"Perché Sanremo è Sanremo", recita il classico ritornello. Sarà, ma con il morbo che avanza, l'ondata di contagi che non accenna a placarsi e il Paese sempre più diviso in zone rosse, gialle e arancione, cosa "sia" mai l'edizione 2021 del "festival della canzone italiana" e perché, alla fine, si sia deciso di tenerla lo stesso, questo resta un mistero tutto ancora da chiarire. Un mistero reso ancora più fitto dal triste spettacolo offerto da quelle file di poltroncine rosse rimaste desolatamente vuote in platea. Diciamocela tutta: uno show canoro dal vivo senza pubblico, è peggio di una pugnalata al cuore. Semplicemente: non ha senso.

Se poi lo si organizza nel bel mezzo di una pandemia, con il mondo messo in ginocchio dal Covid ed il quotidiano bollettino dei contagi e delle morti a scandire le nostre giornate, Sanremo, con il suo caleidoscopio di fiori e note, rischia di apparire tremendamente fuori luogo o, per meglio dire irrispettoso. Irrispettoso, sì. Avete letto bene. Nei confronti dei malati, delle famiglie di quanti hanno sofferto (e ancora soffrono) a causa del virus, dei tanti commercianti ed imprenditori che si sono visti ridotti sul lastrico a causa delle restrizioni, degli studenti costretti, ogni giorno, al ciclo alienante ed estenuante della DAD! Irrispettoso. Punto.

E per favore: non veniteci a parlare di occasione di svago e distrazione. Cosa dovremmo dire allora, di tutti quanti gli altri cinema e teatri d'Italia costretti, da quasi un anno a questa parte, a differenza del ben più celebre (e fortunato) "Ariston", a tenere le serrande ben abbassate? Fuor di metafora: che senso ha avuto organizzare Sanremo quest'anno? Non era meglio, ai tempi del coronavirus, calare, sia pure solo per una volta, il sipario sulla tradizionale kermesse della città dei fuori? Insomma, cari amici, siamo proprio sicuri che la scelta di tenere il festival sia stata quella giusta e che..."Sanremo resta Sanremo" anche di questi tempi?

Senza dimenticare che proprio la Liguria non è che se la stia passando troppo bene in fatto di contagi e cominciano a registrarsi i primi casi di positività anche tra gli addetti ai lavori festivalieri. Insomma, stiamo parlando di una Regione martirizzata. Quando è troppo, è troppo. Almeno si poteva avere il buonsenso di aspettare ancora qualche mese, perché no, tra la fine della primavera e l'inizio dell'estate. Ma l'ingordigia porta a queste decisioni alquanto discutibili. Qualche contratto (milionario) magari si poteva anche stracciare per quest'edizione... ma alla fine c'è sempre qualcuno che vince... e non sarà colui che si classificherà al primo posto tra i cantanti in gara. La faccia, però, è persa.

DALLA REDAZIONE