di Claudio Paudice

Più di un miliardo di dollari al mese soprattutto grazie al vaccino contro il Covid,  un fatturato di tre miliardi e mezzo solo nel primo trimestre. Ricavi in marcato aumento, lauti dividendi ma soprattutto previsioni ancora più rosee: sono numeri da capogiro quelli diffusi da Pfizer dopo i primi tre mesi del 2021, l’anno del vaccino contro il Covid.

La multinazionale ha migliorato la guidance per il 2021 e ora si attende ricavi compresi in una forchetta tra 70,5 e 72,5 miliardi di dollari nell’anno (tra i 3,55 e 3,65 dollari per azione). La precedente previsione, invece, vedeva ricavi compresi intorno ai 60 miliardi di dollari. Ma basta guardare i conti e le stime appena diffuse per capire che il 2021 sarà un anno da ricordare per la multinazionale statunitense: nel primo trimestre del 2021 i ricavi sono stati di 14,58 miliardi di dollari, in netto aumento dai 10,08 miliardi dell’anno scorso. Il risultato è anche migliore delle stime e, com’è ovvio, è largamente riconducibile alla commercializzazione del vaccino contro il Covid sviluppato insieme alla tedesca BioNTech. I ricavi derivanti esclusivamente dal farmaco BNT162b2 sono pari a 3,5 miliardi di dollari tra gennaio e marzo. Senza la voce vaccini l’incremento dei ricavi è ″solo″ dell′8%. Per finire: l’utile netto tra gennaio e marzo è stato di 4,877 miliardi rispetto ai 3,5 di un anno fa.

I mesi a venire non saranno da meno visto che la casa farmaceutica statunitense prevede vendite nel 2021 per 26 miliardi di dollari riferite solo al vaccino, in aumento rispetto alla sua precedente previsione di circa 15 miliardi, quasi il doppio. L’obiettivo è di somministrare 1,6 miliardi di dosi di vaccino contro il Covid. Per avere un’idea basti pensare che secondo i dati aggiornati al 3 maggio risultano essere 430 milioni le dosi già consegnate a 91 Paesi e territori sparsi per il mondo.

Ma già nei primi tre mesi dell’anno per Pfizer il giro d’affari è imponente. I ricavi sono stati aumentati di 4,5 miliardi di dollari, o del 45%, rispetto all’anno precedente trimestre. A fare da traino gli introiti derivanti dal BNT162b2, pari a 3,5 miliardi di dollari, che hanno portato gli utili per azione ad aumentare del 47% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

La società con sede a New York ha infatti dichiarato di avere un profitto di 93 centesimi per ogni azione. I risultati hanno superato le aspettative di Wall Street: la stima media di cinque analisti intervistati da Zacks Investment Research era 79 centesimi per azione. Gli azionisti si sono visti riconoscere un dividendo da 0,39 dollari ad azione, per un totale di 2,2 miliardi pagati da Pfizer nei primi tre mesi dell’anno. Anche nel secondo trimestre il Consiglio di amministrazione ha deliberato la stessa cifra per azione.

Guadagni possibili solo grazie agli acquisti massicci da parte dei Paesi industrializzati dell’Unione Europea e del Nord America. Nel 2021 saranno complessivamente 600 milioni le dosi che Pfizer e BioNTech consegneranno ai 27 Paesi membri dell’Unione Europea, e 300 milioni quelle destinate agli Stati Uniti, oltre a diversi milioni per Israele e Canada, per un totale di 1,6 miliardi di dosi, stando agli ultimi contratti firmati dalla multinazionale a metà aprile. E non è escluso che da qui a dicembre possano esserne firmati altri, in tal caso le previsioni aggiornate ne terranno conto.

Ma sebbene tutto il mondo necessiti di un vaccino, non tutti gli Stati hanno pari forza economica e i numeri sull’andamento delle vaccinazioni in quelli meno avanzati ne sono una triste conferma, oltre a rappresentare una implicita condanna verso chi ha avuto la fortuna di essere nato nella parte “giusta” del mondo. La pandemia ha infatti reso ancora più profonda la voragine tra i Paesi a medio e alto reddito - dove si è concentrata la maggiore disponibilità dei vaccini anti-SarsCoV2 - e quelli a basso reddito. A questi ultimi è giunto solo lo 0,2% delle dosi ad oggi disponibili, secondo i numeri dell’Oms. Il continente africano è quello che sta patendo da mesi la penuria più grave di farmaci contro il Covid.

Una buona notizia per il Sudafrica, che ha di gran lunga il maggior numero di casi e decessi di Covid-19 in tutta l’Africa, è l’arrivo del suo primo lotto del vaccino Pfizer da 325.260 dosi. Si prevede che molte altre consegne di vaccino Pfizer siano recapitate nelle prossime settimane per un totale di 4,5 milioni di dosi entro la fine di giugno e 30 milioni entro la fine dell’anno, oltre alla consegna di 31 milioni di dosi del vaccino Johnson & Johnson: l’obiettivo dichiarato è immunizzare 40 milioni di cittadini, su 60 milioni di abitanti, entro febbraio 2022. Secondo l’Africa Centers for Disease Control and Prevention, il Sudafrica ha registrato in totale oltre 1,58 milioni di casi confermati, inclusi oltre 54mila decessi e per ora ha vaccinato poco più di 317mila dei suoi 1,2 milioni di operatori sanitari. Se si allontana un po’ il punto d’osservazione, il dato fa tremare i polsi: in tutto il continente africano ha ricevuto la prima dose solo l′1,3% degli abitanti.

Eppure sono un miliardo e 134 milioni le dosi di vaccino somministrate in tutto il mondo, delle quali più del 20% - 240 milioni - negli Stati Uniti. Circa 272 milioni sono le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, pari al 3,5 % della popolazione mondiale. Ma l′83% delle vaccinazioni realizzate, evidenzia il Comitato di No Profit on Pandemic - che ha avviato una campagna con l’obiettivo di un milione di firme per chiedere all’Ue di sospendere i brevetti di vaccini e farmaci anti-Covid - è in Paesi ad alto e medio reddito. Solo lo 0,2% delle dosi è stato invece somministrato nei Paesi a basso reddito. Il risultato è che se in nord America 47 persone su 100 hanno ricevuto almeno una dose di vaccino e in Europa il 30 per cento, la percentuale scende drasticamente in Asia, dove ha ricevuto almeno una dose il 12% della popolazione. Per non parlare dell’Africa.