiazione per il brutale maltrattamento degli italo-americani dal loro arrivo nel nostro Paese. Hanno il diritto fondamentale di celebrare la loro cultura e il loro patrimonio senza indebite interferenze da parte dei rappresentanti del governo o di atti di aggressione da parte di privati... East Hanover merita di conservare questo simbolo... Ognuno ha il diritto di celebrare la propria cultura, ma nessuno ha il diritto di cercare di eliminarne un'altra. Gli americani sono uguali".