Ogni tanto compariva. Con la sua lunga tonaca nera e le facciole bianche (una sorta di baverotto quadrato) al collo... Si chiamava Antonio de Gregorio, era mio zio, fratello di mia madre, ma per tutti gli altri era diventato Fra Maurelio... Ma come fu possibile che il figlio di un colonnello dei carabinieri e di una insegnante, dama di compagnia della regina, nata in Germania e napoletana di adozione, entró nei Fratelli delle Scuole Cristiane e diventó in seguito Visitatore? Lo chiesi proprio a lui, in uno dei rari giorni - perché era sempre tremendamente occupato con i suoi ragazzi - in cui veniva a trovarci...

"Non esiste una spiegazione valida - mi confidó - Una domenica, in chiesa incontrai un sacerdote che al posto del collare bianco aveva quello strano bavero...parlai a lungo con lui...C'incontrammo in seguito e decisi di diventare un Fratello... tutto qui...". Mia nonna mi confidó che la decisione di zio Antonio fu molto osteggiata. Mio nonno lo voleva alla Nunziatella, la grande scuola militare napoletana, perché continuasse la tradizione di famiglia... Üfficiale dei Carabinieri... ma lui niente... aveva deciso... Conseguí 4 lauree, mio zio. Ma era soprattutto specializzato in Pedagogia. Ha scritto libri per ragazzi, ha diretto molte istituzioni, a Roma, in Spagna, i figli dei carcerati a Pompei... E spesso veniva in un centro estivo per ragazzi a Mondragone....

Con lui parlavo spesso del La Salle di Materdei, del mio percorso scolastico....degli esami, dell'Universitá, della mia grande passione per il giornalismo osteggiata da mio padre che voleva diventassi medico, come lui.... E quando da "abusivo" al Mattino gli chiesi di darmi una mano visto che il vicedirettore del Messaggero di allora era Gianni Melidoni, figlio del generale Melidoni che mio zio salvó dalla persecuzione ebrea, lui mi rispose: "Ce la farai da solo...le raccomandazioni servono solo a chi non é preparato....". Beh, sono stato molto bravo a scuola grazie soprattutto a madre natura che mi ha concesso il dono di ricordare visivamente tutto (basta che legga una sola volta e lo scritto resta nella mia memoria.... quanti esami universitari preparati in una sola notte.....). Ma sono stato anche molto...diciamo indisciplinato....

Cosí dopo la quinta elementare dalle suore al Corso Vittorio Emanuele, poco distante da Piazza Mazzini, i miei mi iscrissero insieme con mio fratello Enzo alle Medie, all'Istituto La Salle di Materdei. Ricordo quel primo giorno di scuola come fosse ieri: conobbi l'Ispettore, Fra Nicola, e il mio professore di italiano e latino: un prete vero, Padre Lombardi, fratello del preside dell'Istituto La Salle di Benevento. La scuola era bellissima con un grande cortile dove nella ricreazione giocavamo al calcio e l'Azione Cattolica di cui facevamo parte - era compresa nell'iscrizione.... Tavoli da ping-pong, palestra... il professore Rosario Formisano e Padre Ducci, francescano che arrivava ogni mattina su una vecchia grande moto nera e diceva messa.... obbligatoria per tutti, prima di andare in classe...

E lí ho conosciuto e frequentato negli anni Ciccio Cordova, diventato giocatore della Roma, la schiatta Pomicino e quella dei Caritá, Luigi De Filippis, Renato Silvestre, Gianni Nigro, Schiattarella, i Buffetti, Salvatore Chirico, Pasquale Nonno diventato poi il mio direttore al Mattino.... Cosí é stato per anni: studio, ricreazione, qualche preghiera anche... Una volta mi hanno fatto copiare tutto il XXXIII cantico dell'Inferno che oggi ricordo ancora a memoria..."La bocca sollevó dal fiero pasto quel peccator forbendola a' capelli del capo ch’elli avea di retro guasto... Tu vuo’ ch’io rinovelli ndisperato dolor che ’l cor mi preme già pur pensando, pria ch’io ne favelli. ", il Conte Ugolino della Gherardesca che per anni i commentatori di Dante interpretarono falsamente come colui il quale mangío disperato i resti del figlio morto di fame in prigione... Mi rifiutavo di decantarlo, lo trovavo ignobile.... ma me lo fecero copiare, tutto...ogni giorno, per un paio di settimane....

Di Istituti La Salle e ex allievi ne ho visti, conosciuti e visitati tanti, nel mondo: in Europa, Africa, Asia, e soprattutto negli Usa. A Miami proprio a quattro passi dalla mia casa di Key Biscayne, in Coral Gables esiste un edificio bellissimo accanto al Mercy Hospital...Ci vado spesso.... Come ci messaggiamo ogni giorno - grazie all'invito di fare parte dell'Associazione arrivato da Luigi De Filippis, fratello dell'indimenticato giornalista e collega Eduardo - noi ex lasalliani napoletani: Renato, Baby, Nicola, Luigi, Giuseppe, Angelo, Federico, Gennaro... discutiamo di politica, economia, sanitá (oggi del vaccino...) gastronomia... (nei giorni scorsi ha tenuto banco la preparazione e la cucina della pastiera e del casatiello ) ma soprattutto rinnoviamo per chi legge la vita con la chiave di lettura dell’integrazione, il significato di essere sempre aperti al diverso, essere accoglienti e a disposizione della propria terra della propria cittá con tutta la formazione, la cultura e il bagaglio di conoscenze acquisiti dai Fratelli, negli anni...

E ci preoccupiamo di fare uno sforzo di sinergia, tutti insieme per riappropriarci del nostro ruolo, del ruolo che si deve alla formazione, a questa Istituzione e a quello che ha generato in questi anni... Nel mio piccolo cerco di farlo ogni giorno, attraverso anche questo giornale perché gli italiani che vivono all'estero - molto, troppo spesso abbandonati dai potenti di turno - hanno diritto a ricordare e conservare le proprie origini, la propria lingua, gli usi e costumi della terra in cui sono nati i propri avi. E qui, in Uruguay, come sta dimostrando l'inchiesta del collega Stefano Casini, l'italianitá é largamente coltivata e diffusa, consentitemelo, grazie anche un po' a noi, in tutto il Paese...

MIMMO PORPIGLIA