di Riccardo Galli

Disastro Costituzionale e nazionale -​ Un​ disastro​ le nostre istituzioni, il chi decide, il chi comanda, il chi sia e debba essere responsabile e di cosa. Una modifica alla Costituzione perpetrata dalla ideologia lottizzatoria della sinistra e sospinta dalla demagogia federal-leghista ha creato a suo tempo venti Repubbliche nane in uno Stato nazionale reso impotente. Le Regioni: a loro la Sanità perché potessero spendere, assumere e nominare.

Sanità regionale non certo per motivi e finalità medico cliniche ma perché fossero centri di spesa, opportunamente decentrati e moltiplicati. Nella​ Costituzione​ di fatto lo Stato nazionale ha il compito di pompare soldi sui “territori” e i “territori” hanno il potere di spenderli alla luce dell’obbligo di tradurli in voti. Analogo disastro a quello della Sanità su base regionale quello che assegna alle Regioni potere di fatto di veto su trasporti, porti, ferrovie, strade, autostrade…ogni infrastruttura nazionale deve pagare pedaggio o pizzo al territorio che attraversa, come si trattasse di un altro Stato.

 

Disastro di ceto politico, la Casta delle Regioni -​ Questo assetto folle e sbilenco delle istituzioni e dei poteri ha prodotto un ceto politico locale che si sente solo e unicamente “rappresentante dei territori”, il titolo di cui più volentieri si fregia. “Noi vicini al territorio” è la litania di​ Presidenti e Assessori. Vicini e conoscitori del territorio…Poiché non devono fare i cartografi e i geografi, vuol dire con l’orecchio a terra per ogni rumor di lobby o di gruppo di interessi o anche di semplice mugugno. Vicini al “territorio”, cioè ideologicamente e pragmaticamente e praticamente lontani da ogni idea, volontà e capacità di governare. Solo rappresentare.

Questo ceto politico locale, che nei decenni ha contribuito non poco allo spreco e cattivo utilizzo delle risorse e del lavoro del paese, durante la pandemia sta dando quel che può e sa. Fa quello per cui è stato formato. Fa boicottaggio di ogni interesse generale e rappresenta ogni mugugno, lobby e interesse particolare. Quindi fin dall’inizio dalle Regioni fuga dalle responsabilità, occultamento delle difficoltà, boicottaggio delle decisioni del governo nazionale come missione propria e tratto di identità.

 

Perfino sponda culturale al negazionismo -​ “Governo usa virus per colpire l’autonomia”. Lo ha detto pubblicamente Fontana presidente lombardo. Il che è perfino una sponda culturale al negazionismo. Del negazionismo le parole di Fontana assumono un pilastro: l’uso oscuro della pandemia da parte di poteri ostili e nemici del popolo. Ed è lo stesso Fontana, Fontana presidente Lombardia, che ha scritto una lettera alla Procura di Milano. Lettera per dire: se​ vaccino anti influenza​ in Lombardia non c’è, è perché abbiamo paura a comprarlo a trattativa privata perché poi arrivano i Pubblici Ministeri. Il Presidente che dice ai lombardi: se non c’è il vaccino prendetevela con la magistratura! Poi Fontana dirà: “lettera mal letta o mal scritta”. Sì, davvero un disastro.

Marsilio che evade dalla Zona Rossa -​ Abruzzo, Zona Rossa, scade mercoledì secondo calendario sanitario. Ma il condottiero delle Regione,​ Marsilio, con virile e decisa mossa fa evadere l’Abruzzo due giorni prima dalla prigione in cui l’aveva messo il governo cattivo…straniero? Ribellarsi alla salute è giusto e maschio secondo Marsilio. E anche qui sponda, chissà quanto inconsapevole, alla menzogna cantata della dittatura sanitaria.

Disastro umano e sociale -​ Secondo Fontana il disastro umano e sociale è l’invito, la preghiera, la supplica agli italiani a non spostarsi, viaggiare, incontrarsi il​ 25/26 e a Capodanno. Disastro sociale è invece avere un ceto politico locale vuoto di competenze, responsabilità e raziocinio. Vanesio oltre che vuoto. E pericoloso per la salute pubblica, letteralmente pericoloso. E disastro umano è visibile, tangibile nella formazione civile e nei caratteri civici di questo ceto politico.

Un disastro umano e sociale che rende drammaticamente contemporanea una riflessione di Tocqueville (uno dei maggiori studiosi e teorici della democrazia liberale). “Amo con passione la libertà e il rispetto dei diritti, ma non la democrazia, questo il fondo della mia anima”. Ciò che Tocqueville non amava era la democrazia intesa come ognuno fa come gli pare, come volontà popolare onnipotente, come cosa pubblica solo somma di private e individuali volizioni. Insomma il disastro sociale e umano di una democrazia stanca di sapere che democrazia è argine, regola e garanzia alla volontà popolare, figurarsi ai “territori”.