La somministrazione, come vaccini, di preparati ad Rna ribosomico, è stata autorizzata senza alcuna adeguata sperimentazione. L’ipocrisia sulla vicenda regna sovrana: è ingiustificato il clamore generato dai gravi effetti collaterali registrati, in non rari casi, da parte di chi ne ha volontariamente richiesto l'inoculazione. Quello degli eventi avversi, derivanti dall'assunzione dei vaccini anti sars Coronavirus in quanto non adeguatamente testati, è un fenomeno atteso che non può destare alcuno scandalo. Il foglietto illustrativo del Cominarty Pfizer Biontech parla chiaro: in ordine a tutte le possibili interazioni con altri farmaci oppure circa le possibili controindicazioni in pazienti affetti da patologie predisponenti agli eventi avversi che si stanno più frequentemente registrando negli ultimi giorni (tromboembolie), non ci sono studi.

Il foglietto illustrativo allegato al farmaco di Astrazeneca è più succinto. Il contenuto è comunque compendioso: si apprende che il farmaco non protegge tutti i possibili assuntori (chi sì e chi no), la durata della protezione non è nota e i dati disponibili, circa gli effetti sui soggetti con età superiore ai 55 anni sono limitati. Dalla lettura del foglietto si apprende, altresì, che il vaccino Astrazeneca contiene adenovirus di Scimpanzè coltivato in “cellule renali embrionali umane geneticamente modificate”, ossia in cellule di feti abortiti manipolate geneticamente. Siamo sul crinale di una sottile linea di confine tra medicina ed eugenetica. La scienza parla per bocca dei luminari: costoro, placidi, negano che, allo stato, i decessi, o i gravi effetti collaterali, siano legati da un rapporto di causa ed effetto con l'inoculazione dei vaccini non adeguatamente testati. Allo stato "non ci sono evidenze" che dimostrino "il rapporto causale", così si esprimono gli espertoni sugli esiti letali registrati in varie parti del mondo.

Tacciono, però, i luminari, sulla significativa circostanza che neppure ci siano evidenze che, allo stato, questo rapporto di causa ed effetto lo escludano in percentuali tali da fare ritenere il rischio di effetti avversi quantomeno accettabile. Le autorità cosiddette di vigilanza sui farmaci, e i comitati di esperti cui le democrazie occidentali hanno affidato fallimentari decisioni politiche piuttosto che sanitarie, hanno autorizzato la somministrazione di tali preparati, e adesso tentano di persuaderci che il progresso impone che la popolazione del pianeta si sottoponga, quale sterminata platea di cavie umane, al più grande esperimento di eugenetica che la storia dell’umanità abbia mai registrato. Mengele, ed Hitler, non l’avrebbero pensata diversamente partendo dal comune presupposto ideologico secondo il quale le vite degli altri costituiscono uno strumento giammai un fine.

I luminari che amabilmente pontificano dall’elevato soglio accademico di cui ciascuno di loro, a vario titolo, ama menar vanto, tacciono però su di un'altra più significativa circostanza: hanno mai percepito finanziamenti, in qualsiasi forma, dalle multinazionali di Big Pharma? Il quesito non è secondario. Corrisponde al vero che le organizzazioni sanitarie, gli istituti di ricerca, numerosissimi operatori sanitari, in svariate forme, ogni anno ricevono lauti finanziamenti da tutte le influenti multinazionali di Big Pharma? E corrisponde al vero che tali strutture, come numerosi singoli operatori sanitari, percepiscano, anche dalle case produttrici dei vaccini, compendiose elargizioni? Corrisponde al vero che tra i beneficiari di tali finanziamenti vi sono anche enti sanitari di tipo istituzionale, come l'Istituto superiore della sanità e la stessa Oms? Quale attendibilità scientifica accredita il parere dell'autorevole luminare allorquando quest’ultimo, o la struttura sanitaria di appartenenza, risulti non occasionale percettore di generosi obolo promananti dall’arcipelago di Big Pharma?

Falcone insegnava: segui il denaro e troverai il colpevole. Sappiamo come è andata a finire: il magistrato palermitano mise in crisi, per la prima volta, la mafia siciliana. Sulla sua strada, e su quella della sua scorta, però incrociò una carica di esplosivo ad altissimo potenziale come nemmeno a Beirut o a via Rasella. Per comprendere le dinamiche operative delle mafie bianche, non vi è motivo di ritenere errato il ricorso al medesimo criterio di indagine. Occorre ritenere incombente anche il medesimo pericolo? Restano i dati grezzi su cui è corretto che ciascuno eserciti criticamente il proprio pensiero: l'inoculazione dei vaccini sperimentali implica gli inevitabili rischi connessi all'assunzione di farmaci non adeguatamente testati. L’assunzione di siffatto farmaco ad Rna ribosomico, per la prima volta utilizzato come vaccino, neppure solleva dalle conseguenti pesanti restrizioni connesse alla perdurante circolazione del virus e delle sue molteplici varianti.

Una volta inoculato il mirabolante vaccino, l’assuntore, infatti, deve comunque rispettare il coprifuoco, sottostare al divieto di allontanarsi dalle abitazioni senza giustificato motivo (arresti domiciliari), rispettare le chiusure, rinunziare all'esercizio dei diritti fondamentali come quello al lavoro, allo studio o alla salute se portatore di altre gravi patologie, indossare le mascherine, osservare le distanze etc. Assumendo siffatti vaccini si finisce, in definitiva, per affrontare un serio rischio, senza riportare alcun certo beneficio, e tutto allo scopo di evitare di contrarre un'infezione che, se affrontata precocemente, deve riconoscersi curabile. Nel frattempo, quindi, anche se vaccinati, per una malintesa paura di morire, occorre continuare a smettere di vivere. Ne vale la pena?

CARMINE IPPOLITO