Si riaccende lo scontro sul Mes. Soprattutto alla luce di quanto trapelato ieri da Bruxelles dove, secondo le solite "voci di dentro", un alto funzionario al corrente dei negoziati italiani, interrotti alla fine dello scorso anno (e mai più ripresi a causa dello scoppio della pandemia), avrebbe sostanzialmente "bacchettato" il Belpaese reo, a suo dire, di essere l'unico paese europeo ad aver mostrato ancora "significative difficoltà domestiche" ad approvare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, tra l'altro, "già concordata".

Un fatto, avrebbe osservato ancora la "fonte", che potrebbe "mettere in ombra gli altri capitoli in discussione", rischiando di ritardare l'intero dossier sull'unione bancaria. Insomma: una tirata d'orecchie in piena regola al governo giallorosso, che però non ha smosso di un passo i 5Stelle dal loro irremovibile "no" all'impiego del fondo salvastati per traghettare l'Italia fuori dalle secche in cui l'ha precipitata la crisi sanitaria.

Anche ieri, infatti, l'attuale reggente del Movimento Vito Crimi ed il suo predecessore Luigi Di Maio, hanno ribadito la contrarietà al Mes certificando, di fatto, la differenza di vedute rispetto agli alleati dem della maggioranza, sempre più ostaggio dei veti grillini. La ferma opposizione pentastellata è arrivata poche ore dopo l'intervento del segretario Pd Nicola Zingaretti alla direzione dem. "L'Italia deve utilizzare il Mes, una linea di credito molto vantaggiosa per rinnovare la sanità", aveva sostenuto due giorni fa il leader del Nazareno. Posizione, la sua, ribadita anche ieri durante un tour elettorale a Reggio Calabria. "Io credo che ci siano due buoni motivi per investire sul Mes. Il primo è la linea di credito molto vantaggiosa per le casse degli italiani, e secondo, investire in sanità è parte integrante di quel programma di rinascita per far crescere il Pil, creare lavoro, investire su quel valore aggiunto di cui abbiamo un grande bisogno" le parole del segretario del Partito democratico.

Immediata, come detto, la replica dei vertici pentastellati: "per noi il Mes com'è adesso non va bene, punto. Lo era un mese fa, lo è adesso, non è cambiato nulla", ha tagliato corto il capo politico Vito Crimi. Sulla stessa lunghezza d’onda Luigi Di Maio: "il Mes? In questo momento stiamo pensando al Recovery fund", ha sbottato il ministro degli Esteri, ricordando che nelle prossime settimane inizierà "il confronto con la Commissione europea sui progetti". Di parere opposto è apparso invece Stefano Bonaccini (Pd), governatore dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni. "Spero che il premier Conte, capisca che ce n'è bisogno" ha affermato il presidente emiliano, provando a consolidare la "posizione zingarettiana" del partito.

"Il Mes? E' un po' come tanti che dicono all'ad e al presidente 'prendiamoci questo prestito'. E io e Gualtieri diciamo aspettate, valutiamo i flussi di cassa. Se per i progetti ci serviranno questi soldi valuteremo e andremo in parlamento, non aggiungo altro" si è limitato a commentare il presidente del Consiglio, provando a gettare acqua sul fuoco.