Purtroppo la rissa avvenuta nel dibattito fra Trump e Biden alla CNN non è un episodio banale, ma l’espressione della situazione gravissima in cui si trovano gli Stati Uniti. Lo diciamo senza alcuna faziosità, che del resto sarebbe inutile venendo praticata qua in Italia: di quella rissa Trump ha la piena responsabilità, con la scelta praticata a ragion veduta costringendo Biden a mettersi sullo stesso piano per non fare la figura di non essere remissivo o subalterno. Biden, che non è un leader ma ha un buon livello di professionalità politica, non si sarebbe mai messo su quel terreno per sua scelta. È stato Trump a scegliere che lo scontro sarebbe avvenuto con una sorta di trasposizione del Wrestling (sport in cui sono consentiti tutti i colpi) nel dibattito televisivo.

Ha fatto questa scelta perché ha in testa due piani, un piano A e un piano B. Il piano A è quello di riuscire a vincere ancora una volta le elezioni portando al voto tutto l’elettorato estremista che egli riesce a mobilitare, a galvanizzare e a concentrare negli Stati chiave puntando sul fatto che invece l’elettorato democratico, potenzialmente maggioritario, tuttavia è attraversato da così profonde differenze che le aree più moderate o più estremiste non vanno a votare. Il piano B invece deriva dalla ipotesi della sua sconfitta elettorale sul piano numerico: qualora il partito democratico, anche a causa del suo incredibile estremismo, riesca a mobilitare tutte le sue componenti e vincere le elezioni, allora Trump ha l’intenzione di non riconoscere comunque quel risultato e di puntare su una conquista sostanzialmente violenta del potere.

L’estremismo verbale e il comportamento politico quotidiano di Trump sono spiegabili in termini razionali solo perché esiste il piano B, altrimenti esso non sarebbe comprensibile. Anche tutti i tentativi che finora egli ha fatto perché la guardia nazionale e addirittura l’esercito intervenissero armi alla mano per stroncare i disordini derivanti dalle reazioni per gli assassini perpetrati da alcuni poliziotti è la conferma che egli persegue l’affermazione di un livello molto alto di violenza che ha poi la sua traduzione anche nelle conclusioni della battaglia elettorale. In questo quadro gli estremisti neri che reagiscono ai crimini dei poliziotti con incendi e con devastazioni sono oggettivamente del tutto funzionali al piano B accarezzato da Trump.

In tutto ciò c’è un risvolto inquietante più profondo che deriva dalla reazione di Trump, di Bolsonaro e del primo Johnson e di alcune forze dell’estrema destra in Europa (in Inghilterra, in Germania e in qualche esibizione di Salvini) rispetto alla pandemia. Se è vero che la Cina ha la gravissima responsabilità di aver comunicato al mondo con grande ritardo il contagio esploso sul suo territorio a sua volta Trump ne era informato da gennaio, ma ha fatto finta di niente e altrettanto Bolsonaro e Johnson. Costoro hanno messo nel conto la morte di migliaia e migliaia di persone pur di non bloccare le attività economiche sulla base di una visione del tutto darwinista dell’economia e della società.

Malgrado i correttivi a questa linea imposti dai governatori americani comunque Trump ha boicottato, sottovalutato e schernito (emblematiche le sue battute contro Biden per l’uso delle mascherine) le misure antipandemia prese in assenza del vaccino. Insomma siamo davanti a una miscela infernale e a una situazione molto pericolosa. Anche per la catena di errori commessi in questi anni dal Partito Democratico e dallo stesso Obama nel 2016 ha vinto le elezioni un personaggio del tutto atipico con forti elementi di avventurismo e con inquietanti rapporti con Putin che non ha nulla a che fare con la tradizione del Partito Repubblicano, ma che è invece collegato con l’area del suprematismo bianco e che è pronto a tutto pur di non abbandonare il potere.

FABRIZIO CICCHITTO