di Marco Benedetto

Draghi deve godersela un mondo. Vede strisciare i leader dei partiti che hanno portato Conte alla defenestrazione. (Se è per questo hanno fatto anche di peggio: hanno affossato l’Italia). E se la ride. Non una risata sguaiata.
Un sorriso enigmatico, leonardesco. Li guarda, li ascolta, come se l’aspettasse. Promette poco.
Sublime deve essere stato l’incontro con Beppe Grillo e i suoi grillini. Ne sono splendida conferma le estasiate parole di Vito Crimi: ha manifestato “sensibilità” per il reddito di cittadinanza. I frondisti uscivano dalla stanza della Regina Madre e di Mazzarino confortati dalla loro sensibilità verso le loro istanze. E trovavano i moschettieri che li portavano alla Bastiglia

Vedremo cosa succederà. Non ci si deve fidare dei giornali. Da quando la politica è trattata come una partita di calcio, sono capaci di tutto.

Certo Manzoni sarebbe in qualche difficoltà a riconoscere alla stampa italiana quella patente di verginità che si attribuì in morte di Napoleone.
I giornali hanno già elevato Mario Draghi a uno stato super umano. Ma stiamo attenti. Di SuperMario ne abbiamo avuto già uno, Monti. E ogni giorno potete constatare come ci ha ridotti.

Draghi non va in estasi davanti allo specchio - Draghi non sembra il tipo da estasi davanti allo specchio. Però mancano ancora tanti tasselli, primi su tutti i nomi dei ministri.

Al fondo di tutto c’è però la domanda delle domande. Sarà Draghi capace di incidere il vero tumore che soffoca l’Italia, la burocrazia?

Draghi è dei loro, conosce uomini e logiche, pregi e perversioni. Quel Moloch senza volto che è la burocrazia italiana domina da secoli. Si è fatto più potente nella fusione fra Piemonte e Due Sicilie. Diventando ingovernabile nella meridionalizzazione post bellica. In mezzo ci fu il regime fascista che vide Mussolini, dittatore con un quarto dei voti, venire a patti con il vero potere del Paese. E alla fine pagare e far pagare ai nostri genitori e nonni gli effetti nefasti della sottomissione al mostro burocratico.

Vero è che la storia insegna che la condizione senza la quale un Paese non prospera è la stabilità. Ma questo non basta. Lo abbiamo visto con Conte.
Giuseppe Conte ha mezzo distrutto la parte più produttiva dell’Italia, quella che innova e rischia, con una gestione della pandemia targata estrema sinistra (Leu, M5S) e sindacati del settore pubblico.

Per capirlo e in parte giustificarne l’opera bisogna aver presente una cosa. Che un governo è come un consiglio d’amministrazione. Funziona in un quadro di armonia fra gli azionisti. Se il padrone è uno solo tutto fila liscio. Se i soci litigano è un fastidio non da poco. Garantisco per esperienza diretta.

Solo un avvocato come Conte poteva reggere due anni fra azionisti rissosi e con contrapposte visioni del mondo come Lega, M5S e Pd. L’avvocato non decide: consiglia, media, riducendo al minimo i danni da decisioni sbagliate del cliente.

Draghi ha una marcia in più - Draghi parte con un’altra marcia da un’altra base. È un super burocrate che si è misurato e scontrato con bestie come i tedeschi e i francesi. Sa decidere e sa comandare. Non è un avvocato ne un professore. In Europa e in America lo rispettano, non lo temono come la grandine.

Tutto questo non basta ma è già una base.
La garanzia migliore però è la pochezza dei suoi azionisti, consapevoli oggi più che mai che dopo Draghi ci sono le elezioni. Elezioni vuol dire, per dire,che i poveri grillini, falcidiati dalla perdita di voti, pagheranno caro il suicidio del taglio dei parlamentari.

Crimi e Zingaretti garanzia per Draghi, ma non perché sono bravi - Ma la garanzia maggiore per Draghi viene dallo scarso valore intrinseco dei principali leader della maggioranza che sosteneva Conte: Crimi e Zingaretti.

Rivediamo il film da spettatori disincantati e non schierati.

1 Come dei gattini spaventati hanno lasciato fare a Conte quello che ha voluto per tutto l’anno della pandemia. Sì va bene il sindacato, si va bene che al Nord sono sovranisti. Anche se poi se essere sovranisti vuole dire cercare di farsi rispettare un po’ di più in Europa mi iscrivo anche io. Purtroppo temo che non aiutino ne il folclore di Matteo Salvini ne i pantaloni calati e la schiena girata che sono tradizione italiana nel rapporto con l’Europa.

2 Crimi e Zingaretti si sono fatti portare per il naso da Matteo Renzi come dei principianti. Lo capivo perfino io, interamente negato alla politica, che Renzi andava rottamato.

3 Con duecento cariche da assegnare nei prossimi mesi, nonché la cornucopia di posti, parlamentari inclusi, di cui Pd e M5S e Governo disponevano non sono stati capaci di mettere in piedi un gruppo parlamentare decente che sostenesse Conte e permettesse di espellere Renzi.

4 Hanno lasciato a trattare Conte da solo e in diretta. Può darsi che nel suo trip di onnipotenza Conte, con il conforto del suo mentore Rocco Casalino, abbia sottovalutato le difficoltà. La preda era invitante. Si parla della gestione di 209 miliardi del Recovery Fund. Con quel che ne consegue in termini di potere influenza favori. Ci sono illustri precedenti. Creso, ricchissimo sovrano, interpretò male la profezia, mosse guerra a Ciro e fini in catene. Conte non è un re e nemmeno un partito, è un avvocato venuto fuori due anni fa non si sa come o perché. Il risultato si è visto.

5 Zingaretti non è stato capace di trovare l’intesa con Crimi e di imporsi a Conte. Noi ti salviamo, tu governi come ti diciamo noi. Di fronte alla testardaggine di Conte Zingaretti e Crimi hanno deciso di mandarlo a sbattere?

Il peso del Pd ridotto a zero - Ne pagheranno le conseguenze. Ora il loro peso è zero, o ingoiano o si va alle elezioni, con quel che ne verrà. Non è che sia un male. Ma per il Pd è una debacle storica.

Entra la Lega. Senza la Lega Draghi non sta in piedi, se parte dei 5 Stelle fanno i capricci. E poi che Governo di unità nazionale sarebbe? Sarebbe un Conte ter senza Conte.

La Lega è il partito del Grande Nord. Il partito di quelli che mantengono il resto, cioà la gran parte di noi. Il suo ingresso nel Governo non può che fare bene, riequilibrando il peso troppo sudista di Pd e 6 stelle.

Se Salvini accantona il folklore, non è più pericoloso di Umberto Bossi. E già il Pd comincia a dare fondo all’armamentario buonista: è cambiato. Amnistia in arrivo. Sì ma il Pd ha perso un’altra grande occasione. Zingaretti come Bersani: i post comunisti non sono stati abituati a pensare. Meno male che ci sono sempre i democristiani.