DI MARCO FERRARI

I cantieri sono attivi, il Ministero per i Beni culturali ha confermato tutti i finanziamenti: nasce così il tanto atteso Museo nazionale dell’emigrazione. L’inaugurazione è prevista per il 27 gennaio 2022 alla Commenda di San Giovanni di Pré a Genova, un luogo simbolo della storia italiana, poiché l’edificio a tre piani assolveva alla duplice funzione di stazione marittima sulle rotte della Terrasanta e di ospedale (ospitaletto), inizialmente per i pellegrini ed in seguito per i malati e gli indigenti della città. Ma c’è una novità nel cammino della nuova struttura: salvo imprevisti, la madrina sarà Jill Jacobs, la moglie del presidente degli Stai Uniti Joe Biden, la quale, come noto, è di origini siciliane. I bisnonni della first lady erano arrivati negli Usa da Gesso, in provincia di Messina, e il nonno, Placido Giacoppo, stanco di farsi storpiare il cognome in inglese, decise di cambiarlo appunto nel più pronunciabile Jacobs. È una storia simbolica dell’emigrazione italiana e riguarda l’inquilina della Casa Bianca, interpellata dal Ministro Dario Franceschini. Dopo il sì della First Lady il cantiere ha subito una accelerazione: in via Gramsci, quasi di fronte all’edificio, fervono i lavori di sistemazione dell’esterno, mentre dentro la Commenda già si ipotizza l’allestimento. Il Museo dell’Emigrazione italiana, denominato Mei, sarà con ogni probabilità il primo nuovo centro culturale ad aprire al tempo del post-Covid. Tramontata l’ipotesi dei colpi di touchscreen, alla Commenda non ci sarà contatto fisico con il display di un computer, ma basterà semplicemente avvicinare lo smartphone. Al lavoro tutta l’equipe diretta da Nicoletta Viziano, presidente del Museo del Mare e dal direttore Pierangelo Campodonico. Una scelta, quella di Genova, voluta dal Mibact, battendo la concorrenza di diverse altre regioni molto agguerrite perché afferisce alla storia della città: da qui partivano i bastimenti dirette alla “Merica”, l‘emigrazione ligure legata ai traffici marittimi ha popolato molti porti del mondo, da Buenos Aires a Montevideo, da Santo Domingo al Bosforo, è pur sempre il principale scalo marittimo italiano.

Chiusa l’esperienza poco felice del Vittoriano a Roma, il ministero ha deciso di affidarsi a Genova, pronta grazie al percorso iniziato con l’esposizione “Da Genova a Ellis Island”.

I visitatori, spiega Campodonico, saranno accolti da alcuni testimonial virtuali ed accederanno quindi nella prima zona, dedicata all’informazione sulla nascita della migrazione «che esiste a prescindere dagli italiani ed è per così dire connaturata nell’uomo». Poi si entrerà nell’area dedicata ai meccanismi dell’emigrazione: da una parte quelli familiari, basati su storie vere messe in scena da una serie di interpreti virtuali, e dall’altra quelli di un’intera comunità. «In pratica dalla casa si passa all’osteria - aggiunge Campodonico - dove troveremo un americano che innesca il passaparola praticato poi come metodo dagli agenti dell’emigrazione con una scientificità tale da svuotare intere aree depresse del Paese».

Si sale quindi al primo piano dove il visitatore scoprirà le mete della migrazione, rendendosi visivamente conto che siamo andati davvero in ogni angolo del mondo. E proseguendo nel percorso ne capirà le cause. La ricerca di una vita migliore non era dovuta soltanto a motivi economici, ma anche politici, amorosi, razziali e religiosi. La tappa successiva sarà dedicata alla migrazione interna: dal Sud al Nord e dalla campagna alla città. E poi naturalmente si arriverà all’emigrazione contemporanea, che riguarda sia i migranti che giungono in Europa che i nuovi migranti italiani in cerca di occupazione e qualità della vita.

Sempre al primo piano si troverà "Il Memoriale", in cui saranno ricostruite tutte le tragedie dell’emigrazione, dai naufragi alle stragi nelle miniere. Il passaggio successivo è infine un invito alla riflessione sull’atteggiamento dello stato nei confronti dell’emigrazione: a volte di accondiscendenza altre di intolleranza.

Al secondo piano un’installazione su tre livelli in cui si potranno provare le stesse esperienze di un migrante al suo arrivo a destinazione. I visitatori si trovano davanti a un ufficiale dell’Immigration a Ellis Island, poi a colloquio con un datore di lavoro e   un proprietario di case. L’installazione si chiama ‘Il Labirinto’. Subito dopo, ecco la sezione "Lavoro, lavoro, lavoro" e a seguire una ludoteca per i bambini. Più avanti il visitatore troverà i focus sulla famiglia, sull’associazionismo dei migranti, ma anche sui lati oscuri della migrazione, come il crimine organizzato. L’ultima stanza è intitolata "Libertà e partecipazione", storie di successo degli italiani nel mondo, da quella di Petrosino, poliziotto anti- Cosa Nostra, a quella di Fiorello Laguardia che diventa sindaco di New York. Gli interventi sulla Commenda non saranno invasivi, spiega Francesco Buonfantino, capo progettista del Mei, ma minimi e facilmente reversibili per non mutare troppo un luogo storico. Si tratterà di microinterventi chirurgici di rammendo per un allestimento dinamico. Gli interventi, per un importo di circa 5,3 milioni di euro (di cui 300 mila arrivano da Fondazione San Paolo per la progettazione; 3 milioni dal Mibact, nell'ambito del programma Grandi Progetti Beni Culturali e 2 milioni dal Patto per Genova, siglato tra Comune e governo), riguardano l'adeguamento funzionale, il restauro e il risanamento conservativo della Commenda. Le parole d’ordine sono multimedialità, immersività e accessibilità. Studiando l'antico edificio, da cui partivano i pellegrini per la Terra Santa, si arriva al periodo dal 1870 al 1970, un lasso di tempo in cui proprio di fronte all’edificio transitarono quasi 27 milioni di persone, ognuna con una propria storia, una motivazione, un obiettivo. Di certo dall’altra parte dell’Atlantico era sicuri di cambiare identità anche se fecero il possibile per mantenere lingua, dialetto, usci e costumi. «Vogliamo che il visitatore si metta nei panni dell'emigrante – dice la Viziano - che intraprende il suo viaggio Il percorso espositivo sarà costellato da autobiografie, diari, lettere, fotografie, giornali, canti e musiche che accompagnavano gli emigranti. Le diverse stazioni che comporranno il percorso potranno parlare in modo diverso a seconda dell’interlocutore che si avvicinerà: questo grazie a un meccanismo di registrazione all’ingresso che permetterà di calibrare lingue, storie e documenti in base alla specifica persona che sta compiendo il percorso». Tra le curiosità anche la “Sala del Mondo”, un grande planetario per raccontare che gli italiani non partirono solo verso gli Stati Uniti, l’America Latina e l’Australia, ma in tutto il mondo.