di ENRICO PIRONDINI

Blocco dei maxi ingaggi, per i campioni non è un bel momento, il mercato é cambiato. La Formula nababbi pronta ai tagli. Il calcio tace sul blocco ma ha bilanci in profondo rosso. Cina e America hanno già il tetto salariale. L’Italia invece invoca il soccorso di Stato. La Formula Uno, la Formula dei nababbi, ci sta pensando seriamente. Ne sta discutendo. Pensa a tagli pedagogici. Gli altri sport capiranno? Hamilton e Verstappen guadagnano 70 milioni di euro in due. Messi cinquanta da solo. Fino a quando? Le casse dei club sono vuote. Allora? Serve un cambiamento, come ha detto Andrea Agnelli . E presto. Il crac è vicino. Lo sa, ad esempio, il Barcellona che ha fatto un contratto quadriennale di 555 milioni per la sua stella che ha già 33 anni. Lo ha rivelato il quotidiano politico madrileno “ El Mundo “ che ha presentato Messi come “la rovina economica del Barcellona“. La cifra esatta è 555.237.619 euro. Sono circa 139 milioni all’anno. Un bravo manager di azienda guadagna cifre intorno ai 200mila euro. Fate voi. Il piano è mettere un limite a 25 milioni per i piloti. Ma i big possono “ arrotondare “ con premi e bonus legati ai risultati. Una cosa è certa: il mercato della Formula Uno è destinato a cambiare radicalmente in futuro. La prossima generazione di piloti sarà pagata meno. È dall’anno scorso che si discute di “ Salary Cap “, una filosofia molto americana già adottata dalle maggiori leghe a stelle e strisce. Per i piloti si ipotizza un tetto salariale al massimo di 30 milioni di dollari a stagione per coppia, escludendo bonus, premi e proventi derivanti dai diritti di immagine. Lewis Hamilton, sette volte iridato, ha già storto il naso. Se ne farà una ragione. E il calcio tace. Per ora. Continua a fare la cicala. Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha scritto ai suoi colleghi presidenti e alla UEFA chiedendo un cambiamento perché “ i ricavi sono in caduta “. Per correttezza Gravina ha scritto pure alla FIFA, al sindacato mondiali dei calciatori, all’ECA (246 club, presidente Agnelli, sede centrale a Nyon), anche alle leghe europee. Chiede una strategia organica per ridurre gli emolumenti ai calciatori. “Mi rivolgo a voi – ha scritto – per concordare un piano di azione comune, che sia volto a riconsiderare globalmente gli impegni economici a cui sono chiamati, obbligatoriamente, i club professionistici”. Gli stipendi al lordo dei giocatori di serie A non sono più sostenibili. Come pagare 31 milioni Ronaldo. O dar retta al procuratore Mino Raiola che l’altro giorno ha chiesto per il suo protetto Donnarumma – in scadenza di contratto col Milan – un aumento di 6:milioni . Dai 6 attuali a 12. Domanda: ma dove vive il signor Raiola? Nell’iperuranio? Il mondo è chiuso per pandemia? E chi se ne frega. Per fortuna il club rossonero non abbocca. O almeno così pare. Stop ai super stipendi. Non è più l’Eldorado del calcio mondiale. “ Il football è una attività irrilevante “. Basta ingaggi folli, ha ordinato il governo di Pechino. E nessuno ha fiatato. Dopo aver ricoperto di soldi campioni sul viale del tramonto come il brasiliano Oscar ( 21 milioni di euro annui ) e aver strapagato gente come Hulk, Pato, Mascherano, Lavezzi, la Federcalcio cinese ha imposto nuove tariffe : tetto massimo di 75 milioni annui globali e 10 per un asso straniero. Graziano Pelle ‘ che prendeva 15 milioni a stagione dallo Shandong – è arrivato in Cina nel 2014 – ha fatto i bagagli in fretta ed è tornato a Parma ( per la terza volta ). Con ben altre pretese, conscio dei suoi 35 anni. E soprattutto far dimenticare ai tifosi della Nazionale lo sciagurato rigore che ha calciato ai quarti di finale a Euro 2016 contro la Germania. Anche in America ci sono dei limiti, addirittura dal 1946 (per la NBA). Ma il Salary Cap esiste già in altri paesi. E funziona. In Italia se ne parla concretamente da un anno. Ci voleva una pandemia per arginare quello che suona come un cattivo esempio. Un malcostume.