di Alessandro Cicero

Si rimane senza parole davanti a tanta cecità dimostrata da Giuseppi-like, forse l’unica parola da utilizzare in certe circostanze è proprio quella che portò alla ribalta proprio il suo sponsor politico, Beppe Grillo, il famoso e mai come adesso particolarmente attuale “vaffa…”.

A dire il vero, ci starebbe bene anche la famosa frase “ma mi faccia il piacere”. Siamo stati a lungo bersagliati e per certi versi anche arresi per stanchezza, alle continue irruzioni televisive del nostro premier, in cui ci indottrinava sulla seconda ondata, certa, del Covid-19. Lo abbiamo visto, in un recente passato, a più riprese scorrazzare sui vari canali del piccolo schermo, persino su Facebook, dove tra l’altro era intento a fare il pieno di like e sfilare nelle passerelle di Villa Pamphili, orgoglioso dell’ausilio della grande task-force guidata da Vittorio Colao, quasi come se si fosse trovata la panacea discesa dal cielo. A proposito, ma che fine ha fatto quel comitato e che cosa ha elaborato di così strategico?

Quindi vediamo se ricordo bene, Giuseppe Conte sapeva, i vari comitati di cui si è perso il conto sapevano, il ministro della Salute, Roberto Speranza, sapeva. Insomma, tutti sapevano e tutti costoro dicevano a noi di non abbassare la guardia perché il Covid-19 sarebbe entrato per un certo periodo di tempo nelle nostre vite, ma che si stava lavorando per guarire da questa pandemia. A tal proposito, va ricordato che lo stesso ministro Roberto Speranza, probabilmente, forte del proprio cognome, ci aveva affibbiato un libro, poi stranamente ritirato misteriosamente dal commercio, dal titolo “Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute”. Quindi tutto faceva presagire, a noi cittadini, una situazione quantomeno abbastanza sotto controllo.

Ci hanno detto cosa fare e cosa non fare, ci hanno chiesto sacrifici, come se gli italiani non facessero già abbastanza, ma dinnanzi ad una situazione simile abbiamo abbozzato e tirato la cinta come gli italiani sanno fare in certe occasioni, anche perché ci siamo fidati delle parole e delle promesse del nostro premier, ahimé con il senno del poi disattese in buona parte. Ma nonostante tutto, in quel preciso momento abbiamo dato fiducia a questo Governo, giustificato, per lo meno, dal fatto che il Coronavirus ci aveva trovati impreparati e che si stava assiduamente lavorando, per non farci trovare nuovamente nelle stesse condizioni davanti ad una seconda ondata, già prevista per il mese di ottobre.

Poi come accade molto spesso, ogni nodo viene al pettine, è arrivato il nodo chiamato ottobre, e la curva dei contagi da Covid-19 è cresciuta esponenzialmente: abbiamo così scoperto che poco era stato davvero fatto. Se tutti sapevano della seconda ondata prevista nel mese di ottobre, la domanda che in questi giorni un qualsiasi cittadino italiano ha il sacrosanto diritto di porre è il chiedere al Governo cosa abbia fatto in questi mesi. La risposta, dato le circostanze, è implicita solo tanta confusione, con il risultato per la maggioranza di essersi dimostrata inadeguata al ruolo che è stata chiamata a svolgere, con l’aggravante del persistente scaricabarile al quale si assiste da parte di Giuseppe Conte.

È palese che con un simile premier la nostra nazione a poco da sperare. Parafrasando il suo cognome, potremmo dire: caro premier “Con-te” il Paese non riparte. Siamo passati dal premier avvocato del popolo, poi intrattenitore televisivo, per giungere ai nostri giorni come il vigile del popolo, dopo aver trasformato l’Italia in un grande colorato semaforo, dove l’unico colore che purtroppo manca è il verde, per l’appunto il segnale che indica che si può procedere. Naturalmente, in questa nuova veste per il nostro premier, in un certo senso stradale, era pur logico che il passo sarebbe stato breve nel pensare di chiamare il risarcimento a tutte quelle attività che rimarranno chiuse, con la denominazione “ristoro”, proprio come quelle aree stradali dove si ci ferma per rinfrancarsi da un viaggio.

Purtroppo, quello che non si osa dire è che a questo premier, come del resto a buona parte di questo Governo, manca la capacità di saper intravedere il futuro, di saper indirizzare strategicamente la politica di una nazione. Invece, si preferisce barcamenarsi sulla raccolta dei consensi e sull’attribuire le colpe di ciò che non funziona ad altri. Per esempio, all’opposizione, chiamata solo nel caos al senso di unità nazionale, banalmente per cercare di ridistribuire possibili flop e un indomani avere la via d’uscita nel dire c’erano anche loro, se abbiamo sbagliato lo abbiamo fatto tutti. Così è troppo comodo.

Chi governa ha l’obbligo di fare delle scelte, anche impopolari, poi il tempo ne dimostrerà il valore o meno. L’opposizione è chiamata a sorvegliare l’operato del Governo formulando anche delle proposte, altrimenti non comprendo per quale motivo si dovrebbero chiamare Governo e opposizione. Nelle aziende, quelle serie, per lo meno nel resto del mondo, quando un amministratore delegato non porta dei risultati concreti lo si manda a casa, in politica per propri orticelli questo non si riesce, è impensabile. Se un premier non porta dei risultati concreti, la maggioranza ne dovrebbe prendere atto togliendo la propria fiducia, trovando ciò che può portare prestigio e futuro alla nazione.

Di certo, se si continua di questo passo, a togliere la fiducia alla politica saranno i cittadini gabbati. Solo allora ci renderemo conto dei veri danni che ha fatto una buona parte di questa classe politica, anche quella che si erigeva a nuova, dalla parte dei cittadini, come il Movimento 5 Stelle.