Associazione per delinquere semplice, aggravata dal metodo mafioso. È l'accusa della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro nei confronti di Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc, dimessosi oggi, appena è venuto a conoscenza dell'inchiesta. Pur dichiarandosi assolutamente estraneo ai fatti.

"Basso profilo" è il nome del fascicolo aperto dalla procura guidata da Nicola Gratteri. Al centro dell'inchiesta - che conta 160 indagati, 50 dei quali sottoposti a misure cautelari - i rapporti tra il mondo dell'imprenditoria e quello della politica con la 'ndrangheta. Il procedimento svelato questa mattina - nel quale sono stati coinvolti centinaia di uomini delle forze dell'ordine - coinvolge nomi di peso e che si abbatte sul Paese in un momento delicato. In cui l'Udc potrebbe, o avrebbe potuto, essere determinante negli equilibri di governo.

Tra gli arrestati c'è il segretario dell'Udc calabrese e assessore al Bilancio regionale, Francesco Talarico, accusato di voto di scambio e associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso. Ma che ruolo avrebbero avuto i due politici in questa vicenda? Secondo l'accusa avrebbero accettato di favorire un imprenditore, Antonio Gallo - che aveva stretti rapporti con le cosche - nella sua corsa agli appalti. Inizialmente fatta in Calabria e poi a Roma. E sarebbe stato nella Capitale che Gallo avrebbe incontrato Cesa.

Il pranzo a Roma - Siamo nel 2017, il segretario dell'Udc è eurodeputato. A tavola erano seduti in cinque: Cesa, Talarico, Gallo e Tommaso e Saverio Brutto, rispettivamente ex consigliere comunale di Catanzaro e assessore al Comune di Simeri Crichi. Gallo, continua il magistrato, "è un imprenditore molto eclettico, che lavorava su più piani e riusciva a muoversi con grande disinvoltura quando aveva di fronte lo 'ndranghetista doc, o il politico o l'imprenditore. Si muoveva su più piani, perché aveva bisogno di più piani, per creare una sorta di monopolio o almeno oligopolio su un territorio per avere la possibilità di vincere gare truccate per la fornitura di prodotti per la sicurezza sui luoghi di lavoro o attività di pulizia, anche a livelli nazionale. Ecco qui - ha aggiunto il procuratore della Dda di Catanzaro - l'aggancio con la politica". E la decisione di arrivare a Roma.

"Questa sua voglia di ingrandirsi - sostiene ancora Gratteri - porta Gallo ad arrivare fino a Reggio Calabria e a rivolgersi a rappresentanti della famiglia di 'ndrangheta dei De Stefano-Tegano per organizzare la campagna elettorale di Franco Talarico nelle Politiche del 2018, e lo porta a salire a Roma per cercare di ottenere degli appalti di levatura nazionale e attraverso Talarico organizza un incontro con Cesa, un pranzo, datato estate 2017″.

Come ha fatto la procura a sapere di quell'incontro? Ascoltando una conversazione di Brutto, nella quale, si legge nella richiesta dell'applicazione delle misure cautelari, "veniva menzionata la figura dell'onorevole Lorenzo Cesa con il quale avrebbe preso un appuntamento". E dell'appuntamento si ha conferma grazie a un pedinamento. "Quel pranzo - ha rimarcato poi Gratteri - non potevamo documentarlo perché all'epoca Cesa era parlamentare, ma sentendo poi Gallo da un'intercettazione ambientale emerge sostanzialmente che Gallo avrebbe dovuto pagare il 5% di provvigione (a Francesco Talarico, Tommaso e Saverio Brutto, ndr)". Ma di questo pagamento, a detta degli stessi inquirenti, non ci sono riscontri.

Il "patto di scambio" per il 2018 - In vista delle politiche del 2018 gli indagati avrebbero stipulato un accordo. In cosa consisteva, secondo gli inquirenti, questo patto di scambio?  "Nella promessa di "entrature" per ottenere gli appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici, erogati dalla sua impresa (di Gallondr) e banditi da enti pubblici economici e società in house" Il ruolo di Cesa sarebbe stato di "mediazione"  in cambio della promessa di un 'pacchetto' di voti". Secondo la procura "Talarico incontrava Natale Errigo, imparentato con esponenti della cosca De Stefano/Tegano di Archi" e riceveva la rassicurazione del sostegno alle elezioni.

Appalti, ma non solo: "150 pagine di capi d'imputazione" - Tanti i reati ipotizzati. Così tanti che i capi d'imputazione riempiono 150 pagine. L'elenco, fatto da Gratteri, è lungo: "associazione a delinquere, voto di scambio, intestazione fittizia di beni, appalti, turbative, rivelazioni del segreto istruttorio, quindi tutta la gamma dei reati tipici che negli ultimi anni stiamo vedendo emergere sempre più nel corso delle nostre indagini, indagini di mafia in cui ci sono sempre meno omicidi, ci sono sempre meno reati violenti ma - ha sostenuto il procuratore capo della Dda di Catanzaro - sempre più reati che riguardano il potere politico e sempre più reati che riguardano il potere economico".

La difesa di Cesa: "Estraneo ai fatti" - La casa romana di Cesa è stata perquisita oggi. Lui respinge ogni accusa, incassa il sostegno di una parte della politica, e fa sapere: "Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell'operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale, con effetto immediato". E all'Ansa che gli fa notare che l'indagine arriva proprio in un momento in cui il suo partito avrebbe potuto giocare un ruolo importante nell'estremamente precario equilibrio in cui dovrà reggersi il governo risponde: "Io sono sempre stato rispettoso della magistratura e lo sono anche ora: non credo a tempi sospetti". E ancora: "Il centrodestra è unito. Detto questo sono una persona seria e lo sono anche oggi: non mi occupo più di vicende politiche. È un momento difficile". Nell'attesa che la vicenda abbia una qualche evoluzione ha chiaro quale sarà il prossimo passo che compirà: "L'unica cosa che devo fare - conclude - è prendere le carte e lasciare il mio ufficio nella sede dell'Udc".