Così come la Germania non ha mai permesso che finissero in cella i responsabili delle stragi naziste in Italia, lasciandoli pacificamente morire di vecchiaia nella propria casa, a 76 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il governo tedesco è ancora in possesso di migliaia di opere d’arte rubate in tutta Europa, principalmente a facoltose famiglie ebraiche. Recentemente il ministero delle Finanze tedesco ha quantificato in 2.500 i capolavori non ancora restituiti ai legittimi proprietari che attualmente si trovano in musei statali, nei ministeri o nel deposito federale delle opere d’arte di Weissensee, a Berlino. La vicenda è emersa dopo che Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze, di nazionalità tedesca, aveva chiesto la restituzione del “Vaso di Fiori” di Jan van Huysum, un olio del Settecento trafugato al museo fiorentino dalle truppe hitleriane, in possesso di una famiglia tedesca. Il celebre quadro del pittore fiammingo è tornato a Palazzo Pitti, a Firenze, nel luogo esatto in cui il dipinto si trovava nel luglio di 75 anni fa, prima di essere trafugato dalle truppe tedesche.

Un risultato importante, raggiunto con molti anni di lavoro, di indagini, di controlli, da parte della diplomazia e dei carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio culturale. Un caso reso complesso dal fatto che il dipinto olandese era di proprietà privata, mentre meno difficile sarebbe la restituzione di opere conservate in strutture pubbliche ma, di fatto, il governo berlinese non fa nulla per rintracciare i legittimi proprietari, nonostante nel 2018 la Germania avesse ribadito il proprio impegno a rispettare i cosiddetti accordi Washington, firmati nel 1998, in cui 40 nazioni ribadivano la necessità di ritrovare gli eredi per restituire «in tutti i casi nei quali è possibile» le opere trafugate dagli aguzzini di Hitler. Di fatto l’intesa di Washington non comporta alcun vincolo giuridico agli stati aderenti, ma solo la volontà politica dei governi firmatari. Secondo il Codice civile tedesco, la restituzione non è obbligatoria, essendo passati più di 35 anni. In verità in tutti questi anni soltanto 54 tra dipinti e sculture sono tornate a casa, mentre una dozzina è in via di trattativa per le richieste degli eredi legittimi.

L’ultima restituzione riguarda il «Ritratto di una giovane donna seduta» del pittore francese Thomas Couture, appartenuto a un ex ministro dell’Interno francese Georges Mandel, condannato all’ergastolo dal regime collaborazionista di Vichy. L’opera faceva parte della collezione di Cornelius Gurlitt, il mercante d’arte che l’aveva ereditata dal padre Hildebrand Gurlitt, il quale grazie ai suoi rapporti con i gerarchi nazisti era riuscito a impossessarsi, spesso pagandoli pochissimo, di centinaia di capolavori, fra cui opere di Max Liebermann, Chagall, Picasso, Otto Dix, Emil Nolde ed Ernst Ludwig Kirchner. Si tratta della famosa collezione di 1.200 opere scoperta per puro caso nel 2012 durante una ispezione fiscale in un appartamento di Monaco di Baviera e sequestrata l’anno seguente dalle autorità tedesche. Una grande mostra al Martin Gropius Bau a Berlino ha mostrato le opere della collezione Gurlitt, sequestrate dalle autorità. Da sola, la collezione Gurlitt ha praticamente raddoppiato il numero delle opere d’arte rubate dai tedeschi, ora nella disponibilità del governo tedesco.

La cifra sarebbe però impressionante: si quantificano in 5 milioni le opere trafugate in Europa dai nazisti durante il secondo conflitto mondiale, ma gran parte ha preso la strada dell’estero. Eppure, il traffico di opere d’arte è andato avanti lo stesso in questi 76 anni poiché alle case d’asta non interessa la provenienza dei singoli pezzi, quadri, sculture, mobili, su cui grava il sospetto possa trattarsi di Raubkunst, oggetti d’arte rubati o acquisti dai nazisti con metodi dubbi da famiglie per lo più ebree. Alla Raubkunst era dedicato anche un film di e con George Clooney del 2014, “The Monuments Men”, sulla caccia degli alleati alle opere d’arte rubate e nascoste dai nazisti in Germania. Il patrimonio dello Stato conservato nei depositi ammonta a 48.000 oggetti fra dipinti, sculture, strumenti musicali, mobili, porcellane, libri antichi, monete e francobolli. La mancata identificazione di provenienza e della legittima proprietà blocca di fatto nei caveau opere importanti che vanno sotto la giurisdizione del Bundesverwaltungsamt, l’ente che amministra i beni pubblici nel ministero delle Finanze.

Diversa la situazione in Austria: nel 2012 il parlamento ha varato una legge per la restituzione ai legittimi eredi delle opere trafugate durante il nazismo. Il caso più noto è quello del famoso quadro di Gustav Klimt, il “Ritratto di Adele Bloch-Bauer”, esposto fino allora al Museo Belvedere, che nel 2006 fu restituito ai discendenti della famiglia ebrea e poi comprato dall’imprenditore Ronald Lauder per la collezione della Nuova Galleria da lui fondata a New York per una cifra record di circa 135 milioni di dollari.