Era scritto, purtroppo.

Era scontato che prima o poi le partite con il commento in italiano fossero destinate a scomparire dagli schermi degli italiani del mondo.

Perché?

Perché a noi expat (bella parola moderna, coniata dagli altri, prima si diceva emigrati, ndr) il governo italiano in carica, di qualsiasi schieramento o minestrone all'inglese sia, dedica molti complimenti (“Siete la nostra risorsa”) e nada fatti.

Per preservare nel mondo la lingua italiana si fa ben poco, quasi niente, vedi, lupus in fabula, la scomparsa dei fondi destinati a tenere in vita i giornali italiani all'estero.

In fondo, in fondo a noi expat non si chiede di insegnare ai nostri figli la lingua italiana.

Basta che sappiano pronunciare Nutella, Brunello di Montalcino, San Daniele, Barilla, Parmigiano Reggiano, Prada, Bulgari, Armani, olio extravergine e tutti gli altri prodotti del made in Italy che riversano un oceano di moneta pesante nella non troppo florida economia italiana

Una volta erano le rimesse degli emigranti che tennero a galla l'Italia distrutta da guerre e malgoverni.

Ora la lifeline virtuale è il Made in Italy il cui zoccolo duro è rappresentato da figli, nipoti e amici degli expat.

Già una volta avevano tolto la Serie A alla Rai.

Gli expat di tutto il mondo si ribellarono, quella volta le pressioni politiche furono sufficienti alla marcia indietro.

Altri tempi, altro calcio, altri interessi.

La Rai beneficiò del “regalo” e lo condivise con Rai Italia, per anni abbiamo goduto la Serie A in diretta, la Giostra e qualche partita della Nazionale.

Rai Italia, arrogantemente, strasmette quello che vuole, quando vuole, cambiando programmi in corso e senza preavviso.

Oggi il calcio è infinitamente più incasinato di prima.

Tra Covid, crisi finanziaria e tentativi di golpe (Superlega docet) il mondo del pallone tricolore annaspa e cerca salvagenti dappertutto.

I diritti tv mondiali sono, sarebbero, il toccasana.

DAZN paga miliardi per le partite della A che trasmette in tutto il mondo in inglese e francese.

Un grande network americano è entrato in gioco buttando in campo una montagna di dollari: i commenti non saranno, of course, in italiano.

La Rai non può competere con questi colossi, ergo resta senza calcio, eccetto le prossime partite dell'Europeo dell'Italia che si vedranno soltanto nel bel Paese, noi expat dovremo arrangiarci ad interpretare i commenti in altre lingue.

Ecco, la Giostra del Gol era una finestra sul Bel Paese, appuntamento imprescindibile di questo calcio tricolore da vivere sempre con passione, amore ed entusiasmo, nonostante i molti commenti pallosi di telecronisti poco competenti e più inclini a parlare del colore delle mutandine della moglie di un bomber che descrivere professionalmente quando accadeva in campo.

La Serie A e la Giostra del Gol scompariranno a meno di una marcia indietro epocale orchestrata della stanza dei bottoni di Montecitorio.

In ogni caso, noi a Toronto continueremo a seguire il nostro calcio in inglese, cortesia Tln e Dazn, cercando di spiegare ai nipoti che il counter attack dell'Inter significa ripartenza in contropiede, o che la danza sul pallone di Ronaldo ormai non infinocchia più i difensore.

PS: se il calcio vuole davvero uscire dalla crisi finanziaria deve adottare il salary cup, ma adottarlo veramente e seriamente come fanno negli sport a stelle e strisce.

Nick Sparano

giornalista, scrittore, già capo della redazione sportiva del quotidiano italiano in Canada Corriere Canadese