Fu abbandonata, sul monte Pelio, dal padre, che le avrebbe preferito un maschio. Allevata, prima, da un'orsa mandata da Artemide, crebbe, poi, con un gruppo di cacciatori. Da lì principiano le gesta che la resero epica nel suo genere.

Rammentate il mito di Atalanta? La storia recente della Bergamasca Calcio — che da questa divinità prende il nome — sembra ricalcare appieno il senso di questa orfanilità. Una squadra che dall’inizio del terzo millennio fino alla stagione 2015-16 ha vissuto ai margini della serie A.

Nel campionato seguente si registra la svolta, quando la guida degli orobici viene assegnata al tecnico Gian Piero Gasperini da Grugliasco. L’esordio non è dei migliori: nelle prime cinque giornate, solo 1 vittoria e 4 sole sconfitte. Da Crotone in poi, inizia la serie positiva, che porta l’Atalanta a scalare la classifica su fino alla quarta posizione che le vale l'accesso all'Europa League.

Gli anni successivi sono un susseguirsi di imprese inaspettate: dalla prima finale di Coppa Italia dell’era Percassi (patron della società dal 2010) al superamento del girone di Champions, con la conseguente vittoria sul Valencia, agli ottavi, fino alla resa - ma, a testa alta - contro la corazzata Psg. 

Tutt'ora impegnata in tre competizioni - spicca, ahinoi, la finale di Coppa Italia ottenuta proprio ai danni del Napoli - il trend iniziato, come detto, 6 anni or sono, non pare arrestarsi e l'Atalanta sembra omaggiare il suo mito.

Riflettori su tre "performer" atalantini - Con 8,82+4,18, Luis Muriel è il giocatore che, sulla base degli expected gol (xg), sta "overperformando". È, cioè, in grado di segnare più reti di quelle attese in base alle chance procuratesi. 4-5 in più, per l’esattezza, come evidenziato dal numero posto ad apice della simbologia dal tono matematico.

Il dato rimarca la letalità del colombiano, quando è in prossimità della porta. La somma dei due coefficienti coincide con le marcature in campionato di Muriel: 13.

Diversamente, l’altra punta nerazzurra, Duvan Zapata, con una media totale xg pari a 10,59-2,59, è quello che sta più "underperformando". Tradotto? Sfrutta poco le occasioni presentatesi. Ha fruito, infatti, di 10 (quasi 11) chance per segnare, ma dispone di (appena?) 8 realizzazioni all’attivo (esito della differenza tra il 10,59 e il 2,59 posto ad apice).

Robin Gosens è il perno del centrocampo atalantino più utilizzato dall’allenatore piemontese: nel rettangolo verde da ben 1418 minuti. Ha siglato 6 gol ed effettuato 4 assist, partiti dall'out sinistro, dove si censisce la percentuale più alta di attacco.

Caratteristiche - L’Atalanta spicca nei duelli aerei e nel creare occasioni frutto di giocate individuali. Oltre al già citato Muriel, la rosa bergamasca annovera giocatori dal tocco sopraffino: Ilicic, Pessina, Malinovskyi, Pasalic, Miranchuk e Kovalenko, che garantiscono al tecnico un ricco turnover. Altro punto di forza, il pressing feroce che toglie il respiro alla manovra avversaria.

Debole nel difendere il vantaggio. Un esempio recente? La remuntada subita dal Torino, sponda granata: 0-3 e 3-3 al triplice fischio. In sofferenza sui tiri da lontano e sui filtranti alle spalle della linea di difesa.