“Ho sempre detto che queste riaperture erano intempestive”. Dalle frequenze di Sky Tg24 il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova Andrea Crisanti ha confermato di non condividere la riapertura dell’Italia con un certo anticipo rispetto a quanto preventivato fino a qualche mese fa: “Bisognava aspettare ancora un po' per creare una capacità di risposta del sistema sanitario nazionale, perché siamo a un livello in cui la saturazione si può facilmente raggiungere. Poi non abbiamo creato l'infrastruttura per controllare le varianti”.

Insomma, per Crisanti sarebbe stato opportuno aprire tra un mese: “Così avremmo potuto far diminuire i casi, far diminuire la pressione sul sistema sanitario e creare un sistema di monitoraggio delle varianti. Allora avremmo avuto più sicurezza”. E adesso? “Ora sarà – ha detto - una corsa disperata a vaccinare quante più persone possibile e sperare che nel frattempo non veniamo attaccati da varianti, non penso che sia un approccio corretto, è un compromesso che va incontro alle giuste esigenze degli operatori. Queste però sono cose che si potevano programmare anche prima”.

Sulle varianti, secondo Crisanti, bisogna fare grande attenzione: “Quello che sta succedendo in India, Cile e Brasile è il risultato combinato di aperture insensate e sviluppo di varianti con trasmissibilità elevata. La variante indiana è una variante che genera cluster molto numerosi, probabilmente ha un indice di infettività alto. In India ha completamente soppiantato la variante inglese. Poi ha due mutazioni nella regione che funziona da bersaglio per gli anticorpi neutralizzanti, quindi si ritiene che in qualche modo possa sfuggire al vaccino”.