di SANDRA ECHENIQUE
È quasi inutile da sottolinearlo, ma la pandemia ha stravolto oltre a tutto il mondo dell'istruzione, anche quel settore, fondamentale, che è rappresentata dai programmi internazionali. Dagli scambi di studenti tra un Paese all'altro fino ai campus che le università, in particolar modo quelle statunitensi, hanno in Italia. Tutto fermo, ma segno di speranza e ottimismo, c'è qualche piccola eccezione. Una di queste, importantissima, unisce Florida State University e Firenze. L'ateneo americano, che ha la sua sede nella capitale dello stato a Tallahassee, in Italia a Firenze, ha un centro studi che tra l'altro da poco tempo è stato completamente rinnovato. Così Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha voluto fare una gradita visita per rimarcare l'impegno dell'ateneo, dei suoi studenti, dello staff e anche della città: insieme stanno andando avanti e in questo momento così complicato rappresenta un avvenimento da celebrare. Così un paio di settimane fa, con tutti gli accorgimenti che oggi sono inevitabili, dalle mascherini alla distanza sociale, Nardella si è recato nella sede fiorentina della FSU. "Per la pandemia - ha ribadito - che ha colpito il mondo intero le città italiane e Firenze in particolare, si sono improvvisamente trovare senza studenti stranieri, una presenza importante e adorabile. Ma avere qui a Firenze gli studenti della FSU rappresenta un motivo incoraggiante di speranza e fiducia nel futuro. Grazie di cuore per questo. Tra Firenze e gli Stati Uniti c'è sempre stato un profondo legame di amicizia e queste relazioni storiche sono rafforzate ancora più dalla presenza in città di nuovi membri di eccellenti università americane come la Florida State University". La notizia della visita, dell'incontro tra le istituzioni della città di Firenze e i rappresentanti della FSU è stata riportata con orgoglio dal giornale ufficiale dell'ateneo il Florida State University News (The Official News Source of Florida State University). Il Florida Study Center di Firenze della FSU è ospitato in un palazzo di oltre 500 anni, ora completamente ristrutturato e rinnovato, che si trova nel cuore della città e attualmente ci sono appena 40 studenti dell'ateneo, una frazioni infinitesimale dei circa 10.000 ragazzi americani che prima dell'arrivo del COVID vivevano e studiavano in città. "Gli allievi della FSU - ha spiegato Jim Pitt direttore dei programmi internazionali dell'università - sono i primi di un programma di studi all'estero creato per il ritorno a Firenze durante la pandemia. Davvero felice che il nostro staff in Florida e a Firenze sia stato in grado di sviluppare protocolli di salute e sicurezza per far sì che i nostri studenti potessero tornare". E la volontà di riprendere una vita quasi normale ha avuto fortunatamente la meglio. "Un anno fa - ha aggiunto Frank Nero direttore dei programmi internazionali della FSU in Italia - questi posti erano deserti, le strade di Firenze sembrano aride senza il vociare degli studenti americani". Ma adesso, lentamente, la ripresa è cominciata per ribadire un legame che unisce FSU e Firenze da oltre mezzo secolo: la prima volta fu nel 1966, lo stesso anno della tristemente celebre alluvione e allora gli studenti furono ribattezzati 'angeli del fango' per il loro impegno, come volontari, nel cercare di salvare il patrimonio artistico e culturale sommerso dalle acque dell'Arno. E oggi Lucia Cossari, direttrice associata del FSU International Programs ha ha voluto elogiare tutti i ragazzi statunitensi che, nonostante tutto, non si sono fermati scegliendo di venire a Firenze in circostanze tutt'altro che semplici. "Grazie - ha detto - per aver avuto il coraggio di esserci".