Quanti sono i settori colpiti da questa maledetta pandemia? Oggi vi vogliamo raccontare di uno di quelli che ha sofferto di più: matrimoni, comunioni, battesimi. Il fatturato annuo, con l'indotto, di questo settore supera i 20 miliardi di Euro. L'anno scorso 2020 soltanto sono state realizzate il 10% delle cerimonie del 2019, anno in cui non ce n'erano state tante come quello precedente! Centinaia di migliaia di tonnellate di prodotti deteriorabili sono stati letteralmente gettati, soltanto alcuni riciclati. Un danno che si va ad aggiungere ai mancati guadagni registrati nei mesi del lockdown": è questo l'allarme che lancia Federmep, Federmatrimoni ed eventi privati.

All'indomani del Dpcm che riduce il numero di invitati ad un massimo di 30 persone, la wedding industry si é ribellata. "Dall'inizio della pandemia, in Italia abbiamo registrato una perdita di 20 miliardi di euro - spiega Serena Ranieri, presidente di Federmep -. 'Matrimonio' non vuol dire solo location e vestito della sposa: nel settore operano migliaia di lavoratori che avranno ancora più difficoltà a sopravvivere". Secondo i dati riportati da Federmatrimoni ed eventi privati, da marzo ad oggi sono stati cancellati circa 90 mila matrimoni e circa 250mila eventi di altra natura. In Italia c'erano 50.000 imprese e partite Iva, e i 300.000 lavoratori, tra impiegati stabili e stagionali, che operano nel settore, più altri 700.000 persone che, in parte, vivono dell'indotto. Wedding planner, ristoratori, fiorai, fotografi, artigiani, sartorie, musicisti.

"C'è tutto un universo di microattività poco conosciute - afferma Serena Ranieri -. Penso, ad esempio, ai calligrafi, ai celebranti che per ogni cerimonia civile prendono dalle 500 alle 800 euro. Tutti gli operatori, grandi o piccoli che siano, chiedono una risposta al Governo".

Secondo alcune rilevazioni i 20 miliardi di euro di perdite dal lockdown ad oggi potrebbero essere addirittura sottostimati. "In Italia non c'è la percezione di quanto sia importante il settore del wedding. Nel 2019 il costo di un matrimonio era in media di 30-35mila euro. Un importo nel quale è compresa la location, il catering, gli abiti degli sposi, il fioraio, il fotografo, il parrucchiere etc: insomma tutte le spese di base della cerimonia. C'è, però, un indotto che non può essere calcolato: parliamo del parente che compra l'abito per venire alle nostre nozze e spende magari 200 euro o degli amici che ci raggiungono e prenotano un B&B. Un grosso settore economico italiano gira grazie al wedding. E se si paralizza questo settore, il danno è enorme".

Lo sa bene Giuseppe Alcini, proprietario del Castello di Montignano, residenza d'epoca e location per matrimoni in Umbria. Il direttore è arrabbiato. La sua rabbia è sia per gli sposi, messi di fronte ad un'ardua prova, sia per i gestori di strutture come lui. "Questo provvedimento, completamente illogico, mette in grandissima difficoltà chi si sposa. Una promessa sposa racconta:" Sappiamo che gli inviti vengono fatti, secondo il galateo, almeno tre mesi prima delle nozze. Immaginiamo di aver invitato 120 ospiti al nostro matrimonio di sabato 24 ottobre. Arriva questo decreto e ci troviamo a dover selezionare gli invitati (che magari ci hanno già fatto il regalo, hanno già comprato il vestito o il biglietto per raggiungerci). Che facciamo? Teniamo i più giovani o gli anziani? Gli amici o i parenti stretti? Dopo aver svolto questo ingrato compito e aver chiamato 90 ospiti per annullare l'invito, andiamo a parlare con il proprietario della location".

Ma ora mettiamoci nei panni degli operatori. Risponde un operatore "Tu, sposa o sposo, vieni da me, proprietario della location, e mi dici che invece di 120 persone sarete 30. Calcolando che per un matrimonio di 120 ospiti la spesa minima è di 100 euro a persona, va da sé che la mia aspettativa era quella di guadagnare 12mila euro. Ora invece me ne rimangono 3000". Giuseppe Alcini tira le somme: "Dopo disdette, mancate prenotazioni, un'intera stagione di matrimoni distrutta, noi poveri gestori ci troviamo di fronte ad un'altra catastrofe: quelle poche cerimonie che si potevano ancora fare, ci vengono tolte così, dal giorno alla notte, con danni incalcolabili".

Per Alcini c'è un paradosso che non può essere taciuto: "Se al ristorante, che ha magari 120 coperti, le persone possono tranquillamente mangiare in tavoli separati, perché ad un matrimonio no? Perché, se ho una sala enorme, non posso permettermi di ospitare un centinaio di invitati seguendo tutte le norme di distanziamento e di sicurezza? È un controsenso che non possiamo accettare". Contro questa e altre storture Assoeventi (Associazione nazionale Events Luxury Wedding) e Federmep si sono già mosse chiedendo al premier Conte e al ministro Speranza di fare urgentemente una deroga al Dpcm, affinché sia garantito lo svolgimento regolare degli eventi già programmati. Gli allestimenti, i catering, le forniture per le cerimonie imminenti sono già pronte ed non è immaginabile un rimborso equo per tutti. "Proponiamo di aumentare il distanziamento interpersonale, eliminare il ballo durante gli eventi al fine di evitare assembramenti ed imporre l'uso della mascherina a tutti i partecipanti; ma il limite delle 30 persone per ciascun evento, fissato dal Dpcm, va eliminato perché del tutto arbitrario e scientificamente inidoneo a impedire la diffusione del Covid19", hanno scritto in una nota comune. Contro il limite dei 30 invitati si è schierato anche il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha affermato: "Un matrimonio che non ha un festeggiamento non è una cosa superflua".

La decisione presa dal Governo "dall'oggi al domani" non ha solo un impatto economico, ma anche sociale. Cosa vuol dire dover annullare, di punto in bianco, le nozze programmate (anzi ri-programmate) da mesi? Martina 30 anni, di Roma, una sposa che per la seconda volta non potrà indossare l'abito bianco e che sta per rinunciare al suo sogno: "Dovevo sposarmi il 26 aprile 2020, avevo tutto pronto, compreso il vestito, poi è arrivato il lockdown - ci racconta -. Ho pensato: 'Va bene, lo sposterò ad ottobre tanto l'abito ce l'ho, devo solo rifare le bomboniere cambiando la data e ricomprare il vestito ai miei figli di tre anni, che crescono a vista d'occhio'. L'ho presa con filosofia, insomma. Poi a luglio sono rimasta incinta e ho dovuto comprare un altro abito da sposa. Proseguo con i preparativi. Saldo i fornitori. Tutto è pronto: allestimenti, fiori, catering. Poi una mattina - a cinque giorni dalla data delle nozze - mi sveglio e scopro che un Dpcm ha introdotto il limite delle 30 persone".

Per Martina, come per tante altre coppie, è stat un fulmine: "Ho dovuto annullare. Avevamo un centinaio di invitati, di cui effettivi 60 e avevamo prenotato una sala per 300 per stare tranquilli. Festeggiare in 30 per la nostra famiglia non ha senso perché pur selezionando i più stretti siamo comunque tanti. Con imbarazzo ho dovuto chiamare i fornitori e comunicargli la nostra decisione, ma dovrò comunque - e giustamente - pagarli. Con tristezza ho chiamato anche gli invitati, molti dei quali avevano già comprato l'abito per sé e per i figli o si erano organizzati, con hotel e b&b, per raggiungerci. Lo sconforto è tanto: se vorrò sposarmi dovrò trovare un'altra data, comprare un altro abito (il terzo), un altro outfit per i miei bambini (il terzo), dovrò fare di nuovo le bomboniere (per la terza volta). Per fortuna i confetti scadono nel 2022". Ci arriveró? O proprio non mi dovró mai più risposare?"

Queste sono alcune delle tante realtá che ci costringono a rinunciare anche ai più basici sogni della nostra vita! Sposarsi. Nel 2020 i matrimoni sono scesi di un 90%.

STEFANO CASINI