Ottimismo, seppur cauto. E’ questo che trapela non solo dai numeri sul coronavirus che ci raccontano di un trend di nuovi contagi in calo costante da settimane (nonostante il decreto riaperture di fine aprile avesse paventato ben altri scenari), ma anche dalle voci degli esperti che lanciano messaggi che sono più di semplici parole di speranza. Nel giorno in cui scriviamo, domenica 16 maggio i decessi tornano sotto quota 100: sono 93, il dato più basso da sette mesi. “Il virus lo stiamo massacrando, il Paese fa passi da gigante”, dice il Professore Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, a fronte di un trend costantemente in discesa dei nuovi casi e che ieri ha fatto registrare un’incidenza di nuovi positivi bassa, del 2,25% (oggi, domenica 16 maggio è del 2,8%). Merito anche di una campagna vaccinale che finalmente sembra aver ingranato la marcia giusta: “Figliuolo e Draghi stanno lavorando nella giusta direzione”, dice ancora Vaia. L’Italia ha infatti raggiunto la soglia dei 27 milioni di vaccinati con prima dose e quasi 8 milioni e mezzo di vaccinati con prima e seconda dose, viaggiando alla velocità di circa 500 mila somministrazioni giornaliere. “Non esiste una classifica di vaccini di serie A e B”, precisa Vaia “Sono tutti validi. La classifica è stata creata da una cattiva comunicazione, dai balbettii e da improvvidi interventi anche in sede europea dove qualcuno ha detto: non compreremo più questo vaccino. Ma non ha spiegato perché non lo compra”.

E infatti una ritrovata fiducia anche nei confronti di Astrazeneca è dimostrata dal successo degli Open Day che in tutta Italia stanno facendo registrare il tutto esaurito. Ultimo in ordine di tempo, il Lazio, che soltanto nella giornata di sabato 15 maggio ha toccato le 57mila somministrazione giornalieri. Non nasconde il suo entusiasmo l’assessore regionale alla Salute D’Amato: “L’Open day ieri ha registrato oltre 10.000 somministrazioni”. “Ripeteremo l’esperienza degli Open Day”, gli fa eco il governatore del Lazio, Zingaretti. Riguardo all’andamento dell’epidemia D’Amato fa sapere: “Oggi (domenica 16 maggio) su oltre 11.000 tamponi nel Lazio (-2.951) e oltre 12.000 antigenici per un totale di 23.687 test, si registrano 577 nuovi casi positivi (-44), continua la frenata: il numero dei casi positivi é il più basso da 7 mesi. 14 i decessi (+9) totali, ma si registrano 0 decessi nelle province”.

Dati rassicuranti, dunque, che come spiega Sileri a Domenica In fanno presupporre che “andranno sempre meglio. Il peggio dovrebbe essere alle nostre spalle e le cose vanno bene grazie alla ricerca. Ci potrebbe essere però un aumento dei contagi fra i giovani, in particolare sotto i 16 per i quali la vaccinazione ancora non è prevista”. Ma il dato più importante sembra essere la diminuzione dei ricoveri ospedalieri e del numero di pazienti in terapia intensiva. Nella giornata di sabato sono state 55 le persone in meno in TI rispetto al giorno precedente: “Le terapia intensive si stanno svuotando”, conferma infatti il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri durante la trasmissione.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Franco Locatelli, coordinatore del Cts, che in un’intervista al Corriere della Sera, parlando delle riaperture scattate il 26 aprile ha specificato che “l’analisi dei dati indica che le aperture decise secondo il criterio del ‘rischio ragionato’ non si sono associate a una ripresa della curva epidemica. L’ultima analisi settimanale indica un Rt inferiore a quello della settimana prima (0,86 contro 0,89) e l’incidenza cumulativa di casi ogni 100.000 abitanti è scesa a un valore nazionale di 96”. “Non c’è allarme”, ha detto Locatelli che mostra un cauto ottimismo, anche se ci tiene a specificare che ”è troppo presto” per pensare di togliere le mascherine all’aperto. “Oggi la scelta non è ipotizzabile”, dice e aggiunge: “Verrà il tempo in cui potremo abbandonare le mascherine e riprendere ad abbracciarci”.