di Franco Esposito

Prosegue l’abbattimento delle cose che Giuseppe Conte si è inventato nell’ambito dei due governi da lui presieduti. Esecutivi farlocchi, il primo di colore gialloverde, l’altro di tinta giallorossa. Pure invenzioni, assurde colorazioni, fritti misti senza senso, pasticci senza sapore. Il cashback è la misura più personale posta in essere dall’avvocato pugliese ex premier. L’ha costruita e lanciata negli ultimi mesi della sua esperienza a Palazzo Chigi. Paradossi italiani della politica e casi strani della vita ora pongono Giuseppe Conte ne ruolo di difensore della sua creatura malnata in qualità di leader politico designato del Movimento Cinque Stelle. Nessuno poteva prevedere una conclusione di questo genere. 

Intorno al cashback monta l’assedio di quasi tutti i partiti, al grido “non serve a nulla, cancelliamolo”. Gli stessi grillini, molto probabilmente, saranno tenuti ad adeguarsi. Adeguarsi a cosa? Al volere di tutti i partiti dell’ampia maggioranza costruita da Mario Draghi con l’impiego delle arti sottili della politica. Tu dai una cosa me, io saprò come disobbligarmi. La canzone italiana mai superata dalle mode politiche, quindi sempre di stringente attualità. 

E non entusiasmante, oltretutto, è il bilancio di questo cashbak a tre mesi dal varo. Meno di otto milioni gli italiani che si sono iscritti, e meno di sette milioni quelli in possesso di valide transazioni. Poco più di 14 milioni gli strumenti di pagamento registrati, e lontane da tre milioni le transazioni effettuate: quelle elaborate sono 225.386.008. I rimborsi per il cashbak di Natale? Duecentoventiduemilioni di euro, con un importo medio delle transazioni pari a 25 euro. 

Le regole in vigore dal primo gennaio prevedono il rimborso del dieci per cento fino 1.500 euro di spesa, per un minimo di cinquanta pagamenti in sei mesi. Centomila euro è il premio previsto per coloro che fanno più pagamenti elettronici. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, non usa giri di parole, si affida a termini espliciti, inequivocabili. “Inutile il cashback, va abolito assieme alla lotteria degli scontrini”. Dopodomani, giovedì, è in programma la prima estrazione mensile per gli scontrini emessi dalll’1 al 28 febbraio. In palio dieci premi da 100mila euro per i consumatori e altrettanti da 200mila euro per gli esercenti. 

Giorgia Meloni propone di impiegare le risorse del cashback per gli indennizi alle attività messe in ginocchio dal Covid 19. Perché, sostiene la leader di FdI, “mi suona come cosa poco intelligente che il governo italiano abbispeso finora undici miliardi sui ristori e quasi cinque sul cashback”. E Matteo Renzi, giorni fa, prima di salire sull’aereo che l’ha portato a Dubai da bin Salam, si augurava che la prossima tappa debba essere “quella di ripensare il piano cashless”. 

Il provvedimento resta comunque valido per tutto il 2021. Ma c’è incertezza sul futuro, i tre miliardi di euro previsti per il 2022 sono in bilico. 

Un insuccesso, comunque vada. Il clamoroso radicale ripensamento circola con insistenza ai vertici del Governo multicolore per necessità. La norma in scadenza a dicembre 2021 difficilmente verrà modificata. Fatta salva la possibilità eventuale di cancellarne, nella finanziaria, gli ultimi sei mesi previsti l’anno prossimo. O di ridimensionarne il perimetro delle spese. E non mancano i suggerimenti, come quello del generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, presentato nel corso di una audizione alla Camera. “Limitiamo i pagamenti validi per i rimborsi solo agli ambiti a rischio evasione”. 

La situazione, al momento, è questa. La previsione di stanziamento è di 4,7 miliardi, di cui tre per i 2022 finanziabili con il Recovery fund. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ieri ne ha parlato al Senato, in occasione della sua prima audizione proprio sul Pnrr. Attraverso l’ex viceministro Antonio Misiani. Contrario fino dal primo momento al Cashback, molto caro a Conte, ritiene non eludibile “la scelta della priorità, quei 4 miliardi stanziati nel 2022 per il cashback è meglio dirottarli sui programmi di lotta alla povertà. Si può finanziare un programma straordinario di lavoro di cittadinanza a favore di chi ha i requisiti veri per accedere al Reddito. Il programma dei progetti andrebbe affidato per la gestione ai Comuni e al Terzo settore”. 

Ma il pensiero di Draghi qual è? Una fonte dell’Esecutivo fa trapelare che “necessitdiscontinuità”. È la prova provata come questa cashback non sollevi entusiasmi all’interno del Governo. La tiepida adesione dei vertici governativi viene confortata pure dalla valutazione di episodi che si sono verificati nella vita di tutti i giorni. I gestori delle pompe di benzina denunciano l’operato di furbetti che “frazionano il pieno di carburante con dei micropagamenti per scalare la classifica dei premi”. I tecnici sono al lavoro per non legittimare questi abusi: messo a punto un sistema che non consente il conteggio di più transazioni sullo stesso acquisto. 

Ma quelli del M5S non ci stanno. In attesa che se ne occupi in prima persona Conte, il senatore Dall’Olio, capogruppo della commissione bilancio, ammonisce: “Sbaglia e non coglie alcuni aspetti decisivi chi sostiene che i soldi stanziati sono uno spreco”. La tesi contro gli abolizionisti è supportata dai numeri che il senatore grillino estrae al suo cilindro personale. “I quasi otto milioni di italiani che hanno effettuato 288 milioni di transazioni dall’8 dicembre e permesso l’attivazione di 13 milioni di strumenti di pagamento sono un successo, che fa risparmiare famiglie e imprese, aiutando il contrasto di evasione e lavoro nero”. 

Belle parole e precisa enunciazione di numeri però non convince neppure tutti i grillini. Solidi e compatti nella difesa dei Reddito di cittadinanza, non nel supporto necessario per tenere in vita il cashback oltre il 31 dicembre di quest'anno.